Qualcosa di nuovo sopra il sole, di Maurizio Albertini

Maurizio Albertini

QUALCOSA DI NUOVO SOPRA IL SOLE

(ABOLIRE IL VECCHIO, STABILIRE IL NUOVO)

1) In un contesto in cui l’1% della popolazione mondiale opprime il restante 99% con guerre senza fine, sostanzialmente di ricchi contro poveri, per mantenere e accentrare sempre più il potere, la gestione delle materie prime e dei flussi di denaro e che tenta di mettere in piedi una società distopica globale sempre più pervasiva, paranoide e controllante a suo favore, appare veramente necessario mettere a fuoco e comprendere la mente psicopatica di questa élite occidentale che pretende di volere il dominio sul mondo e sui governi, sull’uomo e sulla natura.

Il dominio sulle coscienze attraverso il controllo e la manipolazione dei mezzi di comunicazione, dell’informazione di ogni tipo (politica, finanziaria, economica, scientifica, sanitaria, giornalistica, ecc.), delle immagini (spettacoli, film, serie televisive, internet, propaganda occulta, ecc.) ci ricorda ancora una volta l’idea marxiana che le idee dominanti sono quelle della classe dominante.

E’ ancora possibile interrompere questa narrazione ipnotica psicopatica che genera smarrimento, confusione, sconforto, disordine, disorientamento? Forse più che possibile è doveroso e indispensabile, visti i risultati sempre più devastanti a tutti i livelli (dal clima allo stato di diritto, al welfare, alla sanità pubblica, ecc.) di quello che appare sempre più in maniera palese come un vero delirio megalomanico di potere.

2) Se mi identifico in quello che deve ancora venire, in quello che ancora non conosco, se cerco di accogliere in me un germe del futuro cosa riesco a percepire?

L’esigenza del nuovo nasce ovviamente dalla constatazione dell’agonia del vecchio, del suicidio dell’Occidente. Lo stupore, il senso di impotenza, la fascinazione paralizzante e l’orrore con i quali assistiamo agli attuali massacri di civili in guerra e di macelleria sociale in Italia e nel mondo esigono una riflessione che vada oltre la cronaca e la conta dei morti e oltre la spiegazione puramente economica del mantenimento a tutti i costi dei privilegi da parte di una oligarchia ricchissima . Esigono anche una ricerca forte di ordine interiore per evitare il rischio di farselo imporre dall’esterno (totalitarismo).

Almeno lo esigono per me, il cui mestiere è quello di dover cercare le cause superficiali e profonde dei comportamenti umani psicopatici e non, e a cui viene richiesta una correzione degli stessi quando diventano devianti e aberranti dalla norma.

Ma se è la norma a diventare deviante e aberrante dall’umanità e dall’anima? Se è la ragione di stato dell’Occidente a dettare norme devianti e aberranti, psicopatiche, a accettare massacri, morti sul lavoro, abolizione della Sanità Pubblica, a non cercare la pace e la concordia ma la guerra cronica e la divisione?

Cosa è un germe del futuro? Come lo rappresento? Come posso trovarlo in mezzo al caos, alla confusione, alla cacofonia di voci mediatiche contraddittorie e spesso false. L’unica certezza è constatare la progressiva sensazione di angoscia e distruzione, il progressivo crollo di competenze e emergere di stupidità, il progressivo sentimento di mancanza di legge morale e di corruzione, il disinteresse per l’umano, la cinica volontà di trasformare l’altro da soggetto a oggetto, al limite oggetto senza vita, cadavere. L’ego narcisista devitalizzato psicopatico irradia morte intorno a sé, si difende per mantenere una diabolica immagine di purezza, senza ombra di sofferenza o nera depressione, che viene rimossa e proiettata (e poi uccisa).

Abbiamo già visto questo fenomeno di oggettivazione psicopatica molto attivo nel secolo scorso nelle due guerre mondiali. I morti nelle camere a gas venivano eufemisticamente chiamati ‘pezzi’. Quanti pezzi (Stücke) abbiamo bruciato oggi? Questo chiedevano le SS tedesche agli schiavi dei Sonderkommando che gestivano i forni crematori ad Auschwitz (e altrove). Ma se lo chiedevano forse anche gli americani dopo le esplosioni su Hiroshima e Nagasaki o sul Vietnam o sull’Irak o gli inglesi dopo i bombardamenti a tappeto sulla Germania o i giapponesi dopo le stragi in Cina, ecc. ecc.

Adesso ci risiamo, è tornato a soffiare questo vento nel mondo, il vento del dominio della materia senza spirito e del denaro: in Occidente si chiama ‘il Nuovo Ordine Mondiale’. E non è comparso da poco ma da molti decenni.

Mi chiedo: quale è il germe che l’attuale Erode mondiale sta cercando di liquidare e che sta comunque emergendo, nonostante i tentativi sempre più massicci e raffinati di sterminio (anche la sempre maggiore difficoltà della popolazione ad accedere a servizi di sanità è un subdolo metodo di riduzione della popolazione)?

3) Se niente c’è di nuovo sotto il sole devo sapere SEMPRE che molto o qualcosa di nuovo è sopra il sole. Cosa significa questo? Significa che il mondo della coscienza dell’io, del quotidiano, degli usi e costumi, della vita di tutti i giorni che sembra un susseguirsi di eventi che si rimescolano sempre uguali (trionfi e cadute, nascite e morti, perdite e guadagni, prevedibili statistiche) non tiene mai conto del substrato che la sostiene e in cui si immerge e dove scompare ogni notte quando va a dormire. Questo mondo dell’anima e dell’inconscio giace SOPRA il sole, cioè aldilà del campo di coscienza limitato dell’io (coscienza = sole, luce), e da lì proviene il nuovo, la trasformazione, il mutamento, l’imprevedibile, la morte.

Imprevedibile per l’io, non per l’anima, substrato profondo, vulcanico, lavico dell’io (se immaginiamo quest’ultimo come la crosta terrestre e l’anima e l’inconscio come le energie al centro della terra, nel fondo dell’essere, di cui l’io è solo periferia). Noi non siamo più capaci di fare esperienza individuale dell’anima, della Valle Oscura o della Femmina Misteriosa, simboli del Tao, della Via, di ciò che giace sopra il sole. Come scriveva Carl Gustav Jung: “Lasciare che l’inconscio vada per la sua strada e sperimentarlo come una realtà è qualcosa che va oltre il coraggio dell’Europeo medio” (Opere, Vol. 12, paragrafo 60).

Senex et puer, il vecchio muore (il ‘Dio è morto’ di Nietsche, la fine del cristianesimo in Occidente) il bambino nasce (un nuovo mito, una nuova religione), nulla lo può impedire. Ma cosa nasce adesso?

Vorrei farvi leggere una poesia di William Butler Yeats del 1919:

THE SECOND COMING

Turning and turning in the widening gyre

The falcon cannot hear the falconer;

Things fall apart; the centre cannot hold;

Mere anarchy is loosed upon the world,

The blood-dimmed tide is loosed, and everywhere

The ceremony of innocence is drowned;

The best lack all conviction, while the worst

Are full of passionate intensity.

Surely some revelation is at hand;

Surely the Second Coming is at hand.

The Second coming! Hardly are those words out

When a vaste image out of Spiritus Mundi

Troubles my sight: somewhere in sands of the desert

A shape with lion body and the head of a man,

A gaze blank and pitiless as the sun,

Is moving its slow thighs, while all about it

Reel shadows of the indignant desert birds.

The darkness drops again; but now I know

That twenty centuries of stony sleep

Were vexed to nightmare by a rocking cradle,

And what rough beast, its hour come round at last,

Slouches towards Bethlehem to be born?

LA SECONDA VENUTA

Ruotando e roteando nella spirale che sempre più si allarga

Il falco non può udire il falconiere;

Le cose si dissociano; il centro non può reggere;

E la pura anarchia si rovescia sul mondo,

La torbida marea del sangue dilaga, e in ogni dove

Annega il rito dell’innocenza;

I migliori mancano di ogni convinzione, mentre i peggiori

sono pieni di ardore appassionato.

Certo qualche rivelazione è vicina;

Certo si approssima la Seconda Venuta.

La Seconda Venuta! E le parole sono appena dette

che un’immagine immensa sorta dallo Spiritus Mundi

Mi turba la vista; in qualche luogo nelle sabbie del deserto

Una forma dal corpo di leone e dalla testa d’uomo

Con gli occhi vuoti e impietosi come il sole

Avanza con le sue lente cosce, mentre attorno

Ruotano le ombre degli sdegnati uccelli del deserto.

Di nuovo cade la tenebra; ma ora so

Che venti secoli di un sonno di pietra

Furono trasformati in incubo da una culla che dondola

E quale rozza bestia, giunto finalmente il suo tempo,

Avanza verso Betlemme per nascere?

Sono passati più di cento anni ma la situazione iniziata allora è solo peggiorata, dal 1914 la distruttività psicopatica ha fatto di nuovo mostra grandiosa di se stessa con l’avvento del nazismo nel 1933 e della bomba atomica nel 1945, ma il nuovo nasce, ancora percepito come qualcosa di mostruoso e sconvolgente da parte del vecchio io occidentale (un essere solare mezzo leone e mezzo uomo, il lato oscuro del Cristo-Sole-Coscienza?).

Edward Edinger scrive nel 1980 (The creation of consciousness, Inner City Books): “Questa poesia, pubblicata nel 1921, è stupefacente per come in maniera succinta affronti i maggiori temi che riguardano lo stato della psiche collettiva. Il magico cerchio del nostro mandala si è rotto e il significato è scomparso. L’ego-falco ha perso il collegamento con il suo creatore, liberando livelli primitivi dell’inconscio dal controllo. Il caos che ne consegue richiama come compensazione la nascita di una nuova dominante psichica centrale. Cosa potrebbe essere? L’Anticristo? L’allusione alla Sfinge suggerisce che noi dobbiamo di nuovo affrontare l’enigma della Sfinge e chiederci molto seriamente, ‘Quale è il senso della vita?’. E’ la perdita del nostro mito strutturante che è la causa profonda del nostro malessere individuale e sociale, e niente se non la scoperta di un nuovo mito centrale risolverà i problemi dell’individuo e della società. Tuttavia un nuovo mito si sta formando e C. G. Jung era ben consapevole di questo fatto. Un analista junghiano aveva fatto questo sogno:

Un tempio di grandi dimensioni era in costruzione. Per quanto lontano potevo vedere – davanti, dietro, destra e sinistra – c’era un incredibile numero di persone che costruiva su pilastri giganteschi. Anche io stavo costruendo sopra un pilastro. L’intero processo di costruzione era solo all’inizio, ma le fondamenta erano già lì, il resto della costruzione cominciava a salire, ed io con molti altri ci stavamo lavorando sopra.

A Jung era stato raccontato questo sogno e aveva commentato: ‘Sì, sapete, questo è il tempio che tutti stiamo costruendo. Non conosciamo le persone perché, credetemi, costruiscono in India, in Cina, in Russia e in tutto il mondo. Questa è la nuova religione. Sapete quanto ci vorrà perché sia costruito?… circa seicento anni’(Max Zeller, ‘The task of the analyst’, Psychological Perspectives, 6, SPRING 1975, pag. 75)”.

4) La personalità psicopatica cela il nuovo e paradossalmente ne favorisce l’emergere pur cercando di combatterlo, esattamente come Erode che cercando di uccidere il Re che lo avrebbe spodestato sterminando tutti i neonati ha accelerato la propria caduta (Gerusalemme è caduta in mano ai Romani nel 70 d.C.) e non ha impedito l’arrivo della coscienza cristica. L’ego psicopatico cela il nuovo perché la possessione da parte del Sé profondo può generare un grande complesso di potere, una inflazione dell’io.

E’ anche vero però che il desiderio di possedere tutto il mondo e tutte le sue ricchezze è una immagine infantile perversa, un segno di grave immaturità dell’io occidentale: è il bambino che non ha ancora sviluppato un complesso dell’io ed è in contatto con la totalità della personalità, il Sé, ma se nel bambino questo è un fenomeno normale e spontaneo, nell’adulto è solo patologia. Al bambino vanno posti argini al desiderio e ai capricci, all’adulto psicopatico e gravemente competitivo, avido e possessivo anche. Anche il bambino ha bisogni narcisistici, ha bisogno di essere ascoltato e osservato per esistere e crescere, nell’adulto il narcisismo eccessivo, la chiusura in se stessi e l’indifferenza all’altro, è segno di patologia e immaturità.

In questa logica il bisogno esagerato di possesso è l’espressione dei bisogni di un bambino molto piccolo in un adulto con enormi vuoti affettivi e animici e che non riesce a crescere (e il mondo, la Terra, sostituiscono la madre da divorare insaziabilmente, bulimicamente, senza freni). Il male è il blocco nello sviluppo, l’ostacolo alla crescita, il rifiuto del bisogno dell’altro, la sua deumanizzazione per poterlo più facilmente predare, la chiusura egocentrica estrema.

L’emergere di una nuova dominante psichica transpersonale collettiva dall’inconscio, l’archetipo del Sé appunto, come è avvenuto duemila anni fa e come sta di nuovo avvenendo ora, genera distruzione e caos in chi non è preparato ad accoglierla e non si arrende a chi è più forte di lui (C.G. Jung: ‘L’esperienza del Sé è sempre una sconfitta per l’ego’, in: Mysterium Coniunctionis, Vol 14 Opere Complete, paragrafo 778. E. Edinger: ‘Nella psicosi le energie archetipiche eruttano nel mondo senza essere mitigate da un ego funzionante’, in: The living psyche: a jungian analysis in pictures, 1990, Chiron Publications, pag. 50).

Questo fenomeno è iniziato acutamente all’inizio del XX secolo (e la prima guerra mondiale ne è stata la conseguenza). Ora procede: “(per l’io) Lo scopo del processo di individuazione è di avere una relazione conscia con il Sé (individuazione = portare il Sé eterno nella realtà), è rendersi conto di avere un fondamento metafisico… Avere il proprio nome ‘scritto in cielo’ o ‘nel libro della vita’ è realizzare che l’individualità o l’identità personale hanno una origine e giustificazione transpersonale a priori per esistere…” (Edward Edinger, Ego and Archetype, Penguin Books, Baltimore, Maryland, 1973, pagg. 261 e 268-9)”.

5) La possessione da parte dell’energia demoniaca (energie della psiche archetipica inconscia non riconosciute dalla coscienza e perciò divenute esplosive, coscienza dell’io che viene inflazionata in un delirio di onnipotenza) ha portato a creare la bomba atomica che venne poi usata dalle stesse personalità psicopatiche che l’avevano commissionata agli ingenui, entusiasti e giovani scienziati del Progetto Manhattan (il progetto di costruzione negli Stati Uniti della prima Bomba diretto da Robert Oppenheimer): “Questi sociopatici completamente e narcisisticamente centrati su se stessi, persi nella volontà delle proprie intenzioni, si presentavano come affascinanti, valorosi, seduttivi o coraggiosi, mostrando se stessi dal lato che sembrava più appropriato o vantaggioso in quel momento. Ma questo adattamento è superficiale e cerimoniale; e dietro a questo c’è una montagna di resistenza all’empatia e un autoconvincimento che esibisce agli altri le proprie spiegazioni su cosa è la vita. Un narcisismo senza capacità di socializzazione, senza alcuna interazione. Nessun interesse se non in se stessi. Un totale solipsismo. C’è un’intelligenza estremamente rigorosa e disciplinata di tipo Nazista al lavoro qui che sa come procedere un passo dopo l’altro, con tenacia. Un’intelligenza che potrebbe sopravvivere alla sua apparente fine.” (Michael Ortiz Hill, Dreaming the end of the world, Spring Publications, Dallas, 1994. Pag. 153-154).

In confronto al 1945, al 1914 o al 1933 possiamo constatare che il mondo appare governato da personaggi/marionette di occulte forze economiche e tecnocratiche con un vuoto animico e spirituale forse ancora più accentuato, ma con un ego malvagio e distante dall’umano simile a quello di quell’epoca. Un esempio: “… il Young Leader favorito di Davos non è un capo politico, e neanche un autocrate, un dittatore: è un non-essere, … un ‘uomo di plastica’, un vuoto totale …, il frutto di un lavoro in laboratorio da cui usciranno presto altri cloni di primo piano (I Trudeau, Ardern, Kurtz, Attal…). Essendo infinitamente banale, l’opposto dell’uomo di eccezione, fosse anche eccezionale nell’esercizio del male, è stato necessario mobilizzare numerose agenzie per la sua fabbricazione e intronizzazione.” … “ da quale male noi siamo posseduti? E come disfarcene? Abbiamo visto prima che c’è una differenza ontologica fra Macron e tutta la linea di dirigenti – re, imperatori, reggenti, presidenti – che l’hanno preceduto. … Macron è un prodotto … il prodotto in questione tuttavia non è inerte: è tossico. Per capirlo, bisogna prima sapere, come lo sapeva Hannah Arendt, che il Male comincia già dove il Bene balbetta. Il suo occhio è un vetro attraverso il quale nessuna anima brilla, il suo sguardo è di una ieratica fissità. Non vede le persone. … incarna ciò di cui tutti i Francesi hanno paura. … Io stesso ero stato colpito dall’assenza di spirito che rivelava questo sguardo ristretto, e inoltre anche per la sua mancanza di anima. Ma ciò che mi stupiva di più era che nessun altro nel mondo della stampa si rendeva conto dell’immaturità manifesta (sul piano umano) di questo incubo.” … “… i nuovi padroni, i fabbricanti di Macron, non sono più dei materialisti avidi all’antica. No: essi sono aldilà della materia. ‘Il mondo delle cose è morto’. Il possesso che interessa loro è di altra natura. Il loro regno non consiste solamente a trasformarci in cose sulle quali avrebbero un potere esteso, infinito. Il suo avvento consiste a disprezzare queste cose stesse, a non vederci alcun valore, che è una forma di alta spiritualità, ma di una spiritualità malvagia, una delle forme più elaborate del male.” (Slobodan Despot, Comment anéantir le néant?, in Antipresse, n°426 del 26/1/2024, pag. 2-9).

6) La questione comunque non è di fare un’analisi sulle personalità bloccate psicopatiche e gravemente narcisistiche ma capire ciò che potrebbe permetterci di nuovo di tornare all’umano, all’anima, allo spirito, alla realtà non mentale, alla natura, allo scorrere della vita: soggetti di riflessione da tempo perduti, snobbati o ignorati dall’intellettualismo che domina l’Occidente.

Per la filosofia e la medicina tradizionale cinese il male è ciò che ostacola lo scorrere dell’energia, del Tao. E’ semplice da capire e da osservare: un calcolo in un uretere o nel dotto biliare fa molto male, non scorrono più l’urina o la bile. Un embolo nel cervello o un trombo in una arteria coronarica fanno male, provocano un ictus o un’angina pectoris o un infarto o una morte improvvisa. Eterni cantieri o un’automobile ferma che blocca il traffico in autostrada fa male a molta gente, la fa arrabbiare, provoca danni economici ecc. Ciò che non scorre più muore. Non piove: fiumi in secca generano siccità e deserto, le piante non fruttificano e poi muoiono, gli animali scompaiono, gli uomini non mangiano per la carestia.

E psichicamente vale la stessa cosa. Idee fisse provocano una morte psichica o spirituale, ma anche corporea: provate a mangiare sempre lo stesso cibo tutti i giorni per mancanza di fantasia in cucina, di cultura alimentare o di denaro sufficienti per variare la dieta e vedrete presto i risultati (negli Stati Uniti è obeso o sovrappeso il 70% della popolazione, il che porta a gravi malattie, diabete, problemi cardiovascolari…).

7) Il nuovo sopra il sole dunque, come lo scriverò? Permettendogli di scriversi da sé, potrei dire. Cercando di intervenire il meno possibile e prestandogli la mia penna o le mie mani sulla tastiera, potrei dire. Essendo trasparente all’Essere. Che così scriverà attraverso di me. Ispirazione. Nessun altro modo può essere possibile. Rispecchiando la Realtà senza pensare, riflettendola come uno specchio in maniera taoista, ascoltando e accogliendo i piccoli segnali: sogni, sincronicità, emozioni improvvise, mutamenti, richiami.

Un’anatra fa il suo richiamo verso di me, mi chiama da una vasca piena d’acqua in un giardino proprio mentre le sto passando accanto distratto da un pensiero: una sentenza appena letta dell’Yi Jing, il Libro dei Mutamenti cinese, che dice ‘richiamo alla vigilanza’. Una sincronicità. Allora i simboli prendono vita e si animano, il Principio (lo Spirito, di cui l’uccello è simbolo), ha richiamato nell’acqua (la Materia, la Vergine, la manifestazione, il Ricettivo, l’orecchio che ascolta e accoglie il Verbo, l’ego come vaso, come nave, come utero, come Graal). Così la coscienza è ‘richiamata alla vigilanza’.

Il suono/Logos/Verbo/uccello/Spirito richiama in maniera sottile, come una brezza leggera ma inesorabile che esige l’ascolto, la comprensione, la riflessione di sé nello specchio dell’io, di me che cammino distratto, non-del-tutto-vigile, ma quasi pronto all’incontro con l’Essere, che si è manifestato attraverso la sentenza dell’Yi Jing, e poi di nuovo nel verso dell’anatra, a livello della mia misera realtà tridimensionale e temporale (l’immagine di me che passo accanto al cancello oltre il quale c’è la vasca nel giardino con l’anatra che richiama ricorda un’altra sentenza dell’Yi Jing nell’esagramma 61, linea mutante due: “Una gru si fa sentire nell’ombra, il suo piccolo le risponde, io ho una bella coppa, tu ed io svuotiamola con prodigalità”).

E così posso dire sì alla Realtà, accettarla per come E’, non negarla o passarle accanto distratto.

E io-come-specchio posso rifletterla, vigile, lucido, o non-opaco.

Allora divento simile a uno stagno tranquillo in cui l’acqua è diventata trasparente perché si è posato il fango, mentre nell’agitazione, nella distrazione e nella confusione si increspa e si intorbida e la luce non passa, il suono dell’anatra non viene ascoltato, l’incontro con l’Essere non avviene, il collegamento fallisce, il centro si perde, il falco non sente più il falconiere.

Di più non so dire.

Alcuni commenti all’Yi Jing di Marie Louise Von Franz e Carl Gustav Jung

Da: Marie Louise Von Franz, Projection and recollection in Jungian Psychology,
pag. 162-3:

“…Il 24° capitolo dell’Yi Jing, il libro cinese di Saggezza, porta il titolo ‘Ritorno’ (Il punto di svolta) e descrive benissimo questo atto di arrivare-alla-coscienza o di trasformazione. Descrive il momento del solstizio d’inverno: “La luce potente che era stata scacciata ritorna” in un movimento naturale, che sorge spontaneamente. “Tutto torna a se stesso nel momento giusto”. Il movimento ricomincia. “Il ritorno conduce all’auto-conoscenza”. Al suo inizio la luce deve venire rinforzata dal riposo. “Il ritorno della salute dopo una malattia, il ritorno della comprensione dopo un estraniamento: tutto deve venire trattato con gentilezza e con cura all’inizio.” Le singole linee dell’oracolo quindi descrivono il tipo di atteggiamento morale che una persona deve avere in quell’istante: “Il ritorno sempre richiede una decisione ed è un atto di padronanza di sé… Quando il tempo del ritorno è arrivato uno non dovrebbe trincerarsi dietro a scuse banali, ma dovrebbe guardarsi dentro esaminare se stesso. E se uno ha fatto qualcosa di sbagliato dovrebbe nobilmente risolversi a confessare la propria colpa.” Se uno perde questo istante nel tempo, la ‘sfortuna’ esterna lo coglierà. “La ‘sfortuna’ ha una causa interna in un atteggiamento sbagliato nei confronti del mondo”.
Qui, anche, abbiamo un aspetto duplice del ‘Ritorno’ come nella ben conosciuta questione del lavoro, o della grazia. Da un lato il Ritorno accade spontaneamente, in un particolare momento nel tempio (grazia); dall’altro lato uno può fallire nel prendere la giusta decisione morale e quindi cadere nella disarmonia con il Tao, il Senso, il Significato, e quindi nella ‘sfortuna’. Dopo un’accurata osservazione di se stessi (lavoro su di sé, fatica, sofferenza) durante questo processo di ritorno o di osservazione uno potrebbe venire a capo della seguente descrizione di questa situazione: se uno è preso in una proiezione che disturba il proprio adattamento, sia che si tratti di una attrazione piena di fascino o di odio o di ostinazione nell’attaccarsi a una teoria o idea, all’inizio uno è trasportato lungo una corrente di potenti affetti, come anche dal desiderio o da una richiesta interiore (di ‘divorare’ l’oggetto amato, di distruggere il nemico, di forzare un’idea sugli altri). Questo porta a un comportamento che è costantemente squilibrato con il mondo esterno, quindi conflitti e delusioni ne risultano.
Orgoglio e sfida conducono a maggiori preoccupazioni e spingono in avanti nella stessa direzione. Se l’affetto è diretto verso l’interno può portare a fantasie di suicidio.
Quando la sofferenza è durata abbastanza, così a lungo che l’ego e la sua forza sono crollati e uno comincia a sentirsi ‘piccolo e cattivo’, allora arriva il momento di grazia in cui la riflessione è possibile, quando c’è un rovesciamento del flusso dell’energia, che ora scorre via dall’oggetto o dall’idea verso di sé o meglio verso il Sé. Uno diventa calmo, tranquillo, o piuttosto ‘qualcosa in se stessi diventa tranquillo’. L’insight (presa di coscienza) nella proiezione stessa è a quel punto di solito una cosa molto semplice, non è più una questione di ‘sì, ma…’ anche se quando l’orgoglio è ferito si può ancora andare avanti a lamentarsi per un po’. La parte più dolorosa di questo processo è il riconoscere che attraverso il precedente atteggiamento o comportamento sbagliati uno ha perso molto tempo utile o anche, grazie alle sue convinzioni ‘sacre’, si è reso colpevole di gravi misfatti. …”

 

Da: Carl Gustav Jung. Seminario 1928-30, Analisi dei sogni, Bollati Boringhieri ed., 2006.

Pagina 145-6:

“…Nell’Yi Jing c’è un esagramma, il numero 50, che si chiama Il ‘Crogiolo’. Secondo il professor Wilhelm, una pentola con tre gambe rappresenta, nello yoga, la tecnica di produrre l’uomo nuovo. Nella pentola c’è qualcosa di molto buono, il pasto del re, in cui c’è il grasso del fagiano. Ecco il pollo. Questa parte del sogno suggerisce che il centro del non-Io non esiste realmente in se stesso, ma dev’essere prodotto, con gran cura, dal paziente stesso.
Parte del testo del ‘Crogiolo’ recita: ‘Legno su Fuoco./L’immagine del Crogiolo./Così l’uomo superiore consolida il proprio fato/Rendendo corretta la propria posizione (…) Un ting con le gambe rovesciate’ (Tutto il contenuto è stato gettato via, quindi è di nuovo pronto per l’uso). ‘C’è cibo nel ting./I miei compagni sono invidiosi,/Ma non mi possono arrecare danno (…) Il manico del ting è alterato. Si è impediti nel proprio cammino di vita.Il grasso del fagiano non viene mangiato. /Quando cade la pioggia, il pentimento svanisce (…) Le gambe del ting sono spezzate. / Il pasto del principe è rovesciato (…) il ting ha manici gialli con anelli d’oro (…) Il ting ha anelli di giada’ (Il che significa grande fortuna). ‘Nulla che non sia propizio.’ L’idea della pentola deriva da una sorta di vaso sacrificale usato nel culto taoista degli antenati. E’ un simbolo dell’utero spirituale in cui si forma il nuovo essere. E’ la stessa cosa del krater dei primi cristiani, o della storta degli alchimisti, in cui si crea il nuovo essere. Nella pentola vengono gettati insieme frammenti di cose che normalmente non si mescolano, ma che nel fuoco si uniscono e producono l’oro, l’uomo nuovo. In questo modo la pentola ottiene manici d’oro e prfino di giada, il materiale più prezioso, il lapis lapidum, la pietra delle pietre.
Troviamo la stessa idea nell’alchimia medievale; il lapis lapidum è la pietra dei filosofi. L’idea che i fagiani vengano cotti nella pentola come pasto per il principe è usata perché l’intero procedimento di cottura si riferisce alla quinta linea dell’esagramma, il posto del signore del segno. La quinta linea è l’oro, il principe che deve essere creato, l’uomo nuovo. Ma prima bisogna catturare il fagiano, il fagiano deve essere abbattuto. Nell’yi Jing c’è molto simbolismo di caccia. Tutto ciò significa che il fascio di istinti dell’uomo, il suo caotico insieme di istinti, non è per nulla integrato. Gli istinti sono estremamente contraddittori, e l’uomo è lacerato da questa contraddizione. Sono come animali in uno zoo, che non si amano affatto, si mordono l’un l’altro e tentano di scappare. Quindi se si vuole fare qualcosa per quel fascio di istinti che si è, si deve dar la caccia agli istinti, metterli insieme e trasformarli. L’immagine suggerisce che si devono raccogliere cose rare provenienti da tutto il mondo, cuocerle insieme nella pentola, e allora può apparire qualcosa, forse l’oro. Questa è l’idea del sogno. Ci sono quattro animali che tentano di scappare, devono essere catturati e messi nella pentola. Al paziente sembra che uno di loro sia pronto da mangiare. Il pasto è pronto, per l’uomo perfetto. Gli istinti sono il cibo che deve essere tenuto sul fuoco e trasformato. Questa è la preparazione del cibo del principe. Dopo un processo del genere non si è più lacerati dalle coppie di opposti, ma si è in accordo con se stessi, l’antico desideratum. … Il disegno suggerisce che il sognatore deve andare dappertutto, secondo lo schema, andare ai quattro angoli del mondo, non soltanto una, ma due volte. Deve fare il grande viaggio dell’errore nel mondo dell’illusione, per sperimentare ogni cosa. Ogni cosa che gli accade è lui stesso. Questo viaggio è la caccia e, una volta compiuto, hanno luogo il processo di cottura e la creazione dell’essere che è uno. Parti importanti di noi ci aspettano nel mondo, e dobbiamo avere in sorte un particolare destino per poter sperimentare proprio quell’aspetto. Se lo sperimentiamo è in gabbia, e assaggiamo quel pollo. Il fato deve essere vissuto in questo senso, per poter sperimentare altri aspetti di noi stessi da integrare in seguito. …”

Pagina 271:

“… Spesso ci imbattiamo in un muro troppo alto, non lo possiamo scavalcare e rimaniamo lì a fissarlo. Il razionalismo dice: ‘Non c’è possibilità di scalcarlo, vattene via.’ Lo sviluppo naturale, tuttavia, ha condotto il paziente in una situazione quasi impossibile, per mostrargli che quella è la fine delle sue soluzioni razionali. Era destinato ad arrivare lì e forse anche a starci, a mettere radici, a crescere come un albero; a superare l’ostacolo col tempo, a crescere sopra il muro. Ci sono cose, nella nostra psicologia, che oggi non hanno risposta. Si può essere di fronte a un muro di pietra, ma si può star lì e crescere, e in sei settimane o un anno si crescerà più alti di lui, L’Yi Jing lo esprime in modo molto bello (Esagramma 34). Una situazione del genere, che sembra quasi senza speranza, è descritta così: ‘Una capra dà di cozzo contro una siepe e vi rimane impigliata con le corna’. Ma nella riga seguente si dice: ‘La siepe si apre; non ci si impiglia. La forza dipende dall’assale di un grande carro.’ Quindi, se si riesce a smettere di dar di cozzo contro la siepe, le corna non si impiglieranno più e si avrà quanto prima la forza di un carro a quattro ruote. In natura esiste un altro modo, quello dell’albero. E’ contrario al razionalismo e all’impazienza dell’animale uomo, concupiscenza che vuole balzare sulle cose come una tigre. L’albero sta fermo, cresce, mette radici, e alla fine supera l’ostacolo…..”

 

Da: Marie Louise Von Franz. Nike e le acque di Stige, in: Le stagioni della vita, RED ed. 1992.

pag. 108-110:

“… Secondo il mito, il problema consiste nel fatto che le acque di Stige non possono essere raccolte perché distruggono qualsiasi contenitore. In un’ottica psicologica, si tratta di un problema ‘creativo’. Nel testo cinese Yi Jing c’è un capitolo che getta ulteriore luce sull’argomento. Si tratta del capitolo relativo all’esagramma 7, ‘L’Esercito’, identificato con l’acqua sotterranea, come l’acqua di Stige. Veniamo qui a sapere che l’antica Cina aveva un esercito popolare e che proprio come la terra nasconde l’acqua freatica, così la popolazione contadina nascondeva un esercito al quale ricorrere in momenti di pericolo. In senso più ampio, l’immagine sta a significare che sotto il livello cosciente (terreno) si nasconde un potenziale di tensione che può diventare pericoloso qualora non sia controllato.
Come ebbe a sottolineare Jung, quando questo esagramma si riferisce a una situazione individuale, segnala la pericolosità del momento pre-creativo. Molti artisti e scienziati creativi conoscono bene lo stato di grande irritabilità o di umore depresso e persino distruttivo che spesso li assale prima dell’atto creativo. Come indicano i sogni, questo stato emotivo deriva dal fatto che, per così dire, troppa acqua si è accumulata sotto terra, troppo grande si è fatto il potenziale energetico, che, in mancanza di uno sbocco creativo, può degenerare in prepsicosi. Sul piano collettivo, dove accade altrettanto, la psicosi si manifesta sotto forma di guerra.
Anche le singole linee dell’esagramma 7 sono molto rivelatrici. La prima linea recita: ‘Un esercito deve mettersi in moto in buon ordine. Se questo non è buono, minaccia sciagura’. Si tratta dunque di non lasciarsi sopraffare dalla depressione che precede l’atto creativo, ma di conservare la coscienza lucida e proseguire serenamente le proprie attività. La seconda linea afferma: “Nel mezzo dell’esercito! Salute. Nessuna macchia. Il re conferisce triplice onorificienza’. Qui si intende il comandante e la sua funzione nell’esercito; egli sarebbe la coscienza individuale al servizio del re, cioè del Sé. La coscienza si accosta al conflitto in modo attivo, lucido, senza lasciarsi trascinare dagli eventi. Il sé, rappresentato dal re, può così aiutare l’io. Nella terza linea leggiamo: ‘L’esercito conduce per avventura cadaveri con sé nel carro’. Il commento parla di una sconfitta, subìta perché una persona non competente (un ragazzo) si è immischiato nella condotta della guerra. l’insuccesso è causato da infantilismo e da psicosi di massa. La quarta linea parla di una ritirata ordinata e non pone problemi. La quinta linea è invece più complicata e recita: ‘Nel campo vi è selvaggina. E’ propizio trattenere le parole. Senza macchia. Il più anziano conduce l’esercito. Il meno anziano conduce cadaveri. Allora la perseveranza reca sciagura’. Il commento parla di selvaggina che irrompe nel campo devastandolo, volendo così significare un’invasione da parte del nemico. Il più anziano è esperto nella strategia militare; il meno anziano, che conduce cadaveri, è invece un irresponsabile che combatte alla cieca. Spiegherò più oltre il significato dell’irruzione della selvaggina.
L’ultima linea parla di un uso giusto e di uno non giusto della vittoria e afferma che non si devono lasciar giungere al potere uomini comuni. Per noi è importante constatare come in Cina, ‘l’acqua che è sotto terra’ abbia un significato analogo a Stige, vale a dire la pericolosità e le grandi potenzialità insite nello stato pre-creativo, il quale può sfociare non solo in un rinnovamento, ma anche in stragi, guerra e morte.
(…) Nella quinta linea del settimo esagramma dell’Yi Jing, l’esercito’, da noi già citato, si legge: ‘Nel campo è selvaggina. E’ propizio trattenere le parole’. Qui si intende un animale selvatico che ha invaso i campi, animale che il commento riferisce al nemico e a anche a una selvaggia indisciplina presente nell’esercito, la quale deve essere eliminata.
Troviamo questo stesso concetto più esplicitamente espresso nell’esagramma 26 dell’Yi jing, il quale ha ha per immagine sotto il cielo ‘il creativo’ e sopra la montagna ‘la quiete’. E’ un segno questo che descrive il modo in cui le energie creatrici cominciano ad affermarsi nel collettivo. Leggiamo nella quarta linea: ‘La tavoletta di riparo di un torello. Gran salute.’ e nella quinta: ‘il dente di un cinghiale castrato. Salute.’ Il commento consiglia di ‘combattere la ferocia che sta per erompere prima che essa si manifesti’ oppure ‘di non combattere direttamente gli istinti primitivi dell’uomo, ma di eliminare le radici della selvatichezza’. Anche qui si tratta di evitare un’esplosione psichica distruttiva mediante il controllo creativo delle energie inconsce.”

MEDUSA DIGITALE E COMUNICAZIONE, pubblicato in: DOLORE AGGIORNAMENTI CLINICI I 2022

MEDUSA DIGITALE E COMUNICAZIONE

PUBBLICATO IN: DOLORE E AGGIORNAMENTI CLINICI I 2022

https://www.aisd.it/notizie/1916-dolore-aggiornamenti-clinici-n-1-2022

Dolore e Aggiornamenti Clinici I 1 I 2022
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TRIBUNA APERTA
Ospitiamo un contributo di Maurizio Albertini sul fenomeno della “lotofagia digitale”, il rifugiarsi
patologico nel mondo dei social network, alla ricerca di contatti, di una vita parallela e alternativa
a quella reale. L’articolo parte dalla storia della visione progettuale di Mark Zuckerberg, creatore
di Facebook, ne osserva gli sviluppi, ne analizza l’impatto sociale e psicologico e conclude con
alcuni interessanti spunti di riflessione, mettendo a confronto la qualità e le caratteristiche della
comunicazione medico-paziente, caso particolare di relazione umana di dipendenza da una figura
teoricamente autorevole, con la “medusa digitale”, che affascina e trascina in convinzioni e
credenze, facendo rinunciare a una condivisione autentica, a una collettività reale, azzerando la
profondità di pensiero e il pensiero critico.
Maurizio ALBERTINI
Psichiatra, Direttore di Struttura Complessa Servizio
Psichiatrico di Diagnosi e Cura Ospedale di Imperia,
Centro di Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze,
distretto di Imperia, ASL 1 Imperiese
*

MEDUSA DIGITALE E COMUNICAZIONE

(Z)1

di Maurizio Albertini2

« nous savons qu’une frénésie entraîne la frénésie antagoniste. (…)

Or le corps démesurément agrandi [de l’humanité]

attend un supplément d’âme, et la mécanique exigerait une mystique »3

Bergson, Les deux sources de la morale et de la religion, 1932

I

Un uomo nato negli Stati Uniti nel 1984 viene affascinato dalla tecnologia informatica che il padre dentista ha esaltato durante la sua l’infanzia e adolescenza acquistando calcolatori elettronici in un’epoca in cui erano oggetti rari e molto costosi.

Lo stesso uomo durante le scuole superiori cita versi dai testi classici greci e latini come l’Iliade e l’Eneide e poi studierà informatica e psicologia (la madre è psichiatra). Ha brama di potere e denaro e si identifica progressivamente con la figura di Ottaviano Augusto (da lui studiato sia alla Exeter sia a Harvard), primo imperatore romano, che ai suoi tempi garantì un lungo periodo di pace e prosperità senza precedenti.

Quest’uomo è l’ebreo più influente del mondo secondo il Jerusalem Post e l’ottavo uomo più ricco del mondo secondo FORBES4.

Ha creato un impero informatico globale con tre miliardi di sudditi (nel 2021 Facebook ha questo numero di utenti/sudditi) e ha due figlie chiamate Maxima e August, (FORTUNE5: “Z. vede se stesso come un Augusto contemporaneo e sta tentando di instradare l’umanità verso un nuovo mondo, il cosiddetto metaverso. … Z. è un maniaco dell’antica Roma, è ossessionato da una identificazione con Cesare Augusto e ha chiamato una delle sue figlie August. Similitudini: entrambi hanno ottenuto un enorme potere fin dall’adolescenza, entrambi sono diventati conquistatori del mondo, entrambi saranno forse immortalati dalla storia. Augusto ha subordinato e reso schiavi con il suo esercito interi paesi, eliminando rivali e nemici”).

Il metaverso è: “… UN MONDO ONLINE DOVE LE PERSONE POSSONO GIOCARE, LAVORARE, COMUNICARE IN UN AMBIENTE VIRTUALE USANDO STRUMENTI VISIVI, SENSORI E CUFFIE, UN INTERNET INCARNATO DOVE INVECE DI VEDERE I CONTENUTI POTETE STARCI DENTRO, IN 3D, ESSENDO IN PRESENZA DI ALTRE PERSONE… E’ uno spazio condiviso digitale in cui la gente vive e interagisce, è qualcosa che emerge lungo le linee in cui è emerso internet, è REALTA’ VIRTUALE E REALTA’ AMPLIFICATA… E’ SENTIRSI REALMENTE PRESENTI CON UN’ALTRA PERSONA, UN IMPERO VIRTUALE IN CUI OGNI TRANSAZIONE ECONOMICA E SOCIALE PASSA ATTRAVERSO LA SUA PIATTAFORMA, RICAVANDO DENARO DA OGNI TRANSAZIONE, ANNUNCIO O ATTIVITA’ SVILUPPATE NEL METAVERSO…”6.

Ovviamente nel Metaverso tutto verrà controllato e monetizzato, come in Facebook. Perché usarli allora? Perché entrare in questo labirinto? Perché sostituire la realtà quotidiana con la realtà virtuale, nella piazza virtuale di un villaggio globale elettronico e artificiale in cui si viene totalmente osservati/spiati e giudicati da sconosciuti?

Facebook è basato sulla pubblicità, sulla condivisione di contenuti creati dagli stessi utenti e sulla cattura dei loro dati personali a fini di lucro: “Nel corso dei diciassette anni di storia di Facebook, i massimi guadagni del social network sono stati ripetutamente ottenuti a discapito della privacy e della sicurezza dei consumatori e dell’integrità dei sistemi democratici. E tuttavia questo non ha mai messo il bastone fra le ruote al suo successo. Zuckerberg e Sandberg hanno costruito un’azienda che è diventata un’inarrestabile macchina per fare soldi e che potrebbe rivelarsi troppo potente da fermare. Anche se gli enti di controllo, o lo stesso Zuckerberg, decidessero un giorno di porre fine all’esperimento di Facebook, la tecnologia che ci hanno scatenato contro non scomparirà con esso. Una cosa è certa. Anche se l’azienda dovesse subire, negli anni a venire, una trasformazione radicale, è improbabile che tale cambiamento maturi dall’interno. L’algoritmo che funge da cuore pulsante di Facebook è troppo potente e troppo redditizio. E la piattaforma si fonda su una dicotomia essenziale, forse inconciliabile: la sua presunta missione di far progredire la società mettendo in comunicazione le persone, traendo profitto nel frattempo da quelle stesse persone. E’ il dilemma di Facebook e la sua orribile verità.”7

La situazione è chiara fin dall’inizio, con la creazione di Facebook all’università di Harvard… Per anni Facebook si è avvalsa di una strategia spietata basata sul buy-or-bury, compra o soccombi, per eliminare la concorrenza. Ne è risultato un potente monopolio che ha fatto grossi danni. Ha abusato della privacy degli utenti e ha fomentato la diffusione di contenuti tossici e dannosi raggiungendo tre miliardi di persone… Sfruttando la sua enorme disponibilità di dati e denaro, Facebook ha schiacciato o ostacolato chi era percepito come una potenziale minaccia… Ha limitato la possibilità di scelta dei consumatori, soffocato l’innovazione e ridotto le garanzie a tutela della privacy di milioni di americani… Al fianco di Zuckerberg c’era Sheryl Sandberg ex dirigente di Google che ha trasformato la tecnologia di Zuckerberg in una potente macchina da soldi, sfruttando una strategia pubblicitaria innovativa e deleteria che ‘sorvegliava’ gli utenti per ricavarne dati personali. Tale strategia si basava su un preoccupante circolo vizioso: più tempo passavano gli utenti sulla piattaforma, maggiori erano i dati estratti da quest’ultima. Con la scusa dell’accesso gratuito, i consumatori pagavano in altri modi un costo elevatissimo. Per usare Facebook gli utenti non dànno denaro. Cedono il proprio tempo, la propria attenzione e i propri dati personali per accedere ai servizi…8

II

Perché sostituire il mondo sociale e naturale intorno a noi per immergersi per ore in un mondo virtuale ‘interattivo’ soggetti a un controllo totale? Che differenza c’è con la regressione nella droga o nell’alcool (in cui almeno la fuga dalla realtà si accompagna a piacevoli sensazioni corporee)?

Perché usare una tecnologia per distrarsi e fuggire da se stessi e dal mondo, senza corpo, e immergersi in immagini molto più artificiali e realistiche di qualunque film visto al cinema o alla televisione (il metaverso)? Perché vivere in un mondo Disneyano in cui ciascuno vuole fare l’attore dando spettacolo di se stesso come protagonista, mostrandosi narcisisticamente a tutti come un bambino piccolo che chiede di venire osservato dagli altri per ‘esistere’/’essere qualcuno’/’essere famoso’ (paradossalmente anche il terrorista che posta su Facebook il proprio video dopo il suicidio e che ‘sarà famoso’ solo post mortem)?

Lo spettacolo inteso come inversione del reale è effettivamente realtà: “Lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini… La spettacolarizzazione della realtà prende, in un certo senso, il posto della religione, realizzando l’esilio dei poteri umani in un al di là e fungendo da guardiano del sonno della società moderna incatenata di cui è il cattivo sogno. … Anche il momento del non-lavoro è completamente consacrato allo spettacolo e quindi funzionale ai rapporti sociali di produzione, di cui lo spettacolo garantisce la conservazione. Garanzia della conservazione è anche l’isolamento delle persone le une dalle altre, ma anche l’isolamento delle masse… Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine9

Diamo ora uno sguardo alla patologia per comprendere il comportamento ‘più fisiologico’ legato all’uso quotidiano del digitale: con il termine hikikomori si descrive una particolare sindrome psicotica che colpisce i giovani e i giovanissimi. La parola giapponese significa ‘stare in disparte, isolarsi, ritirarsi‘. Sono persone che si ritirano socialmente e si rinchiudono in casa, si isolano, a volte sigillano le finestre con carta scura e nastro adesivo. La differenza con un disturbo psichiatrico maggiore (schizofrenia, depressione maggiore, fobia sociale, disturbo evitante di personalità, disturbo schizoide di personalità, disturbo ossessivo-compulsivo, altre psicosi, ritardo mentale ecc.) è che le uniche interazioni con l’esterno del soggetto hikikomori avvengono attraverso internet, attraverso l’utilizzo di chat, reti sociali e videogiochi, evitando qualsiasi tipo di relazione e comunicazione diretta con altri individui.

Una volta esclusa una diagnosi psichiatrica ‘classica’, per riconoscere un moderno lotofago digitale si possono tenere in conto alcune caratteristiche: l’età fra i 14 e i 30 anni, l’estrazione sociale medio-alta, sesso maschile nel 90% dei casi, figlio unico, genitori entrambi laureati, in genere il padre è assente in famiglia e spesso ricopre incarichi dirigenziali. Spesso le interazioni sono nulle anche con i genitori conviventi se non quando viene passato il piatto con il pasto all’interno della stanza da letto. Fra le cause principali del ritiro autistico si riscontrano la paura degli altri, l’essere stati vittime di bullismo scolastico o di violenze psicologiche fatte di pressioni, derisione e forme di abuso e esclusione dal gruppo, l’incapacità a inserirsi in un gruppo, una forte dipendenza dalla figura materna: il soggetto continua a sentire e percepire la vicinanza della madre come una necessità assolutamente indispensabile, con un estremo bisogno di restarle accanto predisponendosi in un atteggiamento di dipendenza infantile.10

La patologia dei soggetti hikikomori ci suggerisce dunque che all’origine della regressione verso il mondo di internet ci sarebbe un fallimento della capacità di relazione, una incapacità della figura paterna11 di separare la madre dal figlio e di introdurlo nel mondo degli adulti, che il paziente rifiuta perché troppo violento o perché gli fa paura affrontarlo. Da questo deriva il blocco nello sviluppo evolutivo e il ritorno a un mondo fantastico e mentale simile a un delirio allucinatorio ma mediato dalla tecnologia, un pericoloso inferno mentale simile a una rete di ragno, la rete della Grande Madre12.

La fascinazione regressiva per il regno della madre, inteso non come la positiva sorgente originaria creativa nutrice ma in senso negativo di strega divorante che seduce con la sua abbondanza di immagini che distraggono dalla realtà esterna e con la sua apparente innocenza, è alla base del problema13. Problema che diventa collettivo quando attraverso questa rete mondiale vengono infantilizzati e tenuti legati a sé 3 miliardi di individui in un fantastico e mentale Paese dei Balocchi digitale (nel peggiore dei casi, stiamo escludendo dal discorso le funzioni anche utili di Internet, di cui non ci occupiamo in questa sede).

La fascinazione passa anche attraverso l’eccessiva ingenuità di chi non si rende abbastanza conto dei pericoli del controllo totale dell’informazione esercitato da ‘Cesare Augusto’ e dai suoi funzionari-guardiani-scrutatori e dei pericoli dell’adescamento attraverso la rete: “…Ma la psiche americana è ancora inintelligente. E’ per questo che la nostra Intelligence ha fallito! (Hillman qui si riferisce all’attentatoalle Torri Gemelle del 2001, N.d.A.) La psiche americana è innocente, immatura e infantile.” E quella europea? “No. L’Europa ha un compito molto importante, ora. Deve tenere a freno, consigliare, non lasciare che l’attuale amministrazione americana e l’ingenuità della mente americana decidano le sorti del mondo. L’Europa deve essere molto dura con Washington. Gli uomini di Washington sono molto antiquati. Non tecnicamente, ma mentalmente, psicologicamente”. Intende dire arretrati? “Intendo ottocenteschi. Hanno sistemi di pensiero che appartengono a un modello più antico di guerra. Qui non c’è una linea Maginot, questa è una guerra religiosa, è una guerra intellettuale, è una guerra psicologica.” Se questa è una guerra psicologica, che fare per risvegliare la psiche americana? “La cosa migliore che gli europei possono fare è complicare il quadro, mostrare la ricchezza della loro cultura, l’articolata complessità della loro educazione e istruzione.” Dovremmo istruire il Presidente degli Stati Uniti? “Dovreste proprio. Ma non credo che ci riuscirete.”…14

Negli anni successivi Zuckerberg avrebbe continuato a ribadire il potere della sua invenzione nel collegare le persone: il mondo intero in effetti. In quel primo periodo però il suo interesse principale era tutt’altro. In una chat online15 con un amico chiarì esplicitamente la sua possibilità di accedere ai dati che aveva accumulato. All’inizio della conversazione si vantò del fatto che se l’amico avesse avuto bisogno di informazioni su chiunque a Harvard, doveva solo chiederlo.

Z. Ho più di 4000 email, foto, indirizzi, sms.

AMICO Come?! Ma come hai fatto?

Z. La gente li ha postati.

Z. Non so perché.

Z. Si ‘fidano di me’.

Z. Idioti.16

III

Se non trovo la strada dentro di me, se mi sento troppo solo e sono incapace di reggere il vuoto della solitudine e la riflessione che ne consegue, se mi sento privo di identità e personalità, se la vita è di merda e sono triste, se non riesco ad avere relazioni autentiche e stabili, se non tollero la realtà che ho davanti agli occhi, se voglio illudermi di sapere tutto degli altri, allora manipolo la quotidianità per renderla simile a un film americano.

Lo faccio perché forse ho la mente ingenua di un bambino o di un adolescente oppure ho una lesione narcisistica, ho un’incostanza nella relazione con l’altro, ho bisogno di un pubblico, di una madre, di un padre, di un amico immaginario che mi guardino, che mi facciano esistere, subito, ora. Sostituisco la voce di un uomo o la voce interiore di un Dio o dell’anima (sogno) con un meccanismo elettronico, un dio artificiale, un robot. Vengo risucchiato dall’immagine esterna e perdo quella interiore (che magari non ho mai avuto o era troppo fragile = narcisismo, dissociazione dell’io dalla base inconscia).

Allora vado in scena come se fossi a Hollywood o a Cinecittà o in TV, fuggendo e distraendomi, inventando storie, indossando maschere (face-book), allora entro in uno spazio magico e virtuale, o forse nella droga, rinuncio alla mia autonomia, divento dipendente, mi asservisco a una macchina, a un computer, allo schermo di uno smartphone credendoli esseri viventi e abitati da persone ‘reali’.

Proietto anche la mia psiche inconscia su questi schermi e le figure che ho dentro le cerco là fuori: questo a mio avviso è la chiave del successo di Internet.17

In questa piazza virtuale globale, creata da ‘Cesare Augusto’ come un moderno, enorme Colosseo per la plebe mondiale, ho la possibilità di essere altro di ciò che sono veramente, indosso una maschera teatrale come in un carnevale di Rio de Janeiro virtuale (magari sono un pedofilo e mi travesto da bambina di dodici anni e nessuno se ne accorge, oppure sono una donna e mi fingo uomo o viceversa, sono vecchio e mi trasformo in giovane, sono brutto e divento attraente…). Qui ritrovo gli amici perduti, vado contro il tempo e contro l’evoluzione psicologica, non reggo la frustrazione della perdita delle cose e delle persone, non reggo la sofferenza che mi farebbe maturare e crescere: regredisco!

E così rinuncio a una condivisione autentica, a una collettività reale, in un

mondo senza corpo, di fronte all’occhio di Medusa di una telecamera/schermo che affascina e pietrifica: non rifletto ma mi esibisco narcisisticamente, istericamente, spesso da solo (selfie = self = da solo).

Mi dimentico il mito che narra dell’adolescente e solitario Narciso innamorato di se stesso che dopo avere rifiutato l’amplesso con la ninfa Eco (che si è suicidata per questo, fragile e incapace di tollerare la perdita) è morto annegato nello stagno su cui contemplava la sua bella immagine, il suo bel volto: Narciso scambia per reale quella che è solo un’immagine ed è incapace di amare altri che se stesso e di creare rapporti autentici. L’ego-adolescente immaturo si dissolve così nell’inconscio-madre o nella coscienza collettiva, anche mentalmente: perde l’individualità, resta un uomo-massa, facile preda del dittatore (anche virtuale-digitale) del momento e della propaganda. La nostra società è così purtroppo.

Quindi l’occhio della Medusa digitale (o anche televisiva) risucchia come un ragno la sua preda, che è la mente di chi ne viene affascinato18. Solo uno sguardo riflesso attraverso lo specchio di Mercurio e Atena impediscono all’eroe, a Perseo, a noi, di impazzire e morire. Solo la capacità critica e l’analisi psicologica o la spiritualità autentica ci permettono di non essere fagocitati dalle immagini caotiche e narcisistiche del mondo digitale, con la loro sovrabbondanza ipnotica che azzera la profondità di pensiero: l’eccesso di informazione uccide19, impedisce di pensare perché satura la mente.

Medusa è una metafora della psicosi e della paranoia che paralizzano catatonicamente l’uomo (v. sopra Hikikomori)20. E’ una figura psichica attiva nel mondo immaginale che abita con le sorelle sul fondo dell’Oceano, cioè nelle profondità dell’inconscio collettivo e che può venire proiettata all’esterno, su uno schermo televisivo o di PC per esempio, o su una persona reale: è da lì che viene la follia. E’ anche per questo che il mondo digitale incontrollato può diventare così pericoloso e disgregante per un io immaturo, è per questo che bisogna sapere che c’è chi si immedesima con l’occhio di Medusa/occhio del Grande Fratello/occhio di ‘Cesare Augusto’/occhio del genitore critico/occhio del potere paranoide e sfruttando la forza delle immagini guadagna molto denaro con questo diabolico furto di anime dei sudditi/utenti.21

Medusa è lo sguardo aggressivo e persecutorio, l’occhio paranoide o psicotico che pietrifica dal terrore con la minaccia di morte, l’occhio che ti fissa22, che blocca la vita, che la paralizza o ne rende impossibile l’evoluzione per la paura che provoca (bloccati, da soli, di fronte a un computer, ecco il risultato, v. ancora Hikikomori…).

E’ l’occhio-coscienza del predatore/serpente che congela chi ne è vittima e si sente osservato ma non rassicurato, è ‘l’occhio divino’ che perseguita Caino per le colpe che ha commesso o che potrebbe commettere.

Medusa è l’opposto della riflessione e dell’integrazione nella personalità delle immagini, siano esse interne come i sogni oppure esterne come le nostre fantasie diurne. E’ anche per questo che bisogna incontrare e parlare con le persone e non con le loro immagini virtuali sullo schermo: solo nel primo caso c’è vita, c’è relazione autentica e non finzione, solo nel primo caso esiste il corpo che è il metro della realtà e uccide la fascinazione dell’immagine virtuale, mentale, lunare (infatti nello yoga, nello zen o nella bioenergetica, si richiede di fare esercizi corporei per poter spegnere il ronzio della mente-scimmia, del pensiero/immagine ossessivi, e ritornare nel centro di se stessi, nella pancia, due dita sotto l’ombelico, in quiete).23

La relazione medico-paziente, caso particolare di relazione umana di dipendenza da una figura teoricamente autorevole, dovrebbe essere oggi in grado di sottrarci al fascino di Medusa e al potere diabolico di ‘Cesare Augusto’. Allo stesso modo in cui uno psichiatra con la relazione e i farmaci24 tenta di riportare nel proprio mondo un paziente schizofrenico autistico o un grave tossicodipendente vittima della droga, così il medico dovrebbe avere una forza morale e riflessiva superiore a quella del mondo delle immagini di internet per essere veramente terapeutico e non solo un ingegnere del corpo (cosa peraltro degna di nota, nessuno nega l’efficacia di questo approccio).

Se il distacco emotivo e la prevalenza della tecnologia nella medicina impediscono il rapporto autentico con il paziente la patologia si ripresenterà sotto un’altra forma (somatizzazione) finché non ne verrà svelato anche il suo significato profondo e non solo il danno superficiale corporeo25. Ecco perché in un’epoca come la nostra solo la percezione delle immagini interiori e la loro comprensione possono ridare al medico quella forza e quella autorevolezza che ancora avevano prima che l’attuale vaso di Pandora delle mentali immagini esterne venisse alla luce.

PUBBLICATO IN: DOLORE AGGIORNAMENTI CLINICI I 2022

https://www.aisd.it/component/jdownloads/send/2-dac/256-dac-1-2022

NOTE

1 In tedesco Zucker significa zucchero e Berg, montagna…

2 Medico Chirurgo, Specialista in Psichiatria, Direttore di Struttura Complessa Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura Ospedale di Imperia, Centro di Salute Mentale, Servizio Tossicodipendenze, distretto di Imperia, ASL 1 Imperiese.

3 Capitolo IV, Mécanique et mystique:

« …Or, dans ce corps démesurément grossi, l’âme reste ce qu’elle était, trop petite maintenant pour le remplir, trop faible pour le diriger. D’où le vide entre lui et elle. D’où les redoutables problèmes sociaux, politiques, internationaux, qui sont autant de définitions de ce vide et qui, pour le combler, provoquent aujourd’hui tant d’efforts désordonnés et inefficaces : il y faudrait de nouvelles réserves d’énergie potentielle, cette fois morale. Ne nous bornons donc pas à dire, comme nous le faisions plus haut, que la mystique appelle la mécanique. Ajoutons que le corps agrandi attend un supplément d’âme, et que la mécanique exigerait une mystique. Les origines de cette mécanique sont peut-être plus mystiques qu’on ne le croirait; elle ne retrouvera sa direction vraie, elle ne rendra des services proportionnés à sa puissance, que si l’humanité qu’elle a courbée encore davantage vers la terre arrive par elle à se redresser, et à regarder le ciel. « 

https://fr.m.wikisource.org/wiki/Les_Deux_Sources_de_la_morale_et_de_la_religion.

4 116,2 miliardi dollari nel 2021.

5 FORTUNE.COM, NOV. 5 2021, ROBERT HACKETT AND DECLAN HARTY NEWSLETTERS-DATA SHEET.

6BBC news del 23 luglio 2021.

7Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 362.

8Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 6-7.

9 Guy Debord, La società dello spettacolo (1967), Baldini Castoldi ed., Milano, 2017.

10 MORETTI S. (2010). HIKIKOMORI. LA SOLITUDINE DEGLI ADOLESCENTI GIAPPONESI. RIVISTA DI CRIMINOLOGIA, VITTIMOLOGIA E SICUREZZA. IV (3) PP 41-48. ISSN 1971-033X.

11 Intesa qui in senso simbolico, riflessivo, educativo e spirituale come funzione di rinascita, di crescita, di maturazione e individuazione.

12RETE MONDIALE = WORLD WIDE WEB = WWW . Una mondiale rete di ragno.

13 La strega/internet che offre la mela avvelenata all’ingenua Biancaneve/utente per ucciderla/risucchiarla/renderla dipendente nel mondo mentale-virtuale-eidetico, tanto per intenderci. Oppure Medusa che paralizza con lo sguardo-occhio che pietrifica, metafora della psicosi (in questo caso specifico occhio di Medusa = schermo televisivo o di smartphone o di PC).

14James Hillman. La mia America ingenua. Intervista con Silvia Ronchey in: ‘La Stampa’ del 19 settembre 2001. E infatti oggi (2022) non ci siamo riusciti: l’Europa è sottomessa militarmente alla NATO e agli USA… N.d.A.

15 N. Carlson, “Embarrassing and damaging” Zuckerberg. IMs Confirmed by Zuckerberg, in : Business Insider, 13 settembre 2010.

16Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 31.

17 Carl Gustav Jung affermava che: “Quanto più un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto…” C.G. Jung, in: Opere vol. 9/2, Aion, Ricerche sul simbolismo del Sé, p. 67, Torino: Bollati Boringhieri ed., 1982.

18“…il successo di Facebook deriva da operazioni architettate da dietro a uno specchio unidirezionale per tenerci nell’ignoranza e avvolte in una nebbia di diversivi, eufemismi e menzogne”. S. Zuboff, You are now remotely controlled, in: The New York Times, 24 gennaio 2020. Il corsivo è mio (N.d.A.).

19“Noi mettiamo in comunicazione le persone. Punto. E’ per questo che tutto il lavoro che facciamo per espanderci è giustificato. Tutte le pratiche dubbie per importare i contatti. Tutto il linguaggio velato che aiuta le persone a essere trovate dagli amici. Tutto il lavoro che facciamo per introdurre più comunicazione. Il lavoro che probabilmente dovremo fare in Cina un giorno. Tutto quanto. E così mettiamo in comunicazione sempre più persone. Può essere una cosa brutta, se la rendono negativa. Magari costerà la vita a qualcuno che sarà esposto al bullismo. Magari qualcuno morirà in un attacco terroristico coordinato con i nostri strumenti. In ogni caso mettiamo in comunicazione le persone. L’orribile verità è che crediamo così profondamente nella missione di mettere in comunicazione le persone che qualunque cosa ci permetta di farlo meglio e più spesso è de facto buona.” R. Mac, C. Warzel e A. Kantrowitz, Growth at Any Cost: Top Facebook Executive Defended Data Collection in 2016 Memo – and Warned that Facebook Could Get People Killed, in: Buzzfeed News, 29 marzo 2018. Il corsivo è mio (N.d.A.)

20Niel Micklem. L’immagine intollerabile. Lo sfondo mitico della psicosi. In: Babele n. 29, gennaio-aprile 2005, rivista dell’Istituto di Ortofonologia, Roma.

21In conclusione non potevamo compromettere i profitti, ha osservato un analista dei dati impegnato in questi esperimenti, Mark voleva comunque che la gente usasse Facebook il più possibile, il più spesso possibile”. Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 345.

22“Zuckerberg ascoltava con la sua espressione notoriamente inquietante. Nelle conversazioni uno a uno era in grado di mantenere lo sguardo fisso per diversi minuti. Ne risultavano silenzi lunghi e penosi. I collaboratori di vecchia data giustificavano questa stranezza con clemenza, sostenendo che la mente di Zuckerberg assorbisse ed elaborasse le informazioni come un computer.” Sheera Frenkel e Cecilia Kang. Facebook: l’inchiesta finale. Einaudi, Torino. 2021. Pag. 231. Il corsivo è mio (N.d.A.).

23Karlfried Von Durckheim. Hara. Il centro vitale dell’uomo secondo lo Zen. Edizioni Mediterranee, Roma, 1975.

24 Che rappresentano lo spirito e la materia uniti, in azione complementare e dialettica, simbolicamente raffigurati dai due serpenti del caduceo mercuriale medico.

25 Maurizio Albertini. Medicina cura te stessa. In: Pain Nursing Magazine, Italian Online Journal, numero 1-3 2021.

 

LA NOSTRA FASE EMOFAGICA, di Maurizio Albertini, pubblicato in: MEDICINA DEMOCRATICA, N° 108, SETT.-OTT. 1996

LA NOSTRA FASE EMOFAGICA

(Vampiri a Milano)

di Maurizio Albertini

SEMINARIO DI ETNOPSICHIATRIA,

CLINICA PSICHIATRICA DELLA

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PAVIA,

CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA,

sett.-nov.,1995

Pubblicato con il titolo:

INCONTRO CON LA DIVERSITA’ ETNICA E

ATTEGGIAMENTO PSICHIATRICO,

in: MEDICINA DEMOCRATICA, N° 108, SETT.-OTT. 1996

I

“Mi chiamo Constantin R., ho 27 anni ma tutte le persone che incontro dicono che sembro più vecchio. Sono ormai otto anni che non festeggio il Natale a casa mia, e sa, Signore Dottore, è tanto tempo ormai; ma quest’anno rientro in Romania perché sono molto stanco.”

“In Romania, alla televisione, che da noi dice sempre la verità, ho visto che in Italia, in Sardegna è nato un bambino con le corna. Secondo lei, Signore Dottore, è vero? Ci sono questi mostri? Secondo me è il diavolo. Come mai nascono i mostri, me lo può spiegare?”

“Ma quando ritornerà il Principe Vlad Dracul tutto sarà bellissimo! Quando c’era lui le fontane erano d’oro e non esistevano i ladri. Lui era fortissimo, aveva invitato tutti i suoi nemici nel castello e li aveva uccisi tutti, poi ci fu la pace in Romania. Tutti stavano bene quando regnava lui, poi i nobili lo uccisero …”

“Ma lei sa che hanno dissotterrato un uomo dalle mie parti che era morto da anni e lo hanno trovato intatto, con la barba lunga e gli occhi rossi. Era un vampiro. Da noi ci sono ancora i vampiri. Allora hanno dovuto ucciderlo, proprio così! Ci sono molte streghe e maghi da noi: dove Dio è vicino anche il diavolo è potente. Qui da voi Dio non c’è più.”

Un ragazzo romeno, di un paesino vicino a Timisoara, esce clandestinamente dal suo paese e penetra in Austria. E’ scuro di capelli, tarchiato, molto forte. Ha un piccolo orecchino d’oro al lobo dell’orecchio sinistro e gli manca un incisivo superiore. In Italia (siamo nel 1995) fa l’imbianchino, di nascosto, clandestinamente.

C’è qualcosa di ferino e primordiale in lui. Sembra più vicino di noi alle forze della natura, agli animali, alle pietre preziose, all’oro, ai boschi e alle favole.

Assomiglia a uno zingaro ma non è uno zingaro.

In Austria viene cercato da poliziotti e cani lupo; lui aspetta che se ne vadano sdraiato dietro a un cespuglio in mezzo al bosco, con un coltello piantato in terra davanti alla faccia, pronto a colpire il cane che lo dovesse scovare. Prega, non lo trovano, arriva in Italia. Qui si mescola ai clandestini ma sa già dove andare, è intelligente e si è informato prima di partire sui posti e sulle persone che in Italia forniscono aiuto a quelli nelle sue condizioni. Si sistema, trova un alloggio sicuro, anche se una gamba rotta a causa di una fuga precipitosa dalla finestra per timore della polizia è stato il prezzo da pagare prima di arrivare a questo.

“La cosa più difficile da sopportare dopo due o tre giorni che non riesci a trovare una casa non è il freddo, né la fame o il sonno ma il fatto che non puoi lavarti. E dopo pochi giorni senza lavarti o cambiarti di vestito sei già degradato a livello animale. Non sapete quanto sia difficile dormire all’aperto, sotto gli alberi dei giardini pubblici, senza acqua, senza doccia. Solo dopo che hai potuto fare una doccia sei veramente un uomo.”

Constantin è colto, conosce la storia, la geografia, cita Darwin (nella selezione delle specie vince il più forte ed il più adatto …), conosce il sistema periodico degli elementi. Però crede ai mostri, al diavolo, a Dracula. Crede in Dio e alla missione del popolo ebraico che sarebbe, secondo lui, il più intelligente del mondo.

Constantin ha combattuto, ha visto i morti di Timisoara e la caduta di Ceausescu, la fine del comunismo e l’inizio della carestia. Sotto certi punti di vista si potrebbe perciò considerarlo più un profugo che un immigrato clandestino.

Mentre imbianca la casa di un mio amico furtivamente mi fa strane domande in maniera un po’ infantile e quasi canzonatoria. Sono comunque domande serie, fatte con la curiosità di un uomo del medioevo catapultato nel nostro secolo luciferino. Si avverte in lui un’anima superstiziosa e carica di divinità, di demoni, streghe, stregoni potenti, di maghi e chiromanti.

E’ abbagliato dall’Eldorado italiano e si interroga, ma sembra non avere dubbi: scambierebbe volentieri la sua foresta piena di lupi, orsi, volpi e vampiri con la geometrica e oscura civiltà milanese, quasi come se l’immersione nel freddo e deprimente regno di Crono tuttavia lo salvasse da una natura matrigna e divorante che avverte come ancora più minacciosa. Nonostante tutto è pur sempre nel regno degli Adulti e dei Padri, di Coloro che Dominano il Mondo e che Hanno la Conoscenza: gli Occidentali. Un Puer nel regno stritolante del Senex antico e stanco, calcolatore e depresso; un Puer curioso e orgoglioso di esserci, di riuscire a resistere contro ogni tentativo di venire espulso con la volontà di chi vuol fare l’esperienza di questo mondo, l’Aldilà Capitalista.

Poi, con dolcezza infantile, viene preso dalla nostalgia, dal bisogno di tornare a casa per festeggiare finalmente un Natale dopo il lungo esilio: allora affonda nella tristezza, nel rimpianto, sprofonda, viene risucchiato dalla terra, dalla terra in cui è nato. Laggiù è schiavo, è servo della gleba, contadino e bracciante, vive con i suoi animali. Laggiù ci sono il fratello veterinario (che è il prediletto della madre) e un padre in pensione, ex ferroviere e forse alcolista, che non lo ama. A tutti lui manda continuamente i soldi che guadagna da noi perchè si costruiscano la casa. Per sé non tiene nulla (“a me pensa Dio”, dice e non si accorge che non verrebbe vampirizzato dalla sua famiglia se si accorgesse che Dio potrebbe pensare anche a quella oltre che a lui).

Qui lui è eroe, lupo solitario, è un crociato, un antico romano che torna in Italia dopo mille e settecento anni di guardia alle frontiere nord-orientali del’Impero. E’ infatti molto orgoglioso del suo essere di origini latine, quasi italiane, di essere un quasi compatriota. Questo sentimento non esprime solo il bisogno di venire accolto dal nuovo gruppo ma è anche il segno di un’antica fratellanza, del ritorno di qualcuno che in qualche modo ci appartiene: il bambino che fugge dal passato e dalle sue seduzioni alla ricerca del futuro, per quanto incerto e duro possa essere. Il messaggio potrebbe essere: via dalla Madre verso il Padre! E i Padri, gli Antenati, per Constantin sono Romolo e Remo. Il suo nome, per chi avesse dubbi, è illuminante.

Detesta i tedeschi perché sono stupidi, troppo onesti. Solo i nostri meridionali gli danno da lavorare e lui si mescola volentieri con loro. Li ama perché sono un po’ ladri e levantini come lui, perché tirano sul prezzo, tendono a fregarti (perciò stimolano la tua intelligenza difensiva, affinano l’arte ermetica e mediterranea dell’inganno) e tu devi essere più furbo di loro.

Constantin, ex comunista, fiero di Marx e del materialismo dialettico, è ipnotizzato da televisori e automobili ma si accorge del nostro deserto affettivo e religioso. E’ la nostra voce critica, la nostra anima perduta che ci parla da lontano, con immagini semplici e potenti. E’ pieno di contraddizioni. E’ uno dei Diecimila Rappresentanti dello Spirito del Nuovo, perciò infastidisce il Vecchio che non lo tollera, lo vorrebbe morto o di nuovo aldilà della frontiera, nell’inconscio occidentale che è poi l’Oriente (… cioè l’Origine, da dove nasce la Luce-Ombra, il Sole-Luna, un nuovo stile di coscienza, non più eroico, greco o giudaico-cristiano, maschile, ma polivalente, ambiguo, semiliquido, ermetico e sino-arabo). Il Vecchio sa che verrà ucciso inevitabilmente dal Nuovo e, come ci ricorda il mito di Erode, tenterà di liberarsene attraverso stragi di innocenti, ancora troppo deboli per resistere, germogli precoci e sempre più numerosi di un’umanità in espansione demografica.

Vuole tornare a casa ricco. Vuole esibire a chi resta in patria la propria ricchezza, la misura concreta del proprio valore, il sigillo della riuscita di fronte a genitori e amici.

Il mito è sempre quello dello zio d’America: Constantin è usato abilmente dai suoi come una sonda, una cannuccia che pompa energia dall’Occidente per inviarla in Oriente. Lui si ammazza di lavoro nero per mostrare il proprio valore in cambio di un affetto sempre negato. Riusciremo a fare da padri a questi figli affamati e a strapparli alle loro madri divoranti, riusciremo ad accoglierli, a non farci spaventare dal terrore che scatena in noi il ritorno di Dracula o tenteremo in ogni modo di sterminarlo non accorgendoci di ciò che proiettiamo su di lui?

L’arrivo del rumeno-extracomunitario viene vissuto dalla coscienza come l’arrivo del vampiro-diavolo se questa stessa coscienza si mostra a lui in maniera ostile. E questo è maggiormente probabile quanto meno lo vediamo come esso realmente è, ma come se fosse il demone che abita in noi e che attraverso un meccanismo di difesa dell’io dall’inconscio proiettiamo su di lui (tutto ciò non tiene ovviamente conto di tutti quei fattori “etologici” di diffidenza e rifiuto dell’estraneo che hanno un enorme peso in questo caso …).

Quindi, ripeto, noi non lo vediamo come esso realmente è ma come se fosse il demone in noi, là fuori.

Naturalmente esiste anche la possibilità di vederlo quale realmente è oppure di vederne i lati positivi, creativi, veicoli di un nuovo modo di vivere, magari più sensuale e/o più spirituale: questo atteggiamento aperto nei suoi confronti riflette un atteggiamento analogo verso le parti inconsce della personalità (il “piccolo popolo” che vive in noi), in particolare di quelle sessuali (il demone semi-animale, come il dio Pan, nero, sporco, peloso, invadente, penetrante, disordinato ma vitale e sensuale, sanguigno ed ebbro di vino …).

L’arroccamento a difesa nella nostra scacchiera europea a quadretti regolari e il sentimento di venire assediati da queste figure diverse da noi è solo un sintomo della nostra paura ossessiva (o paranoide, nel peggiore dei casi) di ciò che giace oltre le colonne d’Ercole, i confini dell’io, che per l’educazione che abbiamo ricevuto tende in genere a voler restare puro e incontaminato, vergine, eroico, senza macchia (nero), pronto a sfidare il nemico (il Cavaliere Nero, il Saracino nero e peloso), a primeggiare, non cedevole né arrendevole (non bisogna mai mostrarsi deboli in Occidente, l’atteggiamento femminile o passivo è vietato fin dall’epoca degli antichi romani o del Diluvio Universale, contrariamente alle culture indiana o cinese, nelle quali il principio maschile yang e quello femminile yin hanno pari dignità). E’ insomma l’ossessionante logica dei detersivi o della “pulizia etnica”.

La via dell’integrazione con l’altro passa inevitabilmente attraverso l’integrazione con l’Altro interno a noi, che diventa ostile se noi siamo ostili ma che comunque evoca i movimenti difensivi “naturali” nei confronti dell’estraneo presenti fin dall’ottavo mese di vita del bambino. Infine, oltre ai motivi prima citati bisogna fare un accenno ad un altro motivo di paura per la proiezione sul romeno di fattori inconsci difficili da integrare nella coscienza.

Il vampiro, con le sue valenze cannibaliche ed emofagiche (un tempo saziate e placate psichicamente attraverso il rituale totemico occidentale detto “messa” in cui il sacrificio della vittima, il Cristo, e il successivo pasto cannibalico del suo sangue e del suo corpo, simbolizzati dal vino e dal pane, permettevano all’individuo la catarsi inconscia di questa enorme quantità di aggressività, mangiando lo Spirito che si è fatto Carne) ci riporta a stadi di sviluppo psicofisico molto precoci.

Questi stadi, se non vengono risolti, risultano intollerabili, quasi impossibili da rievocare e sopportare. Da questi in genere ci si difende con tutte le proprie forze, dato il dolore che ci provoca il doverli rivivere o ricordare, ammesso che ci riusciamo.

Perciò è così facile e naturale essere ostili e distanti: lo siamo già costantemente con noi stessi in ogni momento perché abbiamo paura di divorare o essere divorati. Il ritorno, l’arrivo del vampiro è temuto perché è il ritorno di ciò che avevamo dimenticato proprio perché dolorosissimo: una fame e una rabbia antiche nei confronti di figure familiari dalle quali un tempo dipendevamo inesorabilmente e che magari ci sono ancora vicine e dobbiamo difendere dal nostro stesso odio. Il bambino infatti è spesso vissuto inconsapevolmente dalle madri come il vampiro.

II

DEMETRA: Moriranno e avran vinta la morte. Vedranno qualcosa oltre il sangue, vedranno noi due.

Non temeranno più la morte e non avranno più bisogno di placarla versando altro sangue.

DIONISO: Si può farlo, Deò, si può farlo. Sarà il

racconto della vita eterna. Quasi li invidio. Non sapranno il destino e saranno immortali. Ma non sperare che si stagni il sangue.

DEMETRA: Penseranno soltanto all’eterno. Se mai, c’è il pericolo che trascurino queste ricche campagne

DIONISO: Intanto. Ma una volta che il grano e la vigna avranno il senso della vita eterna,

sai che cosa gli uomini vedranno nel pane e nel vino?

Carne e sangue, come adesso, come sempre. E carne e sangue gronderanno, non più per placare la morte, ma per raggiungere l’eterno che li aspetta.

DEMETRA: Si direbbe che vedi il futuro. Come puoi dirlo?

DIONISO: Basta avere veduto il passato, Deò. Credi a me. Ma ti approvo. Sarà sempre un racconto.

Cesare Pavese, Il mistero, da: Dialoghi con Leucò Einaudi, Torino 1947

“Aequalis eius fuit Aristides Thebanus. Is omnium primus animum pinxit et sensus hominis expressit, quae vocant Graeci ‘ethe’, item perturbationes, durior paulo in coloribus. Huius opera oppido capto ad matris morientis ex volnere mammam adrepens infans, intellegiturque sentire mater et timere, ne emortuo laete sanguinem lambat. Quam tabulam Alexander Magnus transtulerat Pellam in patriam suam.” (Plinio, Storia Naturale, XXXV, 98, Einaudi ed., Torino 1988)

“Suo contemporaneo fu Aristide di Tebe (pittore dell’età di Alessandro, circa 335 a.C., N.d.A.). Costui per primo dipinse l’animo dei suoi personaggi ed espresse i sentimenti umani che i Greci chiamano ethe, e anche le passioni; ma era un po’ troppo duro nei colori. Opera sua fu il Bambino che, dopo la presa di una città, si arrampica sul seno della madre morente per una ferita e si capisce che la madre se ne accorge e teme che, inariditosi il latte, il bambino succhi il sangue. Alessandro Magno aveva portato questo quadro a Pella, sua patria.” (traduzione di Rossana Mugellesi)

Perché scrivo questo? Per cercare di cogliere ciò che tentavo di esprimere prima quando definivo Constantin schermo di una nostra proiezione; dato che ci sono parti inconsce della personalità dalle quali la nostra coscienza si difende. Il messaggio da raccogliere potrebbe essere più o meno questo: sta emergendo alla coscienza qualcosa di nuovo, una nuova personalità, simboleggiata da un bambino, che ha anche, come suo aspetto negativo, le caratteristiche del vampiro. E’ affamato di tessuti liquidi come il sangue-latte, e questo significa che richiede la nostra attenzione (cibo, energia) in un momento in cui la nostra civiltà è ferita e morente (matris morientis ex volnere …) ed ha orrore di questa effusione che le porta via energia (il bambino ci appare solo come divorante-parassita, come Dracula nella sua versione occidentale, cioè negativa, quale espressione degli aspetti infantili orali e cannibalici della personalità, vicini alla psicosi e alla simbiosi madre-figlio; un po’ come viene giudicato il Terzo mondo dall’Occidente, solo in termini negativi e non di novità anche positive, ecc.). Ci viene ricordato che dentro ognuno di noi abita, dimenticato, un bambino affamato che vuole letteralmente divorare la madre, la quale ha paura e orrore di lui in quanto pericoloso parassita, da scacciare: la proiezione di questo pericoloso essere, che siamo noi, è su chi chiede ed è debole, in questo caso su Constantin. Tralasciamo qui le considerazioni sulle qualità positive di questa personalità (parzialmente proiettate perché temute dal nostro vecchio stile di coscienza dato che rappresentano, anche queste, la sua morte e trasformazione). Considerazioni sulla ricchezza emotiva, sulla diversità di punti di vista, sull’Anima. Sono novità che sono parzialmente accettate da noi, aspetti di questa figura Puer emergente, ermetica ma anche pànica, che sono evidenti nel “Dracula da un punto di vista rumeno”: è redentore, cioè portatore di un nuovo stile di coscienza che è riuscito ad eliminare quello antico e tirannico, ed è Crono-Saturno come dio dell’età dell’oro, una volta stabilizzatosi nel suo potere.

Attenzione però, nulla è più facile del venire posseduti da questa figura, così vorace e avida di sangue, così furiosa e potente da dominarci e renderci depressi. In questo caso Dracula mostra l’aspetto oscuro di Saturno, il Melanconico, l’Antico di Giorni, il freddo, secco e lentissimo pianeta della desolazione, del potere, del Senex, del calcolo, del pensiero ossessivo e depressivo. E’ Crono-Saturno divoratore dei propri figli, zoppo e con la falce, prepotente, avido e bisognoso ma mai capace di ammissioni di debolezza: è il nostro vecchio ego infantile e feroce, mai aperto alle forze della vita istintuale, ma dominato da esse. E’ la Vergine di Ferro che succhia il sangue di chi gli sta vicino, è la zitella piena di odio e consumata dal desiderio di possesso, di accumulo, di rapina, ma incapace di essere feconda, di avere accesso alle proprie energie del profondo.

Un bambino affamato, solo, da vecchio o da adulto può diventare un vorace divoratore (di denaro, cose, persone, sostanze …) un posseduto dal bambino-demone, se non riesce ad averne la consapevolezza; una bambina deprivata di affetto e attenzioni orali, precoci, può diventare una donna o una madre divorante.

Se essi non portano alla coscienza questo loro antico problema tenderanno ad agirlo nel mondo esterno poiché non riescono ad elaborarlo in quello interno (acting out): “…Il sonno mi prese, insieme all’ostinazione. La lieve luce della luna mi calmava e l’immensa distesa all’esterno mi dava la sensazione della libertà. Decisi di non tornare in quelle cupe stanze, ma di dormire in quella camera, dove un tempo dame gentili avevano vissuto e cantato e sognato, con la tristezza nel cuore per i loro uomini lontani, in guerra. Trascinai un grande divano in un angolo, in modo da poter vedere, stando disteso, il bellissimo panorama. Indifferente alla polvere, mi preparai a dormire. Penso di essermi addormentato; lo spero, ma temo di no, perché tutto quel che accadde era reale, così reale che ora, seduto nella chiara luce del sole mattutino, non riesco a convincermi che fosse nel sonno. Non ero solo. La camera era la stessa, immutata da quando vi ero entrato; vedevo sul pavimento, nella brillante luce della luna, il segno dei miei passi, dove avevo calpestato la polvere accumulata. Di fronte a me, illuminate dalla luna, c’erano tre giovani donne, dame nell’abbigliamento e nel tratto. In quel momento, quando le vidi, pensai di sognare perché, pur avendo la luna alle spalle, a terra non c’era la loro ombra. Si avvicinarono a me e mi guardarono, poi sussurrarono fra loro. Due erano brune con nasi aquilini, occhi penetranti che sembravano quasi rossi, nella luce giallo pallido della luna. La terza era bionda, biondissima, con lunghi e folti capelli d’oro e occhi simili a zaffiri pallidi. Mi sembrava di riconoscere il suo viso, in rapporto a un timore ignoto, ma non riuscivo a ricordare quale. Avevano tutte e tre denti bianchi e smaglianti che scintillavano come perle sulle labbra rosse e voluttuose. In loro c’era qualcosa che mi metteva a disagio, una strana nostalgia e insieme una paura mortale. Nel mio cuore provavo un selvaggio, bruciante desiderio di essere baciato da quelle labbra. … Bisbigliavano fra loro; poi scoppiarono a ridere tutte e tre insieme, una risata argentina e musicale, ma sinistra, un suono che non sembrava potesse uscire da labbra umane.

La bionda scosse la testa con civetteria e le altre due la incoraggiarono. Una disse: ‘Avanti sei la prima. Dopo tocca a noi. Hai tu il diritto di cominciare.’

L’altra aggiunse: ‘E’ giovane e forte. Ci sono baci per tutte.’

Giacevo immobile, guardando di sotto le palpebre, in un tormento di deliziosa attesa.

La ragazza bionda si avvicinò e si chinò, tanto che sentivo il suo respiro su di me. Era dolce, dolce come il miele e mi diede lo stesso brivido della sua voce, ma nella sua dolcezza c’era qualcosa di offensivo, qualcosa di amaro come l’odore del sangue.

Non osavo alzare le palpebre, ma vedevo perfettamente. La ragazza bionda si inginocchiò e si chinò su di me, golosa. Aveva un qualcosa di deliberatamente voluttuoso, e insieme di repulsivo. Nell’inarcare il collo, si leccò le labbra come un animale e, alla luce della luna, vidi scintillare le labbra umide e scarlatte, e la lingua rossa, che lambiva i denti bianchi e appuntiti. … (da: Dracula di Bram Stoker, Longanesi, Milano 1966)

III

                                                                                   drac sm. 1. diable,démon; drace! diable! fichtre! de drac, a) rusé,    b)  endiablé; al dracului, a) du diable, diablement; b)

méchant; a da dracului, envoyer au diable;

sa fiu al dracului daca …, que le diable m’emporte si …, du diable si …; la dracu cu …, au diable si le (ou la), foin du …; 2. calu

dracului, mégère; salba dracului, neveu.

C. Saineanu, Dictionar Roman-Francez, Francez-Roman; Editura “SCRISUL ROMANESC”

Craiova, Romania, (anno sconosciuto)

Un mito è anche, fra le altre cose, la descrizione di un fattore che orienta comportamenti, pensieri e affetti verso una certa direzione prestabilita (spesso collettivamente, se non è un mito personale). E’ una sorta di copione universale che viene poi riempito dalle particolari interpretazioni individuali. Il mito è indispensabile a volte per descrivere processi psichici profondi o inconsci: “Il lettore non si scandalizzi se la mia esposizione suona come un mito gnostico”, scrive Jung in Psicologia e Alchimia (pag. 28, Boringhieri, Torino 1981). Continua più avanti dicendo: ” Il mitologema è il linguaggio più originale e più adatto per questi processi psichici, e nessuna formulazione intellettuale può raggiungere, nemmeno approssimativamente, la ricchezza e la forza espressiva dell’immagine mitica. Si tratta di immagini originarie che per la loro natura possono venir riprodotte nel modo migliore e più esatto da un linguaggio esprimentesi per immagini.”

Ogni epoca subisce dei miti e li mostra in maniera più o meno evidente, più o meno vitale. Certi miti restano attivi a lungo, si pensi al mito cristiano, altri compaiono, si inabissano nella corrente del tempo per poi riemergere e imporsi nuovamente sulla scena del mondo. Il mito del vampiro, del non morto-non vivo che ritorna fra gli uomini (Nosferatu), del Masticatore (Nachzehrer, morto che rimane vivo nella tomba e che si trasforma in vampiro nel momento in cui ci si dimentica di lasciare qualcosa da masticare accanto a lui) appartiene a quest’ultima categoria. E’ un mito che esiste da sempre e in ogni parte del mondo ma che ha momenti di maggiore o minore diffusione e manifestazione. Ha avuto molta fortuna dagli inizi del 18° secolo ai primi dell’ottocento ed è ritornato ad averne dalla fine dell’ottocento ad oggi. Del resto non è difficile rendersi conto della vitalità attuale di questo mito. Libri, più o meno noti (celeberrimo quello di Bram Stoker citato in precedenza), films, fumetti continuano a riproporci la storia dell’uomo mezzo animale e mezzo demone che viene dalla notte, dall’oscurità, dal lato oscuro della nostra personalità: si pensi a Batman, l’uomo pipistrello, versione eroica ed edulcorata all’americana in cui il protagonista che salva la fanciulla (cioè simbolicamente la vergine, la propria ‘mente vergine’ che deve venire difesa dalla conoscenza del sesso e del male o della morte contenute nella propria personalità e rappresentate dal criminale o dal pazzo, ma in genere più spesso dal ladro, che penetra e ‘ruba’ la verginità) si ritrova sostanzialmente a combattere contro il suo alter ego psicotico e dimenticato, dal quale è così posseduto da doversi trasformare in animale notturno e infernale e dimenticare la sua identità diurna e “normale”.

La violenza con cui ci si difende dal pipistrello e dal vampiro è pari al terrore della regressione che esso suscita in noi, al terrore della morte o meglio della non morte-non vita.

La nostra fase emofagica “normale” ( in quanto esseri umani e quindi mammiferi) avviene in utero. Il feto è emofagico, si nutre del sangue della madre attraverso il cordone ombelicale. Il neonato assume anche lui un tessuto liquido proteico, il latte. L’emofagia precede la galattofagia, fonda l’essere umano.

Il primo atto dello zigote è impiantarsi sulla mucosa uterina e cercarne il sangue. Una barriera di tessuto fibrinoso separerà da allora in poi il sangue dell’embrione e del feto da quello della madre. Ma anche la fibrina è una proteina contenuta nel sangue, il sangue difende perciò sé stesso dal sangue dell’estraneo, dal piccolo Dracula impiantato nella bara-utero, non-morto e non-vivo come lo sono i feti, in uno stato di esistenza intermedio fra la morte, il Nulla da cui provengono, e la vita diurna che li attende dopo la nascita.

L’embrione è Sacro e Simbolo di conoscenza proprio perché partecipa di questo mistero, perché viene dal Nulla, dalla Morte ed esce nella Vita. Perciò fa così paura e rompe vecchi schemi, perché è divoratore da un lato e portatore della Nuova Vita dall’altro.

A seconda dell’atteggiamento, puritano o accogliente, che abbiamo nei suoi confronti può diventare Dracula-Saturno o Ade-Dioniso, mortifero o portatore di energia vitale. Succhiasangue diabolico o Nuova Luce nel mondo.

Perché i bambini (il nuovo, il germoglio) fanno sempre paura ai vecchi (la conservazione, l’ego preda di Saturno-Crono, Erode), anche quando giocano con loro, poiché rappresentano la loro morte che è richiesta di trasformazione e rinnovamento.

MEDICINA CURA TE STESSA di Maurizio Albertini, ottobre 2021. Pubblicato in: https://www.painnursing.it/medicina-cura-te-stessa/

MEDICINA CURA TE STESSA

Maurizio Albertini1

I

Nonostante gli innegabili successi terapeutici oggi la medicina ha perso l’anima, ha perso la capacità di relazione ed è impregnata di intellettualismo, di razionalismo, di tecnicismo e di riduzionismo scientifici.

Per potersi trasformare dovrebbe almeno cominciare a riconoscere i limiti del vecchio orizzonte scientifico in cui si sta ancora muovendo, ancora legato alla fisica newtoniana e alla sua capacità di descrizione della realtà limitata al mondo macroscopico e visibile.

Senza ovviamente disconoscere i vantaggi e le capacità di intervento ottenuti con questo tipo di visione scientifica, dovrebbe finalmente decidersi ad accettare anche quella visione potentemente innovativa che è nata dalle scoperte della fisica moderna e della psicologia del profondo nel ventesimo secolo: come alla fine dell’Ottocento aveva faticosamente accettato l’invisibile, che allora aveva preso il nome di batterio (e poi virus), oggi dovrebbe (ri)aprirsi ad altri tipi di realtà invisibile chiamati psiche o inconscio o archetipo (nel linguaggio della psicologia del profondo) e connessioni non locali o entanglement (nel linguaggio della fisica)…

La medicina deve dunque curare se stessa. Deve curare se stessa per curare nuovamente l’uomo nella sua totalità e non solo delle parti rappresentate dai suoi meccanismi fisiologici somatici o dai puri sintomi (siano essi fisici o mentali) ignorandone il significato. Perché segni e sintomi di malattia sono espressione in superficie di disagio profondo, e non si può cercare solo di spegnerli ignorandone il senso, riducendoli esclusivamente a manifestazione di un meccanismo biologico guasto (anche in caso di malattie da invecchiamento e usura).

La medicina infatti non è solo una scienza, non è ingegneria, ma è soprattutto rapporto umano associato a una conoscenza del funzionamento del vivente nei suoi aspetti somatici e sottili (psichici e mentali). Il medico non può essere sostituito dai meccanismi digitali di un computer (considerando l’informatica la massima espressione nel XXI secolo del razionalismo illuministico-positivista sette-ottocentesco2), da esami di laboratorio, da strumenti diagnostici. E questo perchè l’uomo che si vorrebbe trasformare in oggetto, in agglomerato di organi, cellule e molecole non è in realtà una macchina3 ma un organismo vivente dotato di coscienza e autocoscienza oltre che di livelli profondi e misteriosi di inconscio. Livelli profondi e misteriosi che si celano anche nelle profondità della cosiddetta materia, che nei suoi aspetti subatomici diventa campo energetico quantistico che sfugge alle leggi newtoniane del mondo macroscopico. Mondo in cui purtroppo ancora si muovono la mentalità medica e il senso comune della maggior parte delle persone, che in generale ignorano l’interazione e l’influenza dell’osservatore sulla realtà che sta osservando (cioè della relazione, qualunque relazione, non solo quella fra medico e paziente) e della interconnessione fra le varie parti del reale4.

Se la medicina diventa ingegneria e l’uomo diventa oggetto, così come il suo corpo e la sua mente (meccanismi mentali, psicologia cognitiva), il medico cessa di essere tale e la medicina diventa un rapporto di potere fra un essere che ne assoggetta un altro, considerandolo una cosa e trattandolo come si tratterebbe una cosa, senza empatia o compassione, facendo calare il sapere dall’alto al basso. E’ il caso di dire che oggi la medicina, trasformata in ingegneria, ha ingabbiato i medici dei nei meccanismi dell’io scientifico e razionale e nei rigidi limiti della descrizione della realtà fisica illuministico-newtoniana, descrizione troppo angusta per riuscire a rappresentarsi le forze che si nascondono sotto di essa, siano esse quelle dell’inconscio o quelle della Natura: “…per la medicina (scientifica)…occorre che la malattia, come la salute, sia consegnata all’analisi di una ragione scientifica che ne asseveri la fisica naturalità, ne assicuri la riduzione a controllabili eventi, ne statuisca la disciplina a leggi formulabili. … Per essa (ragione) la malaria non è più effetto di insalubrità secolari ma l’iniezione anofelina di Plasmodium, la tisi non è più prodotta dagli stenti e dalle ambasce ma dal Mycobacterium Tuberculosis, il crepacuore non si dà più come risultato di dolenti emozioni ma per occlusione ateromatosa di un’arteria coronarica. E così ancora per altre verità innumerevoli e innumerevolmente riduttive.5

La cura e la diagnosi dell’uomo è stata con il passare del tempo disumanizzata e delegata alle molecole (farmaco), alle radiazioni o alla corrente elettrica o alla luce coerente (laser, TAC, RMN, PET ecc.), al computer6, e sottratta alla parola (al dialogo, alla raccolta dell’anamnesi cioè della storia del malato), all’ascolto, al gesto, e alla comprensione del suo mondo interno immaginale (psiche): “… il paziente ha bisogno di trovarsi personalmente con il medico, di parlare del suo problema di salute e ha bisogno di ascoltare il medico che deve innanzitutto interloquire con lui, infondere fiducia ed esprimere autorevolezza… Il rapporto medico-paziente, come d’altra parte ogni rapporto fra gli uomini, non potrà mai essere sostituito da una tastiera e da uno schermo.”7

Nessuno nega i successi della medicina scientifica o della chirurgia moderne e nessuno vuole metterli in discussione. Quello che si vuole mettere in evidenza è che la cura dell’uomo-macchina da parte di un medico-macchina ha moltiplicato in maniera esponenziale le patologie che sfuggono alla gabbia della razionalità oggettivante e delle scienze figlie del riduzionismo meccanicistico: la patologie mentali, le patologie da inquinamento o da disagio della civiltà (come direbbe Sigmund Freud), le patologie psicosomatiche, le patologie da disagio sociale, le epidemie (psicosi collettive e totalitarismi, febbri virali).

Il medico-macchina che esercita il potere narcisistico-autoreferenziale-scientifico del soggetto su quello dell’oggetto-paziente privato di parola, se non di dignità, non è più capace di esercitare l’antichissima cura delle anime e dello spirito, un tempo sua principale funzione, attraverso l’ascolto delle parole del paziente e il contatto fisico delle mani sul suo corpo con la visita medica.

Oggi il potere del medico è stabilito dalla sua scienza, dalla TECHNE8, cioè quasi esclusivamente dalla conoscenza razionale di mecccanismi biologici, ma non da SOFIA, cioè dalla Sapienza del medico in grado di incarnare una archetipica figura sacerdotale o sciamanica (l’uomo-medicina delle tradizioni indiane d’America, tibetane o della antica medicina greca asclepiea): “…Ma, pur con molte eccezioni, il medico di base non è in grado di farlo (capire i sintomi), di fare il medico, è un burocrate che ha bisogno dell’ausilio della tecnologia. Quando vai in ambulatorio non ti guarda nemmeno in faccia, ti prescrive subito una mezza dozzina di esami, con perdita di denaro e soprattutto di tempo… C’è una differenza fondamentale fra l’attuale medico di base e il vecchio ‘medico di famiglia’. Il medico di famiglia conosceva bene la tua storia e appunto quella della tua famiglia ma, soprattutto, il suo unico strumento di conoscenza era proprio il corpo del malato, gli respirava addosso (adesso non vengono a visitarti nemmeno a casa, le diagnosi le fanno a distanza, magari utilizzando il video). E conoscendo il corpo e le reazioni, fisiche e psicologiche, dei suoi pazienti, era in grado di fare le necessarie comparazioni e valutazioni, la diagnosi. Il rapporto di fiducia col proprio medico è già una cura. Non si può avere lo stesso rapporto con una macchina”9

Si intende perciò affermare che la medicina se non è psicosomatica non è medicina e anche che ogni malattia del corpo è simbolica e va interpretata in quanto tale. Il riduzionismo biologico non è sufficiente a comprenderla perché la malattia ha anche un significato sia psichico che spirituale10, gli organi e le cellule del corpo essendo la polarità manifesta di un campo di informazione nascosto e inconscio (nel caso della biologia questo è stato definito come campo morfogenetico intorno al quale si organizza la struttura vivente11 da Rupert Sheldrake, e nel caso della psicologia come archetipo dell’inconscio collettivo, secondo la terminologia di C.G. Jung12).

E’ anche importante far notare che questa idea di associare un determinato organo a un certo psichismo che lo caratterizza, o viceversa uno psichismo caratterizzato da un organo, rappresenta il nucleo dinamico della Medicina Tradizionale Cinese13.

II

Carl Gustav Jung affermava che: “Quanto più un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto…”14

Il fatto interiore che la medicina attuale non vuole vedere e che le ritorna contro come forza oscura distruttiva attraverso la politica, la burocrazia, la tecnologia o l’industria farmaceutica, che vogliono gestire la sanità al suo posto, è l’Ombra del potere medico.

Il potere assoluto del terapeuta, l’Ombra tenebrosa della maschera del medico in camice bianco, si modula poi in termini antagonisti dall’esterno come ragione scientifica o come ragione di Stato. Entrambe queste forze cercano di mostrare al medico quale sia la sua attuale malattia, il suo attuale difetto, cioè la sua immagine narcisistica autoreferenziale di forza e potere (ma anche di brama di denaro15) che però proietta la parte debole di sé sull’altro, sul malato.

Il medico poi subisce, proprio a causa della sua mancata presa di coscienza di questa Ombra (…quanto più un fatto interiore non viene reso cosciente…) e a ruoli invertiti, la forza della burocrazia o quella della scienza o della tecnologia (farmaceutica, chimica, biologica, economica, informatica) che lo opprimono e tentano di renderlo umanamente e terapeuticamente impotente, come lui fa inconsapevolmente con il paziente, salvo poi lamentarsene.

Il medico senza Ombra consapevolmente portata alla coscienza non si accorge che è solo vittima di se stesso e dell’ignoranza delle sue azioni e dei suoi stati mentali (come tutti quelli che non riflettono sui propri comportamenti esterni e sui propri fattori psichici interiori del resto).

Nell’attuale medicina riduzionistica: “…curare vorrà dire, diagnosticamente, ridurre il malato alla sua malattia, la malattia alla sua localizzazione organica, l’organo malato al danno obbiettivabile, il danno a un segno e il segno alla sua misura. Poi ripercorrere, terapeuticamente, il percorso inverso: la correzione del segno mistificata come eliminazione del danno, il silenzio dell’organo come sconfitta della malattia, l’obliterzione della malattia come restituzione della salute. In questo processo…l’uomo fatto cosa è diventato cosa di un altro uomo… A lui (il medico) sono dati il vantaggio ed il potere, l’autorità ed il sapere. A lui, blandito con i miti della ‘missione’ e della ‘libertà professionale’, è concesso dettare le clausole, fissare i codici del rapporto con il malato: suoi infatti ne sono il linguaggio ed il discorso, il luogo ed il tempo, la regola e la libertà. Di lui, soprattutto, è lusingata la soggettività di un atto che deve fare e confermare, nell’altro uomo, l’oggetto. E ciò soltanto perché, risolto il dubbio nella falsa conoscenza, anestetizzato lo scrupolo nel profitto, egli non si avveda di essere un gestore a sua volta gestito…. La sua è, dunque, una situazione di crisi come quella del malato della quale condivide la condanna e la salvezza. Perché l’unica salvezza del medico è col malato che a lui la chiede. Se saprà finalmente e veramente passare dalla sua parte, essere con lui nella lotta per il suo diritto di salute e di vita, rifondare con lui una scienza a sua misura ed una medicina al suo servizio…16

Il rapporto medico paziente però non può essere quello riduzionistico-meccanicistico ma è un rapporto archetipico, quello del guaritore-malato, che solo con la medicina scientifica si è degradato al rapporto di potere fra meccanico e macchina guasta. Nel rapporto archetipico la distinzione fra soggetto e oggetto non è così definita come nella visione scientifica di stampo newtoniano-cartesiano, usata ancora oggi dalla medicina, che vede nell’altro e nel mondo solo un oggetto e in se stessi solo il soggetto, ignorando colpevolmente ogni interconnessione: “Il rapporto fra terapeuta e paziente è un rapporto personale nel contesto impersonale del trattamento. Nessun artificio può impedire che la cura sia il prodotto di un’influenza reciproca a cui paziente e terapeuta partecipano interamente… L’incontro di due personalità è simile alla mescolanza di due diverse sostanze chimiche: un legame può trasformarle entrambe. Da ogni trattamento psichico efficace ci si deve aspettare che il terapeuta eserciti la sua influenza sul paziente, ma questa influenza può verificarsi soltanto se il paziente lo influenza a sua volta. Influenzare significa essere influenzati. Non giova affatto a chi cura difendersi dall’influsso del paziente, avvolgendosi in una nube di autorità paternalistico-professionale: così facendo egli rinuncia a servirsi di un organo essenziale di conoscenza. Il paziente esercita lo stesso, inconsciamente, la propria influenza sul terapeuta e provoca mutamenti nel suo inconscio: quei perturbamenti psichici (vere lesioni professionali)… illustrano clamorosamente l’influenza quasi ‘chimica’ del paziente. Una delle manifestazioni più note di questo genere è la ‘controtraslazione’ indotta dalla traslazione, ma sono frequenti gli effetti di natura assai più sottile. A darne un’idea può servire l’antica concezione del demone della malattia: la malattia può essere trasmessa a una persona sana che, grazie alla sua salute, sottometterà il demone, non senza pregiudicare però il proprio benessere..(C.G. Jung, Problemi della psicoterapia moderna, pag. 80, in: Opere Vol. XVI, Boringhieri, Torino, 1981)17.

Nel rapporto fra guaritore e malato entrambi i poli dell’archetipo si mostrano nelle due persone che si confrontano nella situazione dell’incontro terapeutico: nel guaritore c’è anche la malattia, la ferita, che aprendosi permette di accogliere l’altro, e nel malato c’è anche un guaritore interno, che si attiva nell’incontro e cura da dentro. La proiezione reciproca delle parti inconsce sull’altro (nel guaritore è inconscio il malato, nel malato è inconscio il guaritore), se non riconosciute come avviene purtroppo oggi, generano un pericoloso rapporto di potere in cui uno è solo sano (il cosiddetto medico) e l’altro è solo malato (il cosiddetto paziente), uno è adulto e potente, l’altro è infantilizzato e reso oggetto, al limite cadavere, perché il massimo dell’oggettività è il corpo senza vita se le cose vanno male (vedi il vasto capitolo delle malattie iatrogene o delle operazioni chirurgiche inutili): “L’archetipo può essere definito come una innata potenzialità di comportamento. Quando gli esseri umani si trovano di fronte a una situazione tipica e ricorrente, reagiscono archetipicamente a persone e cose: la madre reagisce archetipicamente nei confronti del figlio o figlia, l’uomo reagisce archetipicamente nei confronti della donna, e così via; in questo senso certi archetipi hanno, per così dire, due poli. Nella situazione di base dell’archetipo c’è una polarità…. Ciascuno di noi nasce con i due poli dentro di sé; se uno di essi si costella nel mondo esterno, si costellerà anche quello interno di segno opposto. Il bambino risveglia il senso materno nella madre…. Secondo questo modo di vedere è possibile avanzare l’ipotesi che non esista un particolare archetipo del guaritore o del paziente, ma che essi siano due aspetti dello stesso archetipo. Quando una persona si ammala, viene costellato l’archetipo guaritore-paziente; il malato cerca il guaritore esterno, ma nello stesso tempo si attiva anche il guaritore intrapsichico a cui spesso facciamo riferimento chiamandolo il ‘fattore di guarigione’. E’ il medico che esiste all’interno del paziente stesso e la sua azione curativa è uguale a quella del medico che compare sulla scena esterna. Nessuna ferita può rimarginarsi e nessuna malattia può risolversi senza l’azione curativa del guaritore interno. Si dice comunemente che di un paziente: ‘Non vuole guarire’, ma questa non volontà di risanamento non riguarda ovviamente la volontà dell’Io. Non dovremmo dire: ‘Non vuole guarire’, ma piuttosto esprimere più precisamente il fenomeno affermando: ‘Il suo guaritore interno sembra debole’.”18

In questo rapporto archetipico la parola e il gesto sono i principali veicoli della guarigione, contrariamente alla medicina riduzionistica che tende a sminuire se non annullare il rapporto umano, il gesto, la parola, l’ascolto, la sofferenza, cioè la pazienza. Se si allontana il paziente si fa fatica a accogliere pathos, cioè la sofferenza, che però è anche la capacità di sopportazione, la pazienza, l’empatia, la compassione, la simpatia. Se si perde il senso del rapporto diventa allora sufficiente la ricetta del medico o una frettolosa visita o una consultazione telefonica, tanto tutto è delegato al farmaco, alla pillola magica, non all’uomo-medicina e alla relazione.

Riguardo al gesto e al contatto fisico fra medico e paziente: “… la mano…è lo strumento della dolcezza che contribuisce a stabilire un rapporto di totale fiducia (tra medico e paziente). Una unione prima di tutto fondata sull’affetto è ciò che trasmette il sentire ‘la mano guaritrice’ che entra in contatto con il Male e con il dolore, per calmarli. L’imposizione delle mani può essere considerata come un gesto istintivo, spontaneo (si porta naturalmente la mano dove c’è il dolore) ma, al di là della testimonianza della tenerezza, c’è il desiderio più o meno cosciente di portare sollievo e, come la madre che tocca la fronte febbrile del suo bambino, di offrire una sorta di sacrificio oscuro grazie al contatto con il Male e di trasmettere un po’ della propria forza all’essere che ne manca e che soffre.”19

Questo vuoto della storia, questo vuoto del rapporto, questo vuoto dell’umanità, questo vuoto dell’ascolto e della capacità di accogliere costituiscono la malattia della medicina, sono l’espressione all’esterno della lesione dell’aspetto femminile interiore del medico (la sua Anima). Esprimono il suo atteggiamento eroico troppo duro, maschile e razionale, che si difende da o nega le emozioni, la sofferenza, l’anima. Il medico-eroe agisce anche con successo alla superficie dell’essere, sugli aspetti materiali dell’essere umano. Ma se la malattia non è curata alla radice si ripresenterà sotto un’altra forma e la psiche umana cercherà di nuovo il rapporto con qualcuno che se ne prenda carico (vedi i continui ritorni di certi pazienti dal medico o nel pronto soccorso, ogni volta con qualche patologia diversa, oppure dallo psichiatra per le svariate espressioni di somatizzazione di ansia o depressione mascherata o di conversione isterica20…).

La carenza della capacità di ascolto è l’errore fondamentale del medico-macchina. Perché l’ascolto della storia del paziente, cioè l’anamnesi, è il momento più importante dell’incontro fra i due soggetti, l’unico veramente importante, sia ai fini della diagnosi che a quello della terapia.

Rifiutare l’ascolto dell’altro (sia esso paziente o familiare di un paziente) in ultima analisi è rifiutare una parte di sé malata di cui non si è consapevoli. E questo accade quando il medico è troppo centrato sulla coscienza dell’io (narcisismo) e non è capace di ascoltare né vedere i propri complessi psichici inconsci: a questo punto l’archetipo guaritore/malato si dissocia e le due parti sono reciprocamente proiettate sui due attori della relazione21.

Ma se già in una visione medica classica la raccolta della storia clinica del paziente era importantissima, cosa rappresenta veramente l’anamnesi (il ricordo) per una medicina da rinnovare e curare? Cosa si devono veramente ricordare il medico e il paziente, al di là della superficie delle parole?

Essi devono ricordare il significato psicologico e quello simbolico dei malesseri del corpo, il loro lato invisibile: le emozioni, i pensieri e i sogni, che sono invisibili. Ma anche se invisibili la loro azione sul corpo è potente e spesso precede o è in sincronia con la manifestazione somatica22.

L’anamnesi, il non-oblio, è anche il recupero della memoria delle nostre radici profonde, aspaziali e atemporali, animiche: in greco A-letheia significa non-oblio (per gli antichi greci il Lete era il fiume in cui si immergevano le anime prima di nascere per dimenticare il mondo da cui provenivano e le vite passate). Aletheia significa in greco Verità. Quindi ricordare è riconoscere la Verità, che è il non-oblio delle nostre origini, del nostro nucleo essenziale contrapposto a quello esistenziale23: l’uomo vive in un perenne stato di conflitto tra la verità del mondo esterno nel quale è stato posto e la verità interiore dell’anima che lo lega alla fonte della vita, e viene conteso tra le due parti finché non riconosce di essere vincolato a entrambe”.24

Ma l’oblio è soprattutto l’ignoranza della interconnessione del Tutto all’interno della Realtà, il non vedere l’Unità del Tutto, la Rete dei collegamenti, come viene descritta ormai sia dalla psicologia del profondo (inconscio collettivo e aspetto psicoide dell’archetipo, sincronicità)25 che dalla fisica moderna (connessioni non locali, entanglement): “le particelle subatomiche, quindi, non sono ‘cose’ ma interconnessioni fra ‘cose’, e queste ‘cose’, a loro volta sono interconnessioni fra altre ‘cose’, e così via. Nella teoria quantistica non si trovano mai ‘cose’, ma si ha sempre a che fare con interconnessioni. Ecco in che modo la fisica moderna rivela la fondamentale unità dell’universo. Essa dimostra che non possiamo scomporre il mondo in unità minime esistenti indipendentemente. Man mano che penetriamo nella materia, la natura non ci rivela mattoni da costruzione isolati, ma ci pare piuttosto come un tessuto complesso di relazioni fra le parti di un tutto unificato. Come si espresse Heisenberg: ‘Il mondo appare così come un complicato tessuto di eventi, in cui rapporti di diverso tipo si alternano, si sovrappongono e si combinano determinando la struttura del tutto.’26… Ma al di là di queste connessioni locali ce ne sono altre non locali, che sono istantanee e non possone essere predette, attualmente, in modo matematico esatto. Queste connessioni non locali sono l’essenza della realtà quantistica. Ogni evento è influenzato dall’intero universo, e anche se noi non siamo in grado di descrivere questa influenza nei particolari, riconosciamo un qualche ordine che può essere espresso nei termini di leggi statistiche…. Il teorema di Bell inflisse un colpo distruttivo alla posizione di Einstein dimostrando che la concezione cartesiana della realtà come formata di parti separate, unite da connessioni locali, è incompatibile con la teoria quantistica….Il ruolo fondamentale delle connessioni non locali e della probabilità nella fisica atomica implica una nuova nozione della causalità che avrà probabilmente implicazioni profonde per tutti i campi della scienza.”27. Medicina compresa, aggiungiamo noi.

Questo oblio delle radici essenziali e delle connessioni ha inevitabilmente come logica conseguenza la separazione fra le parti del tutto e la divisione dell’Io dal Tu, e quindi per tornare al nostro discorso anche quella del medico dal paziente. Un’altra conseguenza è la dissociazione della coscienza dell’io dalle parti inconscie della personalità, considerate Altro da se stessi e proiettate nella realtà esterna (egocentrismo, narcisismo, proiezione dell’Ombra su un capro espiatorio, scissione dell’archetipo guaritore-malato ecc.).

Senza questa consapevolezza della interconnessione nessun mutamento nei rapporti umani, neanche quelli di potere fra medico e paziente, sarà mai veramente possibile, perchè sarà prevalente la visione limitata che separa e divide: l’Io non potrà mai vedere nel Tu una parte della sua personalità globale complessa se si ritiene separato da lui e dal mondo, disconnesso e solo, invece che interconnesso in una rete universale misteriosa e sconfinata28.

III

Come può essere possibile oggi per il medico farsi veramente carico del bisogno se prevale in lui una visione della realtà ancora legata a una scienza e a una psicologia riduzionistiche e ormai obsolete?

Solo la percezione delle forze invisibili e profonde emerse dalle scoperte del XX secolo può permettere alla medicina di non esser più oggettivante e arrogante, incapace di cura.

Fra le forze profonde ci sono quelle archetipiche dell’inconscio collettivo descritte un tempo dai miti: “… ‘Tu Giove che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito. Tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Tu, Cura, che per prima hai creato e fatto vivere il corpo, lo ’possiederai’ finché vivrà e si chiamerà Homo perché è stato tratto dall’humus cioè dalla Terra.’ (Igino, Fabulae, CXX). Mi sto riferendo al mito nel quale si narra di Saturno che, nel dirimere una diatriba fra la Terra e Giove su chi dovesse dare il nome alla nuova creatura chiamandola uomo, diede a Cura il compito di mantenere in vita le sue creature (gli uomini) dimostratesi molto fragili, deboli, mortali. La cura – interessamento premuroso per una persona, per un essere vivente (pianta, animale) o per un oggetto – richiede impegno attivo, ma anche la partecipazione emotiva e viene rivolta, in genere, secondo le indicazioni del mito, verso persone, esseri o oggetti deboli, bisognosi. Cura nel mito non aveva solo il compito di mantenere in vita le creature, doveva occuparsene, proteggendole, difendendole. … La cura è farsi carico del bisogno, anche non manifestato, dell’altro; è quindi assunzione di responsabilità; è andare oltre il dovere e svolgere la propria azione con l’intenzione di fare qualcosa per migliorare, tutto e tutti. Il medico si assume la responsabilità del malato e lo cura con le medicine migliori...”29

La difficoltà di assumersi la cura e l’ascolto dell’altro è legata all’attuale difficoltà dell’Io di percepire e sopportare i valori oscuri e femminili della personalità (che sono: l’apertura, il tollerare la ferita interiore e esteriore, la misericordia, la gentilezza, la sopportazione, la passività nel senso positivo di capacità di lasciare alle cose il tempo di maturare, arrendersi alla sofferenza e tollerarla con tenacia, non combatterla con ostinazione). La nostra civiltà è diventata sempre più orgogliosa, maschile e dura con il passare dei secoli e educa tutti secondo l’immagine del mito dell’eroe, anche i medici: Frangar, non flectar! (Mi spezzerò ma non mi piegherò!)30

Liberare il medico dalla sua immagine narcisistica di potere e costringerlo a prendere coscienza della propria Ombra, cioè della ostinazione egocentrica, della sua volontà di potenza, dominio, comando e controllo sull’altro e sulla realtà, è un compito difficile. E’ un compito al quale ogni medico si dovrebbe dedicare individualmente e con costanza. Non è facile osservare se stessi da una prospettiva diversa e superiore rispetto agli automatismi del complesso dell’io31 e riflettere per liberarsene (re-flectere: ripiegarsi su se stessi per vedersi da fuori, come in uno specchio appunto).

La rinuncia all’egocentrismo è possibile solo con un sacrificio. Ma sacrificare significa rinunciare a qualcosa in nome di un’istanza superiore, generalmente un dio o delle divinità (=visione olistica, e non riduzionistica, dell’Universo), significa rinunciare al desiderio di dominio dell’io, al decisionismo autocratico così comune nei medici, alla loro bellicosità, alla durezza che è incapacità di accogliere e tendenza a rigettare. Un’impresa difficile, ma non impossibile se ci si ricorderà sempre che nel guaritore c’è dentro un malato e nel malato un guaritore interno in relazione dialettica, anche se invisibile.

L’egocentrismo rende impossibile l’empatia con l’altro, in questo caso con il paziente. E’ La mancanza di risonanza, di transfert, di apertura, di una mente-specchio che riflette tranquillamente: l’empatia come forma di conoscenza è la capacità di pensare e di sentire in se stessi la vita interiore di un altro, è la risonanza con l’altro che permette di conoscerlo nel profondo.

E’ la paura di percepire la sofferenza altrui attraverso la propria che è all’origine della chiusura e della perdita di sensibilità del medico (rigidità come difesa dalla percezione del dolore, intellettualizzazione come meccanismo di difesa dell’io, ben rappresentati dalla burocratizzazione o dalla tecnologia dell’atto medico che facilitano il distanziamento dal corpo e dalle emozioni del paziente, e dalle proprie, cioè dal controtransfert: è tipico di certa medicina il moltiplicare gli esami e le analisi per placare l’ansia, soprattutto nei casi gravi)32.

Conclusioni

L’intuizione della interconnessione fra le varie parti del reale (la rete di Indra/entanglement, v. nota 28) si perde nella notte dei tempi dell’umanità.

Di questa intuizione comune a tutte le religioni33 a volte diventiamo consapevoli: noi siamo l’altro, in uno stato di empatia fusionale. Allora il medico percepisce di essere anche il malato e il malato di essere anche il medico (archetipo del guaritore non dissociato in due persone distinte ma che le riunisce in uno stato empatico).

La vera novità che oggi rivoluziona il passato consiste nel fatto che è anche possibile avere una conferma scientifica di questa interconnessione che prima era solo intuitiva, e questo dovrebbe renderci saggi. Non possiamo proprio più ignorare che noi siamo l’altro e che l’altro siamo noi e che tutto è misteriosamente interconnesso. Se continuerà a ignorarlo la medicina non sarà capace di curare se stessa. E nemmeno gli uomini.

1Medico Chirurgo, specialista in Psichiatria, Direttore di Struttura Complessa del Distretto Psichiatrico di Imperia della ASL 1 Imperiese, Responsabile del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale di Imperia, Docente di Psichiatria a contratto (2016-2019), Corso di Scienze Infermieristiche dell’Università degli Studi di Genova.

2Francesco Varanini, Le Cinque Leggi Bronzee dell’era digitale. E perché conviene trasgredirle. Guerini e Associati ed. 2020.

3Nella parola ‘macchina’ è già insita la logica del potere…: La parola MACCHINA/MECCANISMO deriva dalla radice ittita MEKKIS, che significa POTERE, FORZA, GRANDE. In sanscrito è MAGH, crescere, aumentare, da cui il latino MAGNUS, MAGUS. La radice indoeuropea in tedesco diventa MACHT, forza, potenza. .(Pianigiani O. Vocabolario etimologico della lingua italiana, Società Editrice Dante Alighieri, 1907, digitalizzato 2008).

4 Massimo Teodorani. Entanglement. L’intreccio nel mondo quantistico: dalle particelle alla coscienza. Macro ed., 2020.

5 Giulio Maccacaro. Per una medicina da rinnovare, Feltrinelli, 1979, pag. 142-43.

6Siamo purtroppo sempre più vicini all’incubo orwelliano del medico-robot: v. Claudio Testuzza. ‘Se Amazon si mette a fare il medico’. In: Il giornale della previdenza dei medici e degli odontoiatri. Anno XXVI – n° 4/2021; “In un futuro più che mai prossimo potrebbe essere un medico virtuale di Amazon a decidere quando è necessario l’intervento di un collega umano…” ecc.

7 Dr. Maurizio Zirillo, anatomopatologo a Thiene (VI). ‘La telemedicina stravolge il nostro lavoro. E i pazienti.’ Lettera a IL FATTO QUOTIDIANO, mercoledì 12 maggio 2021.

8 Dal greco téchne = arte (collegato alla poiesis, ovvero alla produzione), la parola rimanda ad una radice indoeuropea, tek = tessere, la stessa da cui derivano, tramite il latino, i termini: testo, tela, testa, testuggine. Il passaggio dal greco all’italiano non è lineare e semplice. In latino techne è sostituita da ars, artis: da una radice comune ad artus e arma (strumento, articolazione). Nella lingua latina compare solo un raro aggettivo derivato dal greco, technicus (maestro di un’arte). Le lingue neoromanze usano parole derivate da ars per indicare le “arti meccaniche”, cioè i lavori manuali che richiedevano una certa abilità: art (francese), arte (spagnolo o italiano), l’equivalente in inglese è craft. L’aggettivo tecnicus riprende vita, nel primo ‘600 in Inghilterra, dove si ritrova tecnical (riferito a persona, 1617); mentre in Francia la prima segnalazione di tecnique è del 1721 (attestato, nel 1756, dall’Académie française). Nel 1764, esce la più famosa opera illuminista, l’Encyclopedie: il sottotitolo recita: “Dictionnaire raisonné des sciences, des arts e des métiers” (là dove arts sta ancora per tecniche). In Italia l’aggettivo sembra sia entrato nel 1754-56, mentre il sostantivo “tecnica” risale al 1891. Per curiosità si può ricordare che in Cina l’ideogramma di tecnica, significa, al tempo stesso, arte, mistero e processo. E’ rappresentato come un crocevia, vale a dire cammino, strada, comunicazione.

9 Massimo Fini. L’anno del fallimento della scienza medica. Articolo in: IL FATTO QUOTIDIANO, martedì 23 marzo 2021.

10 Annick De Souzenelle. Il simbolismo del corpo umano. Gorle (BG): Servitium ed., 2010.

11 Rupert Sheldrake. La mente estesa. Milano: Feltrinelli, 2018.

12 C.G. Jung. Gli archetipi dell’inconscio collettivo. In: Opere, Vol. 9. Torino: Boringhieri ed., 1980.

13 Nguyen Van Nghi. Patogenesi e patologie energetiche nella medicina cinese. Milano: UNICOPLI, 1983. Deadman P., Al-Khafaji, M, Baker K. A Manual of Acupuncture. Journal of Chinese Medicine Publications, 2007. Rochat de la Vallée E. La medicina cinese. Spiriti, cuore, emozioni. Milano: Jaca Book, 2008. Rochat de la Vallée E., Larre C. Dal “Huangdi Neijing Lingshu”. La psiche nella tradizione cinese (Psyche in Chinese Tradition). Milano: Jaca Book 1994.

14 C.G. Jung, in: Opere vol. 9/2, Aion, Ricerche sul simbolismo del Sé, p. 67, Torino: Bollati Boringhieri ed., 1982.

15 Albert Bruce Sabin creò il vaccino contro la poliomielite e rinunciò a soldi e brevetto per diffonderlo anche fra i poveri: “Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”. Era ebreo e le sue due nipotine furono uccise dalle SS. Alla domanda se lui avesse desiderio di vendetta rispose: “Mi hanno ucciso due meravigliose nipotine, ma io ho salvato i bambini di tutta l’Europa. Non la trova una splendida vendetta? Vede io credo che l’uomo più potente sia quello che riesce a trasformare un nemico in un fratello” (cit. in: Teresio Bosco, Uomini come noi, SEI, 1968, p.108).

16 Giulio Maccacaro. Per una medicina da rinnovare, Feltrinelli, 1979, pagg. 159-60.

17 v. anche: Joseph Cambray. Synchronicity. Nature and Psyche in an interconnected universe. Texas A & M University Press, 2009, pagg. 29-30: ‘He (Jung) borrowed and transmuted the language of physics in an attempt to enlarge psychology while simultaneously seeking to use this same psychology to incorporate and extend physics itself. In the process his psychology was altered, archetypal theory was revised, the notion of the psychoid was given greater relevance, and a new pathway for exploring coincidences was opened. Jung’s theories thus were changed by the encounters with Pauli and modern physics more generally in a manner reminiscent of Jung’s own views of the therapeutic process in which both partners are altered: “The relation between doctor and patient remains a personal one within the impersonal framework of professional treatment. By no device can the treatment be anything but the product of mutual influence. . . . For two personalities to meet is like mixing two different chemical substances: if there is any combination at all, both are transformed. . . . You can exert no influence if you are not susceptible to influence. (Jung, Die Probleme der modernen Psychotherapie, 1929)”

As a theory, synchronicity therefore seeks to present a universal principle, something fundamental to the world, at the core of existence and not only human existence but of the world itself. Jung seeks to go beyond the descriptions of classical physics, as the best of his contemporaries in physics were doing, but using his psychological understanding to derive a compensatory notion to causality. This was guided in part by the project of articulating a holistic science, valuing the profound interconnectedness of all things. Discerning patterns of the whole that link disparate elements into a unity that cannot be adequately described by reductive approaches provided a perspective Jung felt was missing from the scientific worldview of his day. In the nineteenth century a similar vision had been sought by those following the naturphilosophie of the German Romantic tradition, but with few successes. With the aid of the revolution brought by modern physics, and in dialogue with some of its exponents, Jung brought the equally revolutionary psychology of the unconscious to bear on an emerging description of the world in which the psychological and the physical are inextricably intertwined.

18 Adolf Guggenbuhl-Craig. Al di sopra del malato e della malattia, Cortina ed., Milano, 1987, pagg. 75-76.

19Dominique Camus. Enquete sur les mondes sorciers. Tome I. Le désenvoutement. Pag. 208. Editions Ouest-France, Rennes, 2016.

20 Maurizio Albertini. La casa sul mare. In: Pain Nursing Magazine – Italian Online Journal Vol. 6 – N. 2-3 2017: pp. 52-60. Albertini_M_PNM_23_2017_52-60.

V. anche: Imagination and Hysterical pain in: maurizioalbertini.com

21 Dis-ob-audire = disobbedire: etimologicamente ed essenzialmente è l’incapacità di ascolto da parte dell’Io dell’altro, anche e soprattutto quando questo altro è il nostro Sé profondo, mentre l’obbedire = ob-audire, è la capacita di ascoltarsi, di ascoltare gli altri o la Voce dell’Anima o dello Spirito in noi. L’assurdo = ab-surdum, è la sordità all’Essenziale che diventa l’assurdità del vissuto e del comportamento, conseguenza del non ascolto e della disobbedienza al Sé: v. Annick de Souzenelle, op. cit.

22 Maurizio Albertini. La casa sul mare. In: Pain Nursing Magazine – Italian Online Journal Vol. 6 – N. 2-3 2017: pp. 52-60. Albertini_M_PNM_2-3_2017_52-60

23 esistenziale = da ex-sistere, stare fuori (dall’Essere, dall’essenziale), stare nel creato. nel mondo.

24 C.G. Jung. In: Vol. 18, La vita simbolica, pag. 290. Torino: Boringhieri, 1981.

25 C.G. Jung. In: Vol. 8, La dinamica dell’inconscio: “La sincronicità come principio di nessi acausali (1952)”. Torino: Boringhieri, 1976.

26 Werner Heisenberg, Physics and philosophy, Harper & Row, New York, 1962 (Fisica e Filosofia, Il Saggiatore, 1966).

27 Fritjof Capra. Il punto di svolta. Feltrinelli, Milano, 1984. Pag 69-73.

28 Joseph Cambray. Synchronicity. Nature and Psyche in an interconnected universe. Texas A & M University Press, 2009, pag. 44: “Another archetypal field image is “Indra’s net” from Indian and Chinese Buddhist philosophy. This image is one of the primary metaphors of the Hua-yen, or flower garland school: In the heaven of the great god Indra is said to be a vast and shimmering net, finer than a spider’s web, stretching to the outermost reaches of space. Strung at each intersection of its diaphanous threads is a reflecting jewel. Since the net is infinite in extent, the jewels are infinite in number. In the glistening surface of each jewel is reflected all the other jewels, even those in the furthest corner of the heavens. In each reflection, again are reflected all the infinitely many other jewels, so that by this process, reflections of reflections continue without end.

As already seen, Leibniz’s monads also share this same fundamental image, his mirror thesis insists that each monad reflects all others, that is, the whole universe in itself. A holistic, radically interconnected, reflective universe has been a recurrent imagining of humanity, and Jung’s theory of the Self together with the collective unconscious offer a psychological reading of this archetypal pattern. Synchronicity becomes a particularly potent manifestation of the field with the resonant reflections of internal and external events.”

29Nunzio Galantino, Farsi carico del bisogno. Articolo in: Domenica del Sole 24 ore, 24 luglio 2016, n.202.

30 Orazio. Odi, III, 3, 1-8.

31Il testimone/osservatore nascosto che guarda con distacco il comportamento dell’io di cui parla il Vedanta: l’Atman che osserva l’Aham. V. Roberto Calasso. ‘Il teatro di posa della mente’ in: Allucinazioni Americane. Adelphi ed. Milano, 2021.

32Le parole Medicina, Meditare e Mente hanno una radice etimologica comune. Dal sanscrito Medha deriva mente e sapienza, dalla radice Mad-, Madh- derivano Medeo, curo le malattie, in latino, e Meditari, forma intensiva di Medeo/Mederi che significa pensare, misurare. La radice Ma- /Man- nelle lingue arie ha il doppio senso di misurare e pensare (mente). In greco: Mehos, Consiglio, Medomai, Deliberare, Mahos, Maestro, Manthano, Insegno, Imparo a conoscere. Antico Slavo: Mad-ru: intelligente. .(Pianigiani O. Vocabolario etimologico della lingua italiana, Società Editrice Dante Alighieri, 1907, digitalizzato 2008).

33 Citato e tradotto dal francese: Patrick Sorrel, L’expérience de la liberté interieure, Lulu Press, 2016: “Nel giudaismo: ‘Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso’ (Rabbi Hillel, 70 a.C), o ancora ‘Ciò che ti è odioso, non farlo ad altri’ (Talmud, Shabbat, 31a). Nel Cristianesimo: ‘Ciò che volete che gli uomini facciano per voi, fatelo voi stessi per loro’ (Vangelo secondo Matteo, 7, 12 e secondo Luca, 6, 31). L’Islam lo completa: ‘Nessuno di voi sarà un vero credente finché non amerà per suo fratello ciò che ama per se stesso’ (Maometto, 600 d.C.). Induismo: ‘Tratta gli altri come vorresti tu stesso venire trattato.’ (Epopea del Mahabharata, 400 a.C.); Jainismo, ‘L’uomo dovrebbe camminare in maniera indifferente alle cose terrestri, e trattare tutte le creature come gli piacerebbe essere trattato.’ (Sutrakritanga, 500 a.C.); Confucianesimo, ‘Non fate agli altri ciò che non volete vi sia fatto’ (Dialoghi, XV, 23); Buddismo, ‘Non ferire gli altri con dei mezzi che tu stesso sentiresti che ti feriscono’ (Udana-Varga, 518); Taoismo, ‘Considera che il tuo vicino guadagna il suo pane, e che il tuo vicino perde ciò che tu perdi’ (Lao-Tzu, 600 a.C.). Per concludere: Zoroastrismo, ‘Tutto ciò che ti dà fastidio, non farlo neanche agli altri’ (Shayast-na-Shayast, 13-29, 1000 a.C.).”

ZHU BIN, Kidney 9 acupoint: a study on imagination and hysterical pain. Maurizio Albertini, maggio 2021

Imagination and hysterical pain
Dr. Maurizio Albertini
Psychiatry Specialist
Medical Psychiatry Manager, Psychiatric Ward, Hospital of Imperia (Italy),
Psychiatry Lecturer, School of Nursing, University of Genoa

 

ABSTRACT

This paper describes the healing of psychogenic joint and muscle pain (better defined as a ‘hysterical conversion symptom’ if we use psychiatric terminology), treated with acupuncture and imagination. During the sessions, I noted the images evoked in a state of relaxation induced by acupuncture. This was done until the somatic symptoms for which the patient referred to the doctor were resolved. The clinical case in question shows how behind a (conversion) symptom, which on the surface appears to be trivial, there are many layers of meaning.
The fact that acupuncture facilitates the ability to be imaginative is another aspect I was able to observe in this essential unit of deep energy. This emerges on the surface in two ways, both physical and psychological or in other words, in the body functions and in the various “psychisms” and emotions connected to organs and bowels (ZANG FU), as described in Traditional Chinese Medicine, in our psychosomatic medicine or the symbolism of the body in analytical psychology.
KEY WORDS: analytical psychology, acupuncture, joint pain, muscular pain, psychogenic pain, hysteria, conversion symptoms, dream, transcendent function.

1) Preliminary Remarks
Behind every symptom, there is an invisible world of thoughts and emotions which are rarely taken into consideration, both in terms of the day-to-day experience and knowledge of the patient and the more difficult terms of exploring the unconscious and the realm of one’s imagination. Moreover, therapists themselves have an equally invisible world of thoughts, experiences and emotions which interfere in their relationship with the patient, facilitating or complicating treatment, depending on the case and their own awareness of the world we live in.
Through acupuncture, it is possible to facilitate imagination, thus revealing personal experiences or analysing their symbolic content in the patient’s psyche.
Acupuncture points have a symbolic psychic correspondence and are not merely stimulation points of a given organ or function; the revelation for me was realising that the names of some acupuncture points were the expression not only of bodily and energetic functions, in the Traditional Chinese Medicine sense, but also of psychic ones, which are correlated to one another. I made this discovery through a dream my thirty-four-year-old pregnant friend told me about. Shortly after having this dream, she lost her baby due to miscarriage in the third month.
This was her dream: “I was in a house built on the beach by the water. The atmosphere was cold and hard. The walls of the narrow, square room I was in were cement-grey and felt unwelcoming. I woke up with a horrible sense of anguish and constriction.”
Within this dream it is not difficult to identify the perception of an experience of pregnancy – the house is the woman’s uterus, hard and cold, and the miscarriage is symbolised by the inhospitable nature of that space.
It is possible to read the dream on multiple levels: the patient could identify with the foetus, recognizing it as her own foetus, or could identify with the sensation of rigidity and lack of hospitality, provided by her unconscious as a perception of her internal state, specifically her lack of receptive ability as mother. It could also be a message from the foetus itself.
Even if I recognised the anticipatory signals of the miscarriage and the descriptive analysis of my friend’s personality, which also manifested in her uterus, the dream would not have drawn my attention so much, if at the time I had not been attending an acupuncture course at the ‘So Wen’ school of Traditional Chinese Medicine in Milan on the kidney’s meridian. The teacher described a point of acupuncture (ZHU BIN) and its therapeutic qualities used on patients at risk of miscarriage. I was astounded by the depth of Chinese thought and its traditional medicine. Furthermore, I sensed we were close to finding a meeting point between two worlds or two fields of medical thought.
This juncture could only happen now, at a time when the West has developed the knowledge of analytical psychology and, simultaneously, the notions of Traditional Chinese Medicine has been introduced into our culture.
However, to take one point at a time. The “house by the sea” or the “building on the beach” or the “guest house” is the translation of the Chinese name of point 9 on the kidney’s meridian, Zhu Bin. Clearly the name was not given by chance, but it describes a function which is expressed both on the uterus as an organ and on a symbolic level in the deepest level of the unconscious (conveyed with the same image in my friend’s dream, i.e. the house by the sea). The uterus, if seen as a “house”, is close to the sea; in other words, the place where the foetus (the guest) resides is immersed in amniotic fluid.
There appears to be an energetic level, defined as “psychoid” according to Carl Gustav Jung’s terminology (Jung, 1952), in which “the house by the sea/guest house” is not just the body or the dream, it is both. The two levels (body and spirit, yin – matter and yang – psyche) are connected by the image, which in the dream and in the name of the Zhu Bin point perfectly express the symbol.
The symbol of “house by the sea/guest house” appears to us in its two aspects, the uterus and the dream. However, in reality, in the depths of the unconscious, it is two things at once, the uterus and its dreamlike description, i.e. its psychical side.
For analytical psychology, a “house by the sea/guest house” is a home, an environment, a consciousness, an ego close to the collective unconscious represented by the sea. The house is the vessel which can welcome something from the sea, from the source of infinite life. This infinity stands before the finite and limited nature of the house, the symbol of the person and her physical and psychic boundaries, her skin, her ego. So, on the one hand, there is the creativity potential of infinity and, on the other, there is a real person, a uterus and a consciousness, which correspond to a tiny fraction in this infinite sea of unconscious energy.
According to traditional medicine this sea of energy (QI), courses through the meridians of acupuncture (‘energy channels’) while, according to analytical psychology, this is revealed in one’s dreams (images that transfer the energy of the unconscious making it accessible to the conscious mind).
Through the manipulation of the points and the evocation of psychic images, we can access two different types of expression of the same strength, the same psycho-physical energy which supports body functions both consciously and subconsciously.
The fact that acupuncture facilitates the ability to be imaginative is another aspect I was able to observe in this essential unit of deep energy, which comes to the surface in two ways, both physical and psychical, or in other words, in the body functions and in the various “psychisms” and emotions connected to organs (ZANG) and bowels (FU), as is described in Traditional Chinese Medicine, in our psychosomatic medicine or the symbolism of the body in analytical psychology.
As a matter of fact, there is no body function that does not have an equivalent or imaginary emotional correlation, the same way there is no emotion or psychic movement which does not accompany somatic or physiological changes (for example, blushing when embarrassed or defecating when scared) or pathological reactions (for example, an asthma attack or a heart attack following an intense emotion). The clinical case describes the healing from joint and muscle pain which are psychogenic or, in psychiatric terms, ‘hysterical conversion symptoms’. This term clarifies the correlation between the physical and psychological, as I mentioned above, regarding the name of the Zhu Bin point, which describes the uterus as both a body organ and a psychological image of the unconscious.
Given this preliminary remark, I will describe a clinical case in which acupuncture is also used as a tool to know about one’s mental well-being which, when somatised, leads to the physical symptom. Throughout the course of the 15 acupuncture sessions (the first five happened on a weekly basis for the duration of one month, the remaining sessions took place over the course of three months at weekly intervals), I transcribed a series of images evoked by sensations of relaxation induced by acupuncture until the somatic symptom for which the patient had reach out to a doctor had been solved. In the following notes regarding each session, I also describe in brief my interpretations of these verbal associations to the images evoked by the patient during acupuncture.
The aim is to illustrate how, behind every (conversion) symptom, which may appear to be trivial, there are in fact repressed emotions (especially anger and anguish from abandonment) and many worlds and layers of meaning.

2) A clinical case
This is the description of a therapeutic relationship that lasted about three months between the writer and one of his patients, which took place a few years ago. In this series of acupuncture sessions, active imagination was used together with the use of needles. This was not a phase of a Jungian analytical psychotherapeutic treatment in which acupuncture was also used.
I wanted to apply this method both for the reasons that have been set out in the preliminary notes, but also because after graduating in Medicine I undertook a long Jungian analysis, I specialized in psychiatry and at the same time I learned Traditional Chinese Medicine in Italy and France. In short, I wanted to practise a synthesis of these three methods on some patients on whom I was using acupuncture, but this is the only case described in its entirety, the only one of which I have fully transcribed the sessions.
The patient was treated using needles while she was lying on the doctor’s couch and she spoke during or after the application of the needles, giving free rein to the images and the story of her experiences and emotions, past and present. I listened, answered, analysed what she said, even though, not being analytical psychotherapy, I limited myself to giving her interpretations that she was able to tolerate. I did not make an analysis of the transference and countertransference, although I considered my experiences and hers in the light of my analytical knowledge. I elaborated and passed on to the patient my personal interpretation of the image that was evoked or of the emotions that arose. However, it was the quality of her images that prompted me to write up the case, but I have also observed this flow of imagination in other patients with whom I have used the same method. Most probably the relaxation and ‘abaissement du niveau mental’ induced by the acupuncture are factors facilitating the release of unconscious psychic energy and that of QI (DE QI: Jian Kong et al. 2007). The acupuncture releases endorphins in the body. This is also why it is analgesic.
Here is the clinical history of these sessions.
A 38-year-old woman patient has pain to her right wrist, which has been ongoing for almost a year and has progressively increased. She also has back pain. Nothing significant comes up in the X-rays and anti-inflammatory drugs combined with other treatments prove to be ineffective.
Case history: the patient’s mother died in 1995 due to a stroke and her father died some years before due to pulmonary emphysema. The patient is married and has no children. Her sleeping and diet are quite regular (she doesn’t eat meat, loves cheese and cakes), and has worked as a bank clerk for many years. About three years ago, she suffered a fracture to the 5th lumbar vertebrae. She often experiences cervical and lumbar pains and has pains radiating down her right arm. Light oedemas on the legs.

First session
Images evoked by the patient in the first session: she sees a xylophone, she plays it. She is in her aunts’ house, with the brothers she plays with and play-fights with. Her aunts are two spinsters. One is very possessive. In the imagination she is a child. She would like to leave, but one of the aunts constantly scolds her and forbids her from leaving. Then she sees her parents entering through a door. The vision of her mother is clear and the vision of her father is fuzzier. She bursts into tears.

Notes to the first session
Note the number of images regarding the wind-wood-liver energetic movement in the transcription which emerged from the sessions: xylophone, tree, fife-flute, bright green. The removal of the energetic obstruction is at first predominantly about a psycho-physical movement called Hun in Chinese traditional Medicine, a movement connected to wood-wind-liver. Thus, we move from suffering to courage, weakness to strength, etc. (see later in: The links between Chinese Medicine and Jungian psychology). The wood-wind-liver movement was manifested as rage if inhibited or, if in excess, was blocked by excessive movement connected to the spleen (as a matter of fact, one of the patient’s symptoms was love for cakes and dairy products, sign of energy weakness of the spleen, the organ that symbolizes the mother and is related to food and sweet taste). The earth-spleen-mother yin is connected in this case to obsessive reflection, the mental, “terrestrial” ego (or Yi, the mental side of spleen energetic movement).
If the reflection is obsessive, excessive and chronic, too much earth-spleen yin can block the wood-wind-liver yang. In psycho-physical terms, the liver is connected to the muscular system, sexuality, immune defences, the early onset of male yang in spring, the colour green, etc. Subsequently, during the sixth session, after the wood-wind-liver movement (HUN), there’s the disobstruction of the Heart Movement (SHEN).
Points used in the first sitting: SAN JIAO-4 (YANGCHI), SAN JIAO-5 (WAIGUAN), GB-34 (YANGLINGQUAN), GB-20 (FENGCHI), S.I.-12 (BINGFENG) and ST-36 (ZUSANLI). SAN JIAO (this means in Chinese: Triple-heater) 4 (is a wood-wind point) and SAN JIAO 5 are close to the painful area in the right wrist, which is in an energetic void. They are stimulated by needles.

Second session
Images of the second session evoked by the patient: a climber is at the top of a mountain. He finds a nest with eaglets in. He takes one in his hand to stroke it, but the mother eagle arrives and throws him down off the mountain top. He falls, but gets back up. He enters a dark cave with bats.
He goes outside and sees frightened and cautious steinbocks with his binoculars. He points his binocular at a bush nearby to look at it more closely.
He can almost touch the bush. The climber descends between two peaks which become a mountain canyon, then a dark tunnel with cold, hard, rocky walls. At the end of the tunnel, he exits and there is a lot of light.

Notes to the second session
Verbal associations of the patient to the images evoked:
– The City of Aquila, Campo Imperatore, Mussolini’s escape, the fall of the Fascist leader (black-yin), head capitalists.
– The 16th Arcane of the tarot cards, the Tower.
– A refusing mother. A cold, unwelcoming, uterus. A hand that cannot touch her brother (born a year after her).
– The husband wears very thick lenses, he wears glasses because he is very short-sighted, he is almost blind and is missing a crystalline lens. Someone falls and dies, then comes back to life.
My interpretation of the images: there’s an excessive movement of energy towards the top, towards the head and the hands (with consequent pain to the cervical spine, the wrist, the back, all yang strata of the body). The image of the eagle-spirit causes the traumatic spiral. Due to acupuncture treatment, the energy balance and excess start to be compensated by the Spirit, of which the eagle is a symbol. The paranoid, inflated imperial ego (as in Icarus, Lucifer, Prometheus) reaches too high. Paranoia = observe, analyse, fear of being seen – that is the frightened and cautious steinbock which is looking from above, observing from above, waiting, equipped with horns, which is another symbol of excessive yang (in Chinese, yang means ram). The ram, even in Western astrology, is the symbol of impulsive strength, of spring, of nascent fire, of initial activity. In Chinese medicine, upward movement is caused, as we will better see below, by rage (wind/fire in the head).
Points used: the same as the previous session.

Third session
Images from the third session: Siamese cat… immobile, licking itself… then walking… with its tail upright… it waits, in a somewhat unfriendly and vaguely threatening manner… it jumps on a cylinder-shaped hat, it destroys the top part of it and enters, then it exits from below, maybe digging a hole. An 8 or 9-year-old child appears: it’s Alice in Wonderland beyond the mirror. She’s wearing puffy, old-fashioned clothes. The cat jumps into her hand, then walks up her arm and rests on her nape… Here, it becomes a small rabbit and she embraces it, she strokes it, the rabbit rubs against her. The rabbit jumps to the ground, goes and hides in the den in the ground which is the perfect size for it, popping only its head out. She approaches it, rubs her face against its nose. The den is in a depression in the ground… the rabbit jumps into her lap, she is flustered and runs away, followed by the rabbit. She climbs a tree, higher and higher up among the branches full of leaves, until she sees the sky. She starts collecting small bright green leaves in her hands. She creates piles, then goes down the tree and feeds the rabbit. She then starts playing the fife.
(the patient suffered a slight headache at the end of the session)

Notes to the third session
Patient associations: “Hussar on the Roof”.
My interpretation of the evoked images: a “Siamese” cat represents the “Chinese” energy. The animal is the symbolic representation of energy linked to the body and of the instinct which travels up the arm as far as the nape, then penetrating. The excessive use of reasoning, obsessive rational control, in Chinese medicine is an excess of the spleen’s yin: here the yang penetrates the yin.
The image is that of the patient’s inner child (Alice with the rabbit or the Mad Hatter) brought to life by the primordial instinctual energy which enters and runs through her veins. Energy circulates, returning the colour of life. Alice goes beyond the mirror, into wonderland.
The cat becomes the rabbit (the symbol of spring, Easter, renewed cycle, sexuality, being prolific, etc.). The rabbit-energy runs and penetrates the body, in the yin (spleen-earth-material). Den in the earth, into the feminine, into a person’s yin. While going through the images, the patient finds the wood-tree energy, which radiates along the spine (the trunk), sees the internal sky, grabs the shiny energy of the Imaginary World, re-energises the hands which were in an energetic void, the hands are once again charged with energy. The energy correctly circulates back down, returning to the ground. Childlike, animal and tender aspects of personality are nurtured (it re-establishes an internal relationship between the adult and rabbit, animal and child).
Playing the fife: it is a musical instrument connected to “wood-wind”; it expresses the presence of Hun-wood energy in a harmonious, musical manner. This energy flows harmoniously and correctly. It enters and exits the body as it should, a body now recalibrated by acupuncture. (According to Taoists, the elixir of a long life is extracted from a rabbit on the moon, a symbolic image of the unconscious. See Chevalier, Gheerbrant, 1974)
Points used: the same as the previous session.

Fourth session
Images of the fourth session evoked by the patient: A man with a beard on a sailboat in a lake. He lifts the anchor, puts it on board near some ropes. He climbs up the mast, then climbs back down. He starts fishing with rods, catches a fish and starts to clean it. First, he throws it inside the boat, then with a knife he opens its belly, removes its insides and tosses them into the sea, then cleans the skin and attaches the fish to a hook. Some seagulls arrive and take the fish. The man gets very angry, He starts the boat and returns to shore. He leaves the ropes in the storage hut. He heads inland and walks across a forest until he reaches a well.

Notes to the fourth session
(no associations from the patient)
My interpretation of the images: The up and down movement on the mast is identical to the previous session. The fishing rods/reeds are connected to the fife. This time, the kidney-water energy movement is in play. Its symbolic energy is a fish, an animal which is more primitive than a cat or rabbit. It is the wind-wood = sailboat which blows upon the water-lake and then becomes the sea. This represents the progression of energy from the pneumatic aspects (yang) to denser aquatic aspects (yin).
The fish represents the most primitive stages of development (foetus and embryo) and the more archaic ones anatomically (the spinal cord).
The well: this represents the source of interior water, psychic energy coming from deep within the unconscious. The well is also the symbolic representation of emerging energy (QI/libido).
Points used: the same as the previous sessions.

Fifth session
Images from the fifth session: There is a man near a rope hammock, which is planted on two poles. There is a white llama, which the man takes some milk from and drinks it. We are in Mexico.
The man walks with the llama and goes and sits under a tree. He begins to sleep. He is awakened by ants crawling up his leg, reaching his head and face. He abruptly gets up, removes his hat and goes to wash in a puddle of water. Annoyed, he starts walking again. He can see a big city over a small hill.
First, he goes into his bare and simple house, which has an old marble sink. Then he goes outside and starts playing with some children he has just met. He meets a man who is more or less his age and accompanies him to the man’s house. This house is also simple, but a little sad. However, it does have a big fireplace and the fire is lit. Smoke goes out through the chimney. Inside the house, there is also a woman sitting in silence, motionless, passive, near the table. Her hair is tied behind her nape. The patient witnesses the encounter of these three people.

Notes to the fifth session
Patient associations: Tortilla Flat, Steinbeck’s book (note how the steinbock from the first session has morphed into Steinbeck), the ability to enjoy life, there can be irony even in poverty, peacefulness far from our civilisation, etc. Observe the representation of relaxation induced by acupuncture and the crumbling of all defences: the aggressive steinbock with horns who becomes the nourishing, maternal llama.
My interpretation: all the images represent energy (QI) which goes up the legs (ants, etc., water splashed in the face, children playing, a fire lit in the fireplace).
Points used: to the right SAN JIAO-4 (YANGCHI), SAN JIAO-3 (ZHONGZHU), SAN JIAO-5 (WAIGUAN), S.I.-5 (YANGGU), L.I.-5 (YANGXI), L.I.-4 (HEGU), GB-34 (YANGLINGQUAN), BL-23 (SHENSU), GB-25 (JINGMEN), DU-14 (DAZHUI), REN-12 (ZHONGWAN), S.I.-11 (TIAN ZHONG). To the left, the same except SAN JIAO-3 (ZHONZHU), and S.I.-5 (YANGGU).

Sixth session
The pain to her hand has almost completely gone. She returns for her backpain, to the 5th thoracic vertebra level, and the neck.
Images from the sixth session: swallows flying in a circle above a waterfall. A ray of light starting below, where the dripping water gathers in a small lake. Water steam.
The ray of light tends to drag the swallows down.
The ray starts in a cave located more or less in the middle of the waterfall, hidden behind the waterfall, in the rock (at the height of the 5th thoracic vertebra if the waterfall is a representation of the spine and its energy flowing down it). In the cave, there is a green dragon. It’s very sad (energetic block = pain).
She is with the dragon. She strokes it. The dragon licks her hand and face, then she strokes it and it moves. Then it curls up.

Notes to the sixth session
(no associations from the patient)
My observations: The energy is blocked in Shendao (a point located at the level of the 5th thoracic vertebra). There are problems connected to the Shen-spirit of the Tao, the psycho-physical movement of the Heart, where feelings deeply reside. (Rossi E., 2002; Rochat de la Vallée E., 1994).
These are not connected to the superficial dynamics of the ego.
The oppression of the Heart-Spirit is manifested as physical pain, the masked expression of depression. Melancholy (energetic void, the curled-up yang dragon, the sad spirit closed in the cave of the heart), drags downwards, bringing down the swallows, the thoughts and the most volatile aspects of psychism and energy down. The curled-up snake in the cave (of treasures) is a stagnant energy symbol (on several levels: psychic, sexual and muscular, etc.). At the level of the spine, see the Kundalini snake for the Indians or the mercurial staff for the Greeks. (Coward, 2005; Jung, 1970)
Points used: local points, then SAN JIAO-5 (WAIGUAN), S.I.-5 (YANG GU), SP-6 (SANYINJIAO), DU-16 (FENGFU).

Seventh session
Pain in the back under the 5th thoracic vertebra continues (in the Shendao point).
Images from the seventh session: a shark chasing her in the water, which is trying to bite her arm. Its snout is covered in blood. Its movements are very agitated. She escapes, but after a while the shark calms down. She jumps on its back and it calms down, like a dolphin, and heads towards warmer waters, where there is more light and sun.

Notes on the seventh session
When I mention “problems of the heart”, the story of romantic desire for a person emerges. He is now married, but they had a relationship lasting for 6 years (from the age of 22 to 28). This was her first love, who she never quite got over and still pines over. She still feels very guilty about this.
(Here, we had to bring to light and to the fore the concept of hidden pain… the thoughts of the heart).
Points used: DU-11 (SHENDAO), two close Shu points, L.I.-4 (HEGU), SP-6 (SANYINJIAO), DU-16 (FENGFU), GB-20 (FENGCHI), DU-4 (MING MEN) and other GB points.

Eighth session
The patient is still experiencing pain at the level of the 5th thoracic vertebra, less in the neck. The patient was wearing a red neckerchief embellished with white roses.
Images of the eighth session: She sees on the back of a wooden chair, opposite a large dark wooden desk, a crown of white roses with a bride’s veil.
There is a girl, aged 15 to 17, wearing it. She is dressed as a bride. She is sad, she feels alone and unhappy about the situation. There are many people in a room with wooden panelled walls. There is a table set for a meal.
There are many wooden bowls; they are rather large. Everything looks very rustic. The atmosphere is not lively, but the place is welcoming. It’s dimly lit (maybe it is the study room). The sad girl hides under the table and eats lentils from a wooden bowl. She is using a fork. Before doing so, she has looked in the big mirror, which has a frame that makes it look like a painting.
After eating, she comes out from under the table and appears to be more jovial. Even the others are warmer and merrier. They bring her a birthday cake with lit candles.

Notes to the eighth session
Patient associations: Holy Communion/Marriage, which she longed for with a former lover but which never happened. She still lusts after her lover whom she met the previous week after many years.
Episode of her life: before her Holy Communion and after confessing to having had a stressful night, she had felt very bad because “she wanted to challenge God and inveighed against him”, then she repented. She did, however, manage to inform her father (an authority figure who often scolded her and punished her, preventing her from eating and forcing her to skip lunch or dinner).
Her father forgave her and recommended that she confess again the following day before mass.
My observation: in the internal images, acupuncture is therefore seen by the patient as a sort of communion with the Spirit.
Points used: bilateral BL-15 (XIN SHU), heart shu, adjacent to the Shendao – GV-11 (SHENDAO), BL-23 (SHENSU), L.I.-4 (HEGU), GB-39 (XUANZHONG), GB-34 (YANGLINGQUAN), GB-20 (FENGCHI).

Ninth session
Noticeable improvement to her back pain.
Images from the ninth session: fountain, square, children playing, she walks from a square with a fountain in a town in Liguria. Stone houses. She walks along a narrow street among the houses, which then turns into a trail. On the left, she sees an abandoned house and some uncultivated fields which are separated from the road by a long and strange fence, which reaches as far as the countryside. Then she reaches a tree full of leaves. She plays the flute under the tree.
The same points as the previous session are used.

Tenth session
For two or three days after the final session, her pain ceases completely. Then it returns, but it is more widespread and lower down, at the height of the spine on the 8th-9th thoracic vertebra, the DU-8 (JINSUO)-DU-9 (ZHIYANG) points, at the level of the Shu-liver, circa BL-18 (GANSHU).
Images from the tenth session: a steam train with few or no carriages. She feels the wind or steam on her face. The train enters a tunnel, then exits. It is in Liguria. It is heading South, towards a desert landscape (ochre colour, sand colour), palms, oases (she has traversed the Straits of Gibraltar and has reached Africa). Then the train heads towards the hinterland. The oases become thicker and turn into forest. The sky becomes almost completely invisible due to the amount of green. The train keeps going till it reaches a volcano right in the centre of Africa. The train heads up the smoking volcano. It stops at the top, on the rim of the crater. Below, there is smoking and boiling mud, but the volcano is calm and flat. Passengers get off the train and throw their gold and other objects (“frills”) into the mouth of the volcano. Then the train turns back along the same route.

Notes to the tenth session
Patient Associations: mud, terracotta, clay (“when I was a child, I made a bird of clay” – she played with clay). Desire for maternity.
Central Africa: a dark place where I would not think of going. Northern Africa: warmth, lively people, etc. Need for a change, for a less artificial life, etc. The desire to have a less monotonous job.
My observations: she continues to say that the wind is blowing in her face a lot. When she was in the desert, she also felt that the wind was warm. Important: the images had a strong effect on me. As a matter of fact, I felt a strong sort of “shock”, which surprised me, weakened me and pushed me backwards, when the image of the volcano the patient threw objects into was mentioned. The effect of the unblocked QI comes out like an explosion from the more external energetic layers. This is the hun-wind ire, violently breaking out.
Points used: BL-15 (XINSHU), BL-18 (GANSHU), BL-23 (SHENSU), L.I.-4 (HEGU), GB-34 (YANGLINGQUAN).

Eleventh session
The backache continues in the para-vertebral area above the renal cavities. No images are evoked. This is a classic silent acupuncture session without active imagination.
Points: GB-34 (YANGLINGQUAN), GB-39 (XUANZHONG), ST-36 (ZUSANLI), L.I.-4 (HEGU), SAN JIAO-5, (WAIGUAN), REN-6 (QIHAI), DU-9 (ZHIYANG), REN-12 (ZHONGWAN).

Twelfth session
Images from the twelfth session: the backpain continues; the images which occurred in the tenth session appear again. Amplification of the image of the volcano:
The objects she throws are a pocket watch, rings and bracelets. Concerning the watch, she says: “This is not mine. My father had one or two like this. A. (my boyfriend) collects them. It reminds me of something from the 19th century, a 19th century man, a 19th-century way of thinking”.
Notes on the twelfth session
Patient Associations: her father, her boyfriend, Chronos, rigid authority, the super ego, control, rational rules, thrown into the volcano.
During the conversation with her, the tales of quarrels with the father emerge. He is a highly-authoritative figure who held grudges and went through months of silence with his children.
The father and the mother also quarrelled due to the father’s character (the mother was cold, detached, obstinate, similar to the patient whose aggressiveness is always very controlled and buried deep).
The same points as the previous session are used.

Thirteenth session
Patient Associations: It is reminiscent of the conflict with the father, and between the mother and father. The two of us talk about this topic.
Points: the same as the 12th session without GB-34 (YANGLINGQUAN).

Fourteenth session
Images from the fourteenth session: “…I see a flower, (she subsequently mentions that it is a lotus); it is closed. It is opening up and, inside, there is a skull. A jet of water from inside the flower, from the centre, pushes the skull out; it rolls down a pebbly hill, until it reaches a point where many bones are amassed. I see a snake slithering on the bones and then retreating into a den. The bones start to move and arrange themselves. They become human skeletons, which rise up.”
“It’s the Last Judgement, the Resurrection. The skeletons start to walk. I see a groundhog coming out of its den, then going back in. It looks at the skeletons, then it runs away. It jumps into the water; here, the current of the river becomes a waterfall that falls into the lake. The groundhog swims in the lake and reaches the bank; it heads into a forest. It is no longer a groundhog, it is now a koala, climbing up a tree, then becoming a monkey, a Barbary ape. The Barbary ape looks at the row of skeletons and is scared. It goes to the other monkeys, it plays with them, they dig among the leaves and remove fleas from one another. The skeletons, at the edge of the forest, take form. They become native Indians, warriors. One of these shoots an arrow towards the forest and kills a monkey, who is roasted on a fire and eaten by a group of Indians sitting around the fire. They throw the bones of the monkey into the fire; they then trace triangles on the ground with charred wood. Then, they leave and the monkeys feel they have been freed from the Indian’s invasion of their land. They perform a funerary ritual all night near the fire. They remain seated all night. It starts raining, the fire is extinguished, and it rains all night long. At dawn, the monkeys scatter and regain the land, which had been invaded by the warrior-Indians”.

Notes to the Fourteenth session
Patient Associations: In the days prior to the session, she had experienced vaginal itching and soreness, which disappeared after she managed to get out of an unpleasant task that an acquaintance had forced upon her. Her ability to be appropriately aggressive, less masochistic, re-emerges (the warrior within her).
My observations: the opening of a chakra-lotus releases energy, removes the obstacle, which prevented flow and blocked aggressiveness and anger.
The skull, the macabre dance (of the living and the dead), Death-Ade-Dionisius-Shiva, which destroys the individual, are all symbols of vital cosmos energies (QI) which destroy and transform the ego.
The sacrifice of the monkey, the sacrifice of the inferior man on behalf of the higher self. Death and resurrection of the ego, the initiation transformation through the ritual of acupuncture.
Rebirth, Judgement and Death, which re-emerge. Energy that gushes and circulates in the body once more. From the lotus, the warrior emerges. The patient associates it to a discussion with an overbearing friend, who imposes unpleasant tasks upon her, and her renewed ability to say no, which had always been problematic for her. She feels she has managed to release her aggressiveness in the right way. The rain is a symbol of fertility, a symbol of a return to celestial energy (the yang in the sky that is the deep unconscious).
Through the images of the patient, a classic theme emerges:
“Shiva’s dance which, in turn, can be related to the Western medieval representation of the macabre dances of the living and the dead. This God wears a garland of skulls and has a skull on his crown… [in] this dancing Shiva […] we can sense the Dionysian ambiguity, the threatening smile of the vital forces. Dripping blood, the trophy is horrific, the skin of the violated victim representing a sinister backdrop. However, against that sinister backdrop, the divine young members shine… they move with measured solemness and possess the innocent beauty of the first athletic strength of youth. The dance is life itself. It mixes the terrifying and the augural, it juxtaposes and unifies destruction, death and vital triumph. It is the volcanic burst of life’s lava…”
“It is intended as the expression of the Divine, which in its totality embraces all the good and all the bad, all the beauty and the horror, the joy and the torture of our life” (H. Zimmer, see bibliography).
“The surprising reason behind the dancing God who forces the elephant demon to dance with him until the latter falls dead…is reminiscent of the Western theme of the ‘dance of the living and the dead’. A group of skeletal spectres invite the flourishing youth to dance. It looks like a young girl with rosy red cheeks or an energetic soldier. The subtle and emaciated apparitions continue to dance incessantly until their victim falls, exhausted. The limited and finite individual cannot compare to the eternal strength of destruction. Destruction, Shiva, is only the negative aspect of life without end. (Shiva is the transmuter, not only the destroyer…)” (H. Zimmer, see bibliography).

These images evoke yet another classic theme: Heraclitus, fragment 123
“If it were not Dionysus to whom they march in procession and sing the hymn in honour of the phallus, it would be the most shameful action. But Hades and Dionysus are the same, him for whom they rave in Bacchic frenzy.”
This fragment affirms the identity between Hades and Dionysus, between death, the invisible (Hades) and vital energy (Dionysus). What appears to be death for the finite individual is in fact his assimilation of the vital (sexual) energy which overtakes him and which the ego fears (dreams, hypnosis, trance states or acupuncture), which allow for these energies to re-emerge and the Western ego to exit its rigid identity shell. They allow man to return to an animal or childlike state. Dionysius is the Puer Aeternus (the Eternal Child), the Sempreverde (the Evergreen). Life which flows, the chaotic and unrestrained water, which gushes from the rock. The flow of energy in the meridians deriving from the tao-source, the original energy called source-energy, yuan-QI, symbolised by the water jet in the lotus and the emergence of the skull.
Points: ST-36 (ZUSANLI), L.I.-4 (HEGU), SAN JIAO-5 (WAIGUAN), REN-12 (ZHONGWAN), DU-9, (ZHIYANG), GB-39 (XUANZHONG)

Fifteenth session
Images of the 15th session.: “…I see a large monkey digging a hole in the ground and trying to stick its head inside. It then lies down and goes into the hole, covering the hole with leaves on top. The ground is full of white worms crawling over its body. It finds it disgusting and jumps out of the hole. It washes its face with earth. It tries to catch the worms and turn them into a mush, a kind of worm “jam”, which it then eats. Then, it climbs up a tree, removes the bark from the first few branches and eats it. The monkey keeps climbing, but the branches higher up keep breaking, so it goes back down to the ground…”

Notes to the 15th session
My observations: these are still images of initiatory death, of aspects of personality which are still undergoing a deep transformation. There are images regarding sexuality (the head of the monkey in the ground), etc. The instinctual nature of the animal, the body immersing itself in the ground to then die and be reborn, despite fear and disgust. Worms are the white, primordial strengths that are the sacred representation of the QI on a bodily level and of the return of the deep neuro-vegetative life to the body. It is clear we can see the oscillation of energy along the cosmic-vertebral column axis. Movement or re-circulation of energy along the meridians. Eating is integrating something into yourself.
Points: ST-36 (ZUSANLI), L.I.-4 (HEGU), SAN JIAO-5 (WAIGUAN), REN-12 (ZHONGWAN), DU-9 (ZHIYANG), GB-39 (XUANZHONG)

Conclusions of the sessions
After the 14th session, the pain, in any part of the body, completely disappeared and did not manifest itself again.

 

3) Links between Chinese Medicine and Jungian Psychology

Jung’s thoughts on the interaction between mind and body, the hypothesis of reciprocal action and psychophysical parallelism, are discussed at length in volume 8 of his Collected Works (Structure and Dynamics of the Psyche), culminating in his conclusive 1952 essay on the phenomenon of Synchronicity: An Acausal Connecting Principle. Jung points out: “it is not only possible but fairly probable, even, that psyche and matter are two different aspects of one and the same thing”. In saying this, he not only laid the foundation for the notion of the complementary realms of psyche and matter as one reality, but also contributed to putting an end, at least psychologically, to Western dualism.
Again, according to Jung “man lives in a perennial state of conflict between the truth of the external world in which he has been placed and the inner truth of the soul that binds him to the source of life, and the two-part struggle with this, until he recognizes he is bound to both”. (C.G. Jung, Vol. 18, Page 290, Italian edition)
This dissociated state of the body and ego from the inner psychic energy (libido) is also well known in Traditional Chinese Medicine, which however gives the libido the name of QI (energy that circulates in the meridians) and gives it a psychophysical connotation, which includes both the visible aspects of the body (yin) and the immaterial ones (yang), linked to emotions, unconscious psychism, dreams and images. All Chinese medicine is aimed at increasing QI and re-establishing the equilibrium within our being. It is like saying: recovering the libido and harmonizing it within one’s psychic and corporeal metabolism.
For Chinese Medicine there is no such mind-body distinction. QI is beyond opposites, or precedes opposites, comes from the depths and from the One, from the Tao that brings together opposites, from the spirit (SHEN), not from the surface and from the duality of yin and yang separated from the dualistic and discriminating consciousness that lives in ordinary outer space-time. (Rossi E., 2002; Rochat de la Vallée E., 1994).
In Traditional Chinese Medicine, emotions which are either excessive or deficient alter the state of the QI and also therefore of the body organs, with a precise correspondence that we can define as psychosomatic. This also applies to excess thinking, rumination, obsession, which for example damage the spleen. It applies to anger that damages the liver or melancholy that damages the lungs and kidneys. The discourse is vast and involves all Chinese medicine with all its thousands of fluxes of energy that pass through the body and which can have a cosmic origin (cold, heat, humidity, sun, etc.), ancestral (hereditary genetic defects, parental behaviour towards the person, strength inherited from them, etc.), terrestrial (the food we eat, the water we drink, the interpersonal relationships that help or intoxicate us), spiritual (the strength of the Shen, the harmony with the course of Nature, the Tao, the celestial will).
“It is said in the eighth chapter of the Lingshu: ‘All methods of acupuncture are based on SHEN’. And SHEN means Spirit”. (Rossi E., 2002). The SHEN in turn is divided into the celestial-innate SHEN, which is outside and above the laws governing human life, and the acquired-human Shen (BEN SHEN) from which all the energetic movements within the meridians (QI) come. The celestial SHEN informs and nourishes the human one, which in turn is distributed in the various organs, characterizing them with various psychisms and energy movements. For example, the Heart meridian (celestial Shen) and the Master of the heart-pericardium (acquired Shen) manifest joy and emotion, which is the Fire energetic movement. The Spleen meridian manifests Obsession/reflection (Yi), this is the Earth energetic movement; the Lung manifests sadness/discipline/neurovegetative control (Po), which is the Metal energetic movement; the Kidneys manifest fear/will, which is the Water energetic movement (Zhi), in the Liver anger/courage/strength, which is the Wood-Wind energetic movement (Hun).
“The couple Hun-Po relates to other couples as Yi-Zhi, Jing-Shen, QI-Xue. Hun-Po represents two opposite poles: Hun moves in a field closer to mind, to the activity of images and dreams, while Po is more involved in the organization of body life, in the functions of movement and sensitivity.” (Rossi E. et al., 1996)
“According to our text, not only the divinities but also the Animus and the Anima belong to the representations of the unconscious. Wilhelm translates the term Hun with Animus, and indeed the term ‘Animus’ fits perfectly with Hun, the ideogram of which is made up of the sign indicating ‘clouds’ and the sign indicating ‘demon’. Hun therefore means cloud demon, a higher pneumatic soul, which belongs to the yang principle and is thus masculine. After death Hun ascends to become Shen, the expanding and manifesting spirit or god. The Soul, called Po and written with the signs of ‘white’ and ‘demon’, therefore the ‘white ghost’, is the lower corporeal soul, chthonic, belonging to the yin principle and therefore feminine. ” (Jung, Wilhelm, 1981)
Depending on whether the person is in disharmony or harmony, there will be the positive or negative aspect of energy movement. The celestial SHEN is analogous to the Archetype of the Self according to Jung’s terminology. (Jung, Wilhelm, 1981) Just as when the archetype of the Self is activated, the level of action of the QI is called psychoid (again according to Jung’s terminology), that is, a level that precedes the distinction between psyche and matter (yang and yin) and which occurs spontaneously when synchronicities occur. The psychoid level is a manifestation of the unity between the ego and Self, matter and spirit: “The operating powers (numinous) of the unconscious are the archetypes […] The archetype itself represents an impalpable factor, a psychoid factor, of the collective unconscious” (Jung, 1952).
The unconscious psychoid level, the energy of the archetype and QI, is brought to the surface and made manifest through the needles or the transcendent function, thus activating consciousness and the body. We thus pass from the One (Shen / Self) to the two (ego/body, psyche/matter) through the mediation of the needles and transcendent function.
They are the three traditional levels of Taoism: Heaven-Man-Earth (for Jung: Self-Soul-Ego). These become SHEN-QI-JING for Traditional Chinese medicine. Man is the mediator between Heaven and Earth, that is, between the unconscious and consciousness, between the essential side and the existential side of the personality (Guénon, 1980; Rossi, 2002).
In Traditional Chinese Medicine, the rebalancing of dissociation occurs through acupuncture which harmonizes the QI. It makes it go down towards the feet if it is in the head, returns it to the centre of the body if it is too peripheral, recalls it if it is deficient (excess of yin) that is, if there is an energetic vacuum, it disperses it if it is full of energy (excess of yang). In depth psychology the function exercised by needles, that is the ability to reactivate the libido (QI) and to harmonize it, is represented by the analytical relationship between therapist and patient, by the analysis of dreams, by active imagination, by drawing, by artistic creation, all of which facilitate the emergence of the unconscious, and the analysis of transference and countertransference. “Active imagination is one of the ways to activate the transcendent function” (Jung, 1957/58).
In Jungian psychology “the transcendent function is the process through which the re-emergence of the libido from the unconscious takes place: the collaboration between conscious judgement and the data of the unconscious. This function progressively unites opposites (consciousness and unconscious). Psychotherapy uses it to treat neurotic dissociations. It is also a natural and spontaneous phenomenon and a component of the individuation process”. (C.G. Jung, Vol 18, page 378, Italian edition).
In both disciplines it is a question of returning energy to consciousness and transforming the ego and the body by recovering the libido-QI coming from the soul/SHEN.
This is why the names of the acupuncture points have both a physical and a psychic connotation, e.g. the house by the sea/the house for the guest, to name just one. This is why active imagination and acupuncture can be associated. They have the same function, one from the outer side, the skin, the other from the inner side, the psychic skin, the inner boundary of the ego with respect to the energy of the unconscious. In reality, the skin is a psychophysical unit, and we perceive it from the outside as the epidermis, from the inside as a feeling, sensation and emotional contact. This is very evident in infants who have not learnt to speak yet, whose communication occurs above all at this level, or when two people touch, touch and exchange the energy they have within themselves.
It would take too long to list the functions of acupuncture points with particular characteristics related to psychism. To return to our initial example, Zhu bin is a point of the group of points XI (which means cleft), among the functions of this point there is also the treatment of mental disorders: “Zhu bin KIDNEY-9 is the xi-cleft point of the Yin Linking vessel and is traditionally indicated for acute and severe mental disorders such as madness, mania, mania depression disorder, raving, fury and cursing, vomiting of foamy (i.e. watery) saliva and tongue thrusting” (Deadman, 2007). “Furthermore, almost all of the points of the Pericardium channel, seven out of nine, have a psychic value” (Deadman, 2007).

4) Discussion: the needle, the skin and the images.
Piercing the skin with a needle without evoking internal images but using points with names that evoke encoded images is a technique that is thousands of years old and is called acupuncture. The association between needle, skin and image is as old as man and is called a tattoo. The tattoo is simply a way to bring out an image on the skin with a needle. The association between needle, skin and perforation is also very ancient and is called body piercing (originally the earlobes were usually pierced, today also other parts of the body are).
What do all these practices that use needles on the skin have in common? What is the difference between them?
With tattoos and body piercings acupuncture points are often pierced unaware. In the earlobe there is a point that improves visual acuity, which is probably why it was used so widely among sailors, and, for example, among women who were expected to use advanced embroidery and sewing skills. These are all jobs that require great visual acuity.
What all these practices have in common is the stimulation of precise points on the skin, consciously or not, thus refocusing the personality dissociated from the body. This also happens with the self-harm of borderline personality that uses cutting, injuring or piercing to remove the feeling of depersonalization and feeling disassociated from the body, to re-enter the body and physical reality. Piercing the skin therefore restores harmony, in a positive sense. Tattoo, body piercing and acupuncture in this sense strengthen the individual, give him or her back a more stable and stronger identity.
However, there is also a negative aspect of piercing the skin and tattooing, an aspect that is the opposite to the therapeutic use of acupuncture. The tattoo can impose a collective image on the skin, as a kind of possession by the images of the unconscious or the collective consciousness, images that come to light on the skin instead of in dreams or fantasies (and this can be seen in the current epidemic of tattoos in the Western world, very dissociated from its imaginal roots). It can also impose on others a sadistic, destructive and deadly will, as in the case of the tattoos of the Nazis on the victims of the camps. The number tattooed on the forearm represented an annulment of personality and life, a total enslavement of a person. One became a number and was stripped of identity, of inner life, before being deprived of the biological one.
The active imagination associated with acupuncture is therefore the exact opposite of the Nazi tattoo. In the first case the deep self and libido re-emerge from the unconscious, in the other an image-brand is imposed with violence to take away life, identity, will. The first transforms and heals the consciousness of the ego through the life-giving contact with the QI and the energy carrying psychic images, the other kills.
The profound meaning of any practice that uses a needle on a human being, however, is hidden in the world of symbolic images, be they creative or destructive. This use of the needle on the body forces the individual to transform himself, his body, his identity, his state of mind and mood through a sharp and penetrating object that may or may not inject substances and convey images. In this sense, the prick of the needle has an initiatory meaning, it is a sacrament, a true pagan religious ritual, whose priests are acupuncturists and tattoo artists (the tattoo is the privileged artistic vehicle on the skin, which is used as a living screen or canvas: a real projection of images).
The needle symbolically represents the snake’s tooth, the sword of the spirit that introduces the Logos into the individual. The acupuncturist, the tattoo artist or the person who places piercings in the body appear as shamans, medicine men, initiators to the mysteries of death and rebirth and are then identified with these tools, as the surgeon is identified through his scalpel, his sword.
Through the introduction of a needle symbolically the snake injects the poison and causes death. A barrier is penetrated, the skin, the external envelope that also represents that of our consciousness. Together with the emotions that represent its humoral aspect, the waters of the unconscious, its symbolic fish, light up on the body (as well as in dreams) and change the Ego attached to and closed in itself, stabilizing it, making it more permeable. Consciousness and the unconscious talk to each other and use the needle and the man who handles it as intermediaries, pontiffs between the diurnal world of consciousness and the world of profound, psychic images.
The behaviour aimed at the “piercing” (in all its manifestations, as for example also in drug addiction using injections) expresses the desire to cancel the old consciousness, the old identity of an individual through the encounter with the Other, the Serpent which transforms consciousness, a metaphor for the Spirit: “As we have already seen, there is extensive documentation regarding the function of the snake as a sacrificial instrument… The snake is the knife that kills, but it is also the phallus, symbol of the regenerative power of the grain of wheat which, buried in the earth as a corpse, is at the same time a seed that fertilizes the earth itself. The snake symbolizes the numen of the act of transmutation… The importance of the snake as an instrument of regeneration is beyond doubt. ” (Jung, 1970).
This behaviour can be traced back to the need for the consciousness of the ego to periodically undergo a transformation in the sense of death and rebirth through the introduction of a needle, a point-like agent of metamorphosis. Connected to the symbolic image of the needle there are many other tools that have the function of subtle penetration: “some man-made objects are the arrow, the sword, the spear, the harpoon, the trident, while in the animal and vegetable kingdom this function is represented by the snake’s tooth, the sting of insects, the spider’s bite, the thorns of various sacred plants (rose, agave, acacia, etc.).” (Chevalier, Gheerbrant, 1974)
The symbol that associates the sword as a penetrating object with the Word is typical of Western culture (Christ comes to carry the sword). The sword is associated with language, with the word; the tongue and words pierce exactly as the sword does (in slang drug addicts call the needle of the syringe, the sword).
In acupuncture (as in tattooing) the introduction of the needle is a ritual operation that aims to unhinge the old way of being and behaving of the individual to stimulate a new, more harmonious and more orderly state of consciousness (the rebalancing of the QI, in traditional Chinese medicine; the transcendent function in Jungian analytical psychology). The placebo effect of injections without drugs or active substances underlies this psychic dynamic through the power of the suggestive effect of the doctor’s personality (transference and countertransference effect).
The same transformation is part of initiation rites, ceremonies by means of which a new phase of life is reached through a rite where the initiate is confronted with the image of death. In the myth of Asclepius, the Serpent God heals through his bite, sting and subsequent inoculation of the poison. The snake bites and stings to kill, but it is through this symbolic death that healing takes place. The phase of healing and the momentary loss of consciousness is essential to metamorphosis, the transformation takes place through the sting that human kind fears despite being fascinated by it. Not only the syringe, the scalpel (classic instruments of the doctor-surgeon), but also the needle and the electric machine of the tattooist-shaman, are some tangible manifestations descending from this archaic image of the snake healer. In traditional Chinese medicine it has become the needle of acupuncture.
The myth of the healing snake also appears in the classic image of mortal transformation through the prick of a spindle as for example in the fairy tale Sleeping Beauty. Death and rebirth of consciousness caused by a sting that numbs or kills is archetypical. The dark side, personified by the fairy (Fairy is Fata in Italian: in Latin Fatum means destiny, Fata are the ancient goddesses of destiny, the goddesses of the spindle, the Fates) provokes the initiation of the new phase of life of the sixteen-year-old Beauty, via a sting.
“Each of us enacts Persephone in soul, a maiden in a field of narcissi or poppies, lulled drowsy with innocence and pretty comforts until we are dragged off and pulled down by Hades, our intact natural consciousness violated and opened to the perspective of death. Once this has happened—through a suicidal despair, through a sudden fall from a smooth-rising career, through an invisible depression in whose grip we struggle vainly—then Persephone reigns in the soul and we see life through her darker eye. It is as if we must go through a death experience in order to let go of our clutch on life and on the viewpoints of the human world and its Aristotelian psychology. It is as if we do not recognize the full reality of anima until attacked by Hades, until invisible forces of the unconscious underworld overpower and make captive our normalcy. Only then, it seems, are we able to discriminate psyche from human, experiencing in the belly of our intimate being that the psyche has connections far removed from human concerns. Then we see human concerns differently, psychologically. The rape of Persephone does not happen just once in a life. Because this anima experience, this radical change in soul is a mythical occurrence, it is always going on as a basic pattern of psychodynamics. Because this particular myth is central to the main Greek mystery cult of psychological transformation, that of Eleusis, Hades’ rape of the innocent soul, is a central necessity for psychic change. We experience its shock and its joy whenever an event is taken suddenly out of human life and its natural state and into a deeper and more imaginal ‘unreal’ reality.” (Hillman, Re-visioning Psychology, page 208, 1975).
In the tale, Sleeping Beauty is awakened by the kiss of the Prince. The arrival of the personification of the spirit, of the prince, of the Word of God that comes from the Principle, from the origins and deep sources of the personality, is preceded by the mortal needle. In reality the Prince himself caused all this movement and manifested himself first through the stinging spindle (death) and subsequently through the awakening of the virgin consciousness hibernated with a kiss (rebirth). The introduction of the needle is the introduction of the masculine principle (the serpent of the depths, Hades-Dionysus) into the feminine one (the virgin consciousness, Core-Persephone). The sting or poison introduced by piercing the skin are like drugs, at the same time deadly, dangerous and life-saving. Their potency can be deflected in the direction of mortification, the regressive loss of consciousness, or they can proceed towards complete transformation and healing.
The lack of awareness of this process can lead, as in the case of drug addiction or other experiences that can degenerate into sadomasochism, to perceive the urge towards transformation through the needle, to desire rebirth and the exit from depressive and destructive anger, without being able to complete it. The process then stops halfway, its nirvanic aspect of loss of consciousness and regression remains. The change, however, remains blocked due to the absence of a ritual that reveals its meaning. Some people can be possessed by the desire to be stung or to prick themselves (as if to get a tattoo) without changing their personality, which is possible only through the conscious encounter with the snake of the depths and with reflection on one’s psychic dynamics.
The fact that substances (drugs, inks, metals, poisons, infections, vaccines) are introduced through the needles is not important for the purpose of our discussion. The thrust of the snake, archetype of the spirit that demands the death and rebirth of the individual, shows itself with the punctiform penetration, with the introduction of a subtle and immaterial, transformative and vital factor.
The introduction of a disease, a wound into the organism that was previously virgin and therefore fragile, defenceless, infantile, makes it adult, makes it grow, matures it through symbolic death, gives it an identity different from the previous one. In everyday Italian it is said that a person is “adult and vaccinated” to demonstrate they have reached maturity of judgment. The open and then healed wound (defloration, circumcision, vaccination, etc.) and the inoculation of the poison transform the individual. Vaccinations seem necessary before any critical social and maturational event, such as early childhood, the beginning of the individual entering and living in a social group, the beginning of school, military service, employment, pandemic. These appear as a modern initiation rite, a rite of introduction to the world of adults, the awareness of its spiritual value is now lost. The adult is vaccinated, defended from the dangers of contamination by others because he or she has already been introduced to disease and death.
One is initiated through a needle penetration and inoculation of the deadly disease in small doses. A few rare anaphylactic allergic reactions to vaccines still remind us of the risk of death from practicing them. The refusal of transfusions or inoculation by certain groups of people or religious sects serves to preserve their purity, to isolate them from the group in which they live. Virginal rejection thus provides an identity by contrast to the dominant group.
The substratum that unites the various practices of piercing the body is also essentially to be linked to the practice of sacrifice. In many cases the piercing is a concrete act and signals the pressure of the dark side of the personality on the diurnal consciousness (the virgin points of the pin, the wound from which the blood that dirties the dress comes out: psychic defloration, the introduction of the Spirit) Sometimes it is an acting out, an action in place of symbolic reflection under the pressure of a large unconscious drive, a drive that becomes manifest in the tattooed image. The psychic image presses on consciousness, which defends itself and unloads on the body the strong libidinal charge (experienced as aggressive) of the instances of the unconscious psychic. The more the ego is rigid or fragile, that is, it does not elastically absorb the impact of the unconscious, of the other from itself, of the Shadow, the more it can react specularly with equal aggressiveness: self-aggression in piercing, hetero-aggression in piercing another person or annoyance for the tattoo or tattooed, perforated person, who shows the other his unconscious desire for aggressive sacrifice, death etc.
The obsessive, phobic or paranoid ego, which hates dirt or is afraid of it, will strongly defend itself from acupuncture, tattooing and other perforation practices. It is a rigid, restricted, hyper-masculine Ego, which rejects the feminine, does not welcome the unconscious, the Shadow, the Yin, that is it does not make itself penetrable (due to the presence of strong passive homosexual anxieties, of unconscious masochistic anxieties, of instances of sadistic superego projection etc.). The borderline ego, the ego with little capacity for symbolization, is overwhelmed by these instances, is unable to contain them and turns them on itself or on others (self or hetero-injury). It becomes the victim of these sadistic instances. It is pulled into this.
The Christian culture that forbade the tattoo, that is the perforation of the skin with the resulting bleeding and pain, pushed consciousness towards the sense of the symbolization of the sacrificial act, rather than towards its concrete action (even if there are examples imitative of flagellations and self-harming practices in Catholicism). The figure of Christ Crucified is that of a man pierced with nails, a crown of thorns and a spear, who suffers, bleeds and is sacrificed in death.

5) Conclusion
Between the somatic pole (Matter) and the psychic pole (Psyche) there is a liminal space where the apexes touch and do not touch; Jung described it as a zero-point. (Jung, The Structure and Dynamics of the Psyche), “This connecting space is the home of metaphor, the world of soul and the ‘subtle body’. At this psychophysical threshold both symbol and symptoms become ‘embodied metaphors’, as, for example, the expressions to have a broken heart, cold feet, or guts represent unconscious motivations translated into picture-language. It’s the metaphorical body we’re building. It’s that place between spirit and matter” (Stromsted, 2005).
Through images and associations made by the patient to those images, the removed emotion of grief, first subconscious them somatised, is unblocked. The needle releases the flow of psycho-physical energy (QI) and makes it recirculate on a somatic level (it decreases pain) and also allows the concealed, removed and censored images to emerge. The release of energy from the depths through needles and active imagination is analogous to the eruption of a volcano.
Beyond the manifestation of symbolic images, beyond their origin and principle that escapes our perception, in our opinion, lies the secret of any practice that uses a needle on a human being. As if it were the simulacrum of a sword, symbol and transforming agent of the individual consciousness, vehicle of powerful, deep, spiritual energies, the archetype of the healing snake acts. The introduction of an infinitesimal spiritual element (a ‘seed’, a ‘point’…) would cause an irreversible cascade modification in a system up to its total transformation, even at a macroscopic level. A man, a needle, an image are “mustard grains” for their global reference systems. A man can modify humanity (understood as the totality of human beings). An acupuncture needle can modify the psychophysical and neurological energy network (through the meridians/channels and induced modifications of consciousness), an image (external, internal, dreamlike) can modify the individual psyche. The fear and fascination of stings are also aroused by this possibility of total transformation, which is symbolic death for the consciousness of the self.
The association between acupuncture and active imagination therefore represents an amplifier of the transcendent function, a new, more solid bridge between consciousness and the unconscious, that is, between the symbolic West and East. But West and East are a couple of opposite polarities to be reconciled, they are two faces of the world and two aspects of being, two different ways of thinking about and approaching reality. One more analytical and defined and the other more synchronistic and global. They are the death (West) and the birth (East) of the Sun, that is, of consciousness, united in the depths of the unconscious in the Self, in the Tao, which brings together opposites in conflict. The mediator, the one who builds the bridge between the two separate worlds of day and night, can use the acupuncture needle as the axis that connects them, the word that gives voice to the images of the soul, or both at the same time.
“With my comment I tried to build a bridge of intimate spiritual understanding between East and West. The basis of any real understanding is man, and for this I had to talk about human things. This will excuse me for having dealt only with general aspects, without having gone into technical details.” (beginning of Jung’s European commentary in: Jung, Wilhelm, The Secret of the Golden Flower, 1981).

Bibliography
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CURARE IL CORPO (SOCIALE), Maurizio Albertini, maggio 2020

Maurizio Albertini

CURARE IL CORPO (SOCIALE)

La medicina territoriale preposta alla cura del corpo sociale dovrebbe considerare l’aspetto individuale e quello collettivo-relazionale della persona come se fossero diretti dalle stesse forze interne e lesi dallo stesso tipo di patologie, applicando rimedi analogicamente simili anche se ovviamente su scala diversa (per esempio: la diarrea dell’individuo deve essere curata con una compressa di carbone o con un antibiotico, quella della società aggiustando il sistema fognario della città, un intervento di igiene pubblica che conoscevano già gli antichi romani…).

Il corpo e la mente sociali permeano l’ambiente e il territorio, cioè il corpo allargato, sviluppato, condiviso dalla società in cui gli individui sono in relazione fra loro, con l’ecosistema o la città che li ospita.

Già la medicina ippocratica dei greci antichi affermava che “le arie, le acque e i luoghi” erano i pilastri della guarigione o le cause delle malattie. Essa affermava che senza un ambiente sano non esistono persone sane, viceversa sono le persone sane che generano intorno a se stesse un ambiente sano in cui vivere e operare.

Quindi come il corpo viene curato dalla medicina, così il territorio, in quanto luogo del corpo sociale, deve venire curato da una medicina territoriale, una medicina della polis. In questo senso la politica nel suo aspetto di cura del corpo sociale, è una forma di medicina. E questo aspetto medico della politica si evidenzia maggiormente nelle fasi di pandemia, quando il politico, suo malgrado, è costretto a operare sulla sanità pubblica del paese, cosa oggi sotto gli occhi di tutti.

In questo senso il buon governo di una nazione è l’equivalente del medico che cura l’individuo: entrambi devono mantenere un equilibrio nel corpo (o nel corpo sociale) teso alla continuità e mantenimento della salute (individuale o pubblica).

Gli esempi non mancano: se una persona non mangia abbastanza o mangia male e troppo può nel primo caso morire di fame e nell’altro sviluppare patologie legate a disturbi del comportamento alimentare. In senso sociale questo si deve tradurre nello squilibrio eccessivo fra poveri e ricchi, fra mancanza del necessario in alcuni e nevrosi ossessiva da denaro, obesità e accumulo patologico negli altri. Ancora: se l’individuo ha basse difese immunitarie perché debole o malato i microrganismi lo attaccheranno più facilmente, analogamente se il corpo sociale è debole e corrotto o disorganizzato sarà più facile preda, avrà meno anticorpi sociali, poche persone integre, nei confronti della criminalità che lo infetterà e lacererà più facilmente…

Quindi la buona politica è anche medicina, e la medicina è anche politica (nel senso di cura dei molti, della città cioè polis), come la madre che accoglie i figli (tutti, senza esclusione o discriminazione). Esse rappresentano (nel migliore dei casi) la realtà concreta del simbolo dell’Italia turrita: la donna con le mura della città che fanno da corona intorno alla testa, come un baluardo a protezione dei suoi abitanti (tutti, nessuno escluso o fuori dalle mura di protezione). E la medicina del territorio è una espressione dell’atto medico e politico sulla totalità degli abitanti e sull’ambiente, per questo è così importante e basilare come lo scheletro su cui si àncorano tutti i tessuti corporei.

Questa analogia fra individuale e collettivo può mostrarci anche l’origine (eziopatogenesi) delle malattie del corpo sociale. Seguiamo la natura: se nel corpo una parte prevale sul tutto è in genere un sintomo di malattia e, a volte, di morte. Se una cellula che impazzisce si sgancia dai meccanismi omeostatici di controllo e il sistema immunitario non la riconosce come estranea e non la elimina, si avrà alla fine la crescita di un cancro con metastasi che potrà portare alla distruzione totale dell’organismo che lo ospitava. Se le stazioni linfonodali periferiche, distribuite in tutto il corpo, che drenano la linfa e bloccano cellule maligne e microorganismi patogeni non esistessero, noi saremmo facile preda di ogni elemento perverso, interno e esterno.

E’ facile vedere l’analogia in una società, e cosa accadrebbe se fosse priva di sorveglianza ‘sanitaria’ nei confronti di elementi che volessero dominare in maniera totalitaria e sganciata dalla relazione con tutti gli altri.

Quindi dovendo trarre delle conclusioni dalla analogia fra corpo individuale e corpo sociale a livello della cura, possiamo affermare che solo una capillare sorveglianza del territorio ci può garantire la salute.

A partire dagli anticorpi, globuli bianchi, linfonodi satelliti, grandi stazioni linfonodali, sistema circolatorio e linfatico, milza e fegato, fino al Sistema Nervoso Centrale e a quello neurovegetativo, al microbiota intestinale, che invia informazioni tramite citochine al cervello e ne riceve in risposta altrettante, è tutto un sorvegliare e agire microscopico e macroscopico con una inarrestabile comunicazione nei due sensi.

Così deve essere, secondo natura, la medicina e la politica del territorio. E traducendo questo in termini operativi significa: medici di base, assistenti sociali, infermieri, forza pubblica di ogni tipo (anticorpi), con reti di collegamento costante fra loro (medici associati fra loro in rete e con gli altri servizi, quando necessario). Ambulatori attrezzati distribuiti nel territorio (linfonodi), ospedali (milza), piccoli centri di cura: “le case della salute” per patologie croniche, Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) in visita nelle case dei malati (e non il paziente con patologia cronica o infettiva o mentale che va in ospedale, saltando le stazioni intermedie). Tutti collegati fra loro, con banche dati che facilitino l’anamnesi e la consultazione delle cartelle cliniche ovunque, anche nei luoghi più remoti, e che devono avere ambulatori attrezzati anche se fossero nel paese più distante da un grande ospedale.

Solo l’integrazione fra cure primarie territoriali e servizi ospedalieri segue la via della natura. Non può esistere solo un cuore senza un vasto sistema circolatorio o un cervello senza nervi periferici o una milza senza sistema linfatico (cioè il vecchio e obsoleto modello in stile ‘ospedale unico’, la testa staccata dal corpo).

Per concludere: solo una medicina territoriale pubblica efficiente, collegata in rete al suo interno e con ambulatori omogeneamente distribuiti, a loro volta collegati a pochi ospedali di massima specializzazione, può contrastare la pericolosa tendenza sia all’accentramento delle funzioni in un solo polo che alla costosa offerta di cura degli ambulatori polispecialistici privati che si sostituiscono a un funzione pubblica oggi carente, tendenza che si manifesta nel modello americano o lombardo, il cui mortifero fallimento è oggi sotto i nostri occhi.

Maggio 2020

PERCHE’ UNA CITTA’ NON PUO’ NON AVERE UN OSPEDALE AL SUO INTERNO, Maurizio Albertini, gennaio 2020

Maurizio Albertini

PERCHE’ UNA CITTA’ NON PUO’

NON AVERE UN OSPEDALE

AL SUO INTERNO

PREMESSA

Prima di procedere alla riflessione sulla natura dell’ospedale e sulla sua funzione sociale, psicologica e materiale è necessario capire perché esiste nella forma attuale e perché è indispensabile che questa forma sia mantenuta.

L’ospedale quale noi lo conosciamo nasce da una cultura e da una tradizione antiche di più di mille anni e tuttora valide perché hanno superato la prova del tempo. Queste tradizioni si possono adeguare alla modernità ma non si può mutarne l’essenza senza distruggerle.

Nella Grecia antica erano degni di cura solo i cittadini liberi ma non gli schiavi, nella Roma repubblicana e imperiale l’attenzione alla salute veniva considerata come un fatto utilitaristico e non come un impulso caritatevole nei confronti di chi soffriva: questi due antichi modelli elitari e esclusivi sono molto simili a quello che viene attualmente proposto nei paesi anglosassoni e protestanti (Gran Bretagna e Stati Uniti in particolare) in cui lo spirito di aiuto ai sofferenti è secondario mentre prevalgono il modello tecnologico e quello economico (sanità pubblica ridotta, privatizzazione, obbligo di un’assicurazione per ottenere le cure anche in caso di urgenza, alti costi individuali e penalizzazione sociale dei meno abbienti).

Nella Roma cristiana e solo dopo il IV secolo dopo Cristo sorgono i primi ospedali dell’Occidente grazie all’impulso di ricchi privati e vescovi: sono eccellenti per grandiosità, qualità di assistenza medica, aspetto e funzionalità architettonica: l’ideale che sta alla base, che è unico nel mondo all’epoca e che è valido tuttora in Italia è: stare con i sofferenti, con i più miseri, visti come altri Cristi, notte e giorno: ospitarli. Da qui nasce la parola Hospitale/Ospedale.

Dal 1200, sulla spinta dei movimenti monacali spirituali e dei cavalieri templari, l’Hospitale è il luogo dove si alloggiano gli ospiti, i forestieri, i poveri, i moribondi, le vedove, gli orfani, i malati: è la casa di Dio (in francese la Maison-Dieu era il nome dell’ospedale).

Dopo il 1400 questo luogo progressivamente instaura forti legami amministrativi e economici con gli organi di governo cittadini e con i bisogni della popolazione cittadina, non è solo per i forestieri dunque. La base materiale e il fondamento spirituale dell’ospedale quale noi lo vediamo ora e che ne costituiscono ancora l’ossatura essenziale sono: CARITAS, SOLIDARISMO CORPORATIVO, CONFRATERNITE.

Un esempio paradigmatico di questo: fino agli anni ‘80-’90 del secolo scorso a Milano, nell’ospedale di Niguarda, le infermiere erano ancora quasi tutte soltanto suore.

RIFLESSIONI SULLA FUNZIONE DELL’OSPEDALE

L’ospedale è quindi l’aspetto caritatevole della città: è la sua funzione materna che accoglie, avvolge, abbraccia, nutre, cura, che dall’alto si piega verso il debole, il sofferente, che incontra lo straniero, lo sconosciuto, l’emarginato, il malato, cioè i suoi figli fragili.

La concentrazione dei poli ospedalieri in un grande polo unico è il modello americano che si è già dimostrato più difficile da gestire che non tanti padiglioni o piccole realtà territoriali diffuse, sia come manutenzione, che come burocrazia. Ma questo modello è soprattutto negativo sul riflesso nei pazienti dei vissuti di ospedalizzazione.

Il luogo anonimo, nuovo, ignoto e distante, non familiare, crea angoscia: la fragilità psicologica di chi ha bisogno e la sua soggettività vengono poco prese in considerazione, mentre in una struttura a dimensione umana si sa che la cura è migliore.

Non a caso i ricchi vanno nelle cliniche a misura d’uomo, piccole e e accoglienti.

In un ospedale a misura d’uomo anche gli esiti sulla salute e gli effetti delle terapie e delle cure sono più efficaci: vengono mobilitate le energie psichiche e emotive che sono depresse. Un luogo troppo disumanizzante, distante e scollegato dal luogo in cui si abita, scollegato dagli affetti, va nella direzione di deprimere le capacità di reazione delle persone, come insegna attualmente anche la Psiconeuroimmunologia (PNEI).

Una cosa è entrare in una grande struttura per emergenze o interventi altamente specializzati che richiedono cure e tecnologie all’avanguardia (peraltro indispensabili), altra è la cura della patologia cronica o di quella corrente che necessita più del fattore umano e ambientale. Tanto più se il territorio non garantisce più a sufficienza le cure e non funziona più, aumentando così l’accesso all’ospedale anche per patologie banali che normalmente non richiederebbero il ricovero o le visite in pronto soccorso (i famosi codici bianchi e verdi che ne intasano le sale di attesa).

Tanto più si toglie dal contesto urbano e sociale un ospedale, tanto più si avrà una situazione di isolamento oggettivo del paziente e dei parenti che faranno fatica a raggiungerlo e a dargli sostegno (In Trentino i parenti dei pazienti oncologici vengono alloggiati in case vicino all’ospedale per ovviare a questi disagi). L’ospedale anonimo, gigante, lontano da tutto e da tutti assomiglia al carcere di massima sicurezza, con una sanità sempre più tecnologica e costosa, senza fattore umano e relazionale, orientata in termini di stampo ingegneristico-riduzionistico e meccanicistico-biologico.

La distanza del paziente e dei suoi parenti dalla loro casa sposterà su di loro i costi della logistica e del trasporto, sia in termini di tempo, che di denaro, che di fatica fisica e psicologica. Chi potrà permettersi visite serali a pazienti lontani? Si dovrà usufruire di ferie e permessi per questo? Chi non avrà una macchina o qualcuno che lo porti, soprattutto se è anziano, come farà? Non tutti hanno tanto denaro e tanto tempo a disposizione. E questa mancanza di supporto e affetto influirà sicuramente in modo negativo sulle cure e sulla guarigione, aggravando i costi dell’ospedalizzazione e lo stress del già scarso personale sanitario.

Un ospedale avulso dal contesto sociale, tagliato fuori dal tessuto sociale, esclusivo e non inclusivo, difficile da raggiungere, crea disagio alle famiglie e agli anziani, rompe i legami affettivi, non è terapeutico per le patologie croniche e per quelle più comuni, rende più pericolosi per il ritardo nell’intervento i parti, gli ictus cerebrali, gli infarti cardiaci, gli incidenti stradali, e inoltre ha alti costi di stress per il personale (per il pendolarismo e per la riduzione degli organici se di due ospedali se ne ricava uno).

Inoltre ai danni morali e materiali bisogna anche sommare il danno economico legato alla perdita di posti di lavoro nella città in cui verrà a mancare un ospedale, che normalmente occupa centinaia di soggetti qualificati e non, oltre all’indotto.

UN CASO PARTICOLARE: LA PSICHIATRIA

La separazione dell’ospedale dalla sua città e dal suo tessuto sociale sarebbe particolarmente grave nell’ambito psichiatrico di una realtà come quella di Imperia che ha la percentuale di pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione più alta d’Italia (seconda è Gorizia, altra zona di confine).

In una realtà in cui gli ambulatori territoriali non funzionano più come un tempo per la carenza di personale tutta la patologia psichiatrica affluisce nell’unico Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura rimasto in provincia, cioè nell’ospedale di Imperia (l’altro SPDC era nell’ospedale St. Charles di Bordighera, ma è stato chiuso alcuni anni fa in previsione della sua privatizzazione, scelta discutibile che ha generato molto disagio sia negli utenti che nel personale sanitario).

La frequenza di visite e afflusso di pazienti psichiatrici che si fanno visitare e ricoverare a Imperia è immensa, la loro provenienza è da Nava e Andora fino a Ventimiglia, per non parlare dei turisti e di tutti gli stranieri che in estate invadono la Riviera e il Dianese (molti sono i piemontesi, i tedeschi e i francesi). A Bordighera-Ventimiglia non esiste la reperibilità psichiatrica ospedaliera in nessun momento della giornata e della settimana, a Sanremo non esiste dopo le ore quindici fino alle otto del mattino successivo e non esiste nei festivi e nei fine settimana. Tutto arriva sempre all’ospedale di Imperia.

Le richieste di consulenza psichiatrica per patologie psichiatriche non gravi e legate a patologie organiche al pronto soccorso di Imperia, Sanremo e al punto di primo soccorso di Bordighera è molto alta. Altissime sono le richieste di consulenza all’interno dell’Ospedale nei vari reparti. Ma la cosa più importante, essendo Imperia il fulcro di tutta questa patologia psichiatrica, è che all’interno del reparto di Psichiatria vengono ricoverati soggetti che soffrono molto spesso di patologie organiche croniche gravi, soprattutto gli anziani.

Le patologie cardiache, neurologiche, infettivologiche, nefrologiche, pneumologiche e mediche (diabete, emopatie, epatopatie) sono frequentissime e richiedono continue visite specialistiche da tutti gli altri reparti ospedalieri, che a loro volta richiedono continuamente lo psichiatra nei loro reparti.

Non è pensabile che il Servizio Psichiatrico sia lontano dalla città di Imperia, da Diano Marina, da Andora e da Pieve di Teco, tutti luoghi ad altissima densità di patologia mentale e che inviano continuamente persone in visita.

Non è neppure pensabile un reparto di psichiatria senza un ospedale che lo circondi e lo supporti con la maggior parte delle specialità mediche e chirurgiche, compresa la radiologia (non si può pensare di non poter fare una TAC cerebrale in un caso psichiatrico dubbio e non si può trasportarlo da nessuna parte se è in una fase di acuzie o in Trattamento Sanitario Obbligatorio).

Molte richieste vengono anche da tutte le case di riposo e dalle comunità terapeutiche per pazienti psichiatrici disseminate in città, nel territorio imperiese e dianese, nella Valle Impero e nella valle Arroscia (due comunità per pazienti psichiatrici a Diano Marina, una a Carpasio, un’altra a Civezza, una a Verezzo sopra a Sanremo, una a Riva Ligure, una comunità per pazienti tossicodipendenti a Imperia, ecc. ecc.).

Inoltre dalla Casa Circondariale di Imperia e dal carcere di Sanremo (Valle Armea) sono frequentissime le richieste di visite e i ricoveri psichiatrici nell’ospedale di Imperia.

CONCLUSIONI

L’ospedale è una funzione della città. E’ il sistema di guardia sanitaria (profilassi) che la protegge dalla malattia e dallo squilibrio che ne minacciano continuamente il funzionamento armonico.

Scorporare e separare questa funzione di sorveglianza e protezione equivarrebbe a dire che dal corpo umano si dovrebbero scorporare tutti i suoi sistemi difensivi, riparativi e omeostatici (sistema immunitario, epidermide, sistema muscolo-scheletrico, sistemi digestivo e emuntorio, pancreas, fegato, equilibrio psicologico ecc.) per spostarli all’esterno, in un luogo distante, fuori da esso: si sa bene che conseguenze avrebbe per l’organismo il crollo o l’assenza delle difese immunitarie, e anche di quelle psicologiche.

Non si può quindi separare questa funzione profilattica, cioè l’ospedale, dal corpo sociale costituito dalla città e dai suoi abitanti senza subirne poi le conseguenze negative sulla salute della comunità.

Venendo meno la funzione difensiva il corpo sociale cittadino si troverebbe facilmente esposto ad attacchi di tutti i tipi (morali e materiali cioè psicologici e organici), ma soprattutto verrebbe a mancare la fondamentale funzione psicologica del sentimento materno di protezione (la madre/città/ospedale che cura il figlio debole/cittadino o straniero).

Questa perdita, questo vuoto, questa distanza (psicologica e materiale) sarebbero poi all’origine di un vissuto di angoscia, insicurezza, instabilità, di un sentimento di lutto e smarrimento: tutti fattori che possono generare reattivamente proteste, aggressività e violenza, auto o eterodiretta (come le aggressioni contro il personale sanitario nel pronto soccorso dei vari ospedali, nei reparti o alla guardia medica), ma soprattutto incrementare la già troppo alta frequenza di patologia mentale.

Gennaio 2020

RIFLESSIONI SULLA PANDEMIA DI CORONAVRUS, MAURIZIO ALBERTINI, APRILE 2020

RIFLESSIONI SULLA PANDEMIA DI CORONA-VIRUS

di Maurizio Albertini

Aprile 2020

Su una parete esterna della chiesa di San Vigilio a Pinzolo c’è un affresco di una Danza Macabra eseguito da Simone Baschenis nel 1539 in cui la Morte, che è seduta in trono e incoronata, suona la cornamusa accompagnata da due scheletri con la tromba. La Morte si esprime così:

IO SONTE LA MORTE CHE PORTO CORONA

SONTE SIGNORA DE OGNIA PERSONA

ET COSI SON FIERA FORTE ET DURA

CHE TRAPASSO LE PORTE ET ULTRA LE MURA

ET SON QUELA CHE FA TREMAR EL MONDO

RIVOLGENDO MIA FALZE ATONDO ATONDO

O VERO L’ARCHO COL MIO STRALE

SAPIENZA BELEZA FORTEZA NIENTE VALE

NON E SIGNOR MADONA NE VASSALLO

BISOGNIA CHE LO ENTRI IN QUESTO BALLO……(ecc.)“

L’attuale danza macabra ha avuto inizio alla fine del 2019 in Cina e ha iniziato la sua ronda in Italia nel febbraio del 2020. Si dice che sia stata trasmessa all’uomo da un pipistrello.

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LA CORONA

Il portatore di CORONA è l’uomo REALE, VERO, AUTENTICO, L’UNICO IN CONTATTO CON LA REALTA’ SUPERIORE (RES/REX) DI CUI E’ IL TRAMITE.

E’ lui il MEDIATORE con il PRINCIPIO (PRINCEPS/PRINCIPE), con L’ORIGINE DELLE COSE, con la vita nelle sue profondità oscure e misteriose, che trasmette al mondo terrestre e ai sudditi (coloro che stanno sotto, mentre lui è sopra e domina ogni persona, anche i potenti del mondo se non sono dei veri re).

La consapevolezza che in lui abitano realtà superiori e inferiori (spirito e istinto), cioè energie e forze trascendenti l’io ordinario, energie superiori a quelle dei comuni mortali, gli forniscono quella FORZA, quella energia, quella ricchezza, quella LUCE, che simbolicamente vengono rappresentate come SOLE, come RAGGI SOLARI INTORNO ALLA TESTA, come CORONA appunto.

Il RE simbolicamente è quindi l’uomo molto forte, il più forte degli uomini, il padre e la madre di tutti, e la sua forza (fisica e spirituale) è rappresentata dal sole, di cui la corona d’oro è l’immagine: il Re è l’uomo illuminato (il più consapevole, il più cosciente degli uomini), colui che conosce le energie che si nascondono nelle profondità dell’essere, simbolicamente rappresentate dal mondo dei morti e del sogno, l’aldilà della coscienza.

Ogni uomo collegato con l’anima e con l’inconscio può entrare in contatto con la sua vera energia vitale profonda, e la sua forza lo rende REALE, autentico, spontaneo, non artificiale, non nevrotico, non scisso da se stesso e dai propri impulsi sia corporei (legato alla sua natura, cioè al suo corpo sano), che psichici (sogno, intuizione), che spirituali (sapienza, illuminazione, creatività artistica): diventa un RE, viene INCORONATO, HA CIOE’ MOLTA PIU’ ENERGIA DEGLI UOMINI COMUNI. Queste sono cose che si percepiscono: si capisce quando un uomo o una donna sono energetici, nobili, autentici, REALI e REGALI, come un leone, una tigre o un gatto (i felini, i re degli animali)…

IL VIRUS

IL RE (LA CORONA, IL SOLE, L’ENERGIA VITALE PROFONDA NELLA NATURA E NELL’UOMO), SI MANIFESTA ATTRAVERSO LA SUA FORZA, che è potere di vita e di morte: il re è taumaturgo e guarisce attraverso l’imposizione delle mani oppure dona feudi, cibo e ricchezza, ma il re condanna anche a morte chi vuole (lo stesso discorso si dovrebbe fare per la natura in quanto regina del mondo).

FORZA è VIS in latino, da cui deriva etimologicamente la parola VIRUS che significa: FORZA, AZIONE, AGGRESSIONE, ASSALTO, OPERARE ALACREMENTE (in maniera virulenta), VELENO. In sanscrito: VISAS è IL VELENO, in greco FISOS è VELENO e SAETTA (la freccia, il fulmine che uccide improvvisamente), in vedico il veleno, la forza mortale, è VIV-ESTI.

La forza di cui quindi ora parliamo è quella della NATURA, di cui il pipistrello e il virus sono una delle tante manifestazioni, come l’umanità del resto, come l’ecosistema. IL VIRUS è espressione del suo ordine cosmico che trascende l’umano e lo include.

L’ARRIVO DEL RE, DELLA CORONA, DELLA FORZA

Pipistrello deriva etimologicamente da vipistrello-vespistrello che deriva a sua volta dal latino vespertilio, perché vola di sera, al vespro.

Il pipistrello è da sempre il messaggero delle tenebre, considerato nefasto in occidente (diavoli, nella Divina Commedia di Dante Satana ha ali da pipistrello) ma portafortuna in Cina, perché là è omofono di FU che significa buona fortuna, felicità, ricchezza.

In Cina è anche un simbolo di longevità sia perché vive nelle caverne che sono il luogo di passaggio verso il REGNO DEGLI IMMORTALI ma anche perché la sua carne era usata per la preparazione di droghe afrodisiache, usanza che gli antichi romani condividevano con i cinesi, come narra Plinio.

Teniamo conto dell’orrore che ci fa oggi l’idea di mangiare la carne di pipistrello, angelo o démone delle tenebre infernali, mentre era un’usanza per i romani antichi: è questa la distanza psicologica che ci divide dal paganesimo e dall’Oriente, ancora in grado di non demonizzare o rifiutare ma invece di integrare (mangiare, interiorizzare) il lato oscuro (YIN/femminile) delle cose, della Natura, della psiche, di unire cioè il sole alla luna, la coscienza all’inconscio, qualità maschili a quelle femminili, rigore e misericordia…

Quindi il pipistrello è simbolo del collegamento fra le profondità della natura e la superficie, fra la vita quotidiana e il mondo infero, fra il selvatico e il domestico. Noi diciamo oggi fra la coscienza e l’inconscio, ma anche fra natura e civiltà.

E’ il messaggero del mondo oscuro che arriva alle soglie della coscienza e le supera. Esattamente come fa un sogno, un’emozione, un affetto, un istinto corporeo, un sentimento che travolge il controllo razionale o le barriere difensive dell’io (…TRAPASSO LE PORTE E ULTRA LE MURA…) e lo modifica (incubo o grande sogno, possessione, innamoramento, pensiero ossessivo, attacco di panico, emozione incontrollabile, attacco di rabbia, di fame, un desiderio sessuale, un lapsus, un atto mancato, un’amnesia ecc…).

Ma a volte il cambiamento è vissuto come una morte se le strutture dell’io sono troppo rigide e non accolgono l’oscuro, l’anima, il sogno ma li demonizzano perché ne hanno paura o perché ne ignorano l’esistenza.

Queste strutture sono quindi non ricettive, non femminili, troppo maschili, troppo chiuse al mondo lunare dell’inconscio (questo potrebbe spiegare secondo me perché le donne e gli orientali sono meno colpiti dall’oscuro che infetta…).

Questo contatto con le forze oscure proibite è percepito dall’io troppo puro, troppo ossessivo e troppo razionale (troppo maschile) come infezione, contaminazione, sporcizia, impurità. E’ la scissione nevrotica ossessiva o peggio, psicotica e paranoide, fra l’io e le sue basi istintuali ma anche fra l’io e le sue componenti spirituali della personalità. La sessualità può essere veicolo di contaminazione psicologica (o venerea, intesa come vera e propria malattia dermatologica), ma anche la spiritualità, l’irruzione del sacro, può provocare nella coscienza lo stesso terrore di morte.

Detto in altre parole: da un punto di vista simbolico l’infezione è l’irruzione massiccia dell’inconscio (natura, femminile, spirito del profondo, corpo) che emerge all’improvviso in maniera distruttiva travolgendone le difese nel campo di una coscienza che lo ha rimosso per troppo tempo (per eccessiva razionalità, eccessivo distacco dalla natura, orgoglio narcisistico luciferino dell’uomo che crede di poter dominare e distruggere la Terra e l’ecosistema e non tiene conto dei limiti dello sviluppo ecc.): “Quanto più un fatto interiore non viene reso cosciente, si produce fuori, come destino. Ossia quando il singolo rimane indiviso e non diventa cosciente del suo antagonismo interiore il mondo deve per forza rappresentare quel conflitto…” (C.G. Jung, in Aion)

L’antagonismo quindi può essere in questo caso quello nei confronti della Natura e della dipendenza da lei della nostra esistenza.

Quindi Il Regno della Natura (e quello del corpo e della psiche: il manifesto e l’invisibile), non più presi in considerazione dalla modernità emergono nella maniera più spietata, come contagio e paralisi dell’attività dell’io in tutto il mondo, paralisi economica, sociale, o peggio del respiro e soffio vitale fino alla morte, che spinge con virulenza a confrontarsi con quel regno dimenticato.

E cosa c’è di invisibile come un virus? Lo spirito, il sogno, l’immagine, l’anima, il respiro, l’aria, l’armonia invisibile dei collegamenti all’interno del mondo e dei regni della Natura che crea la vita e che senza che noi lo chiediamo crea noi e ci sostiene (o ci distrugge).

LA DISTRUZIONE DEGLI ALBERI (BRONCHIALI)

La forza della natura, il virus del pipistrello, distrugge i polmoni e toglie il respiro. E’ un problema spirituale, è un problema culturale prima che clinico o medico. Intendo qui spirito nel senso più antico di aria, pneuma per i greci, oppure anemos cioè vento (da cui deriva la parola anima, che viene esalata quando si muore).

Senza respiro non manca solo l’ossigeno atmosferico negli alveoli polmonari infettati dal corona-virus, manca soprattutto una cultura che recuperi lo spirito della natura, che non rigetti il lato positivo del paganesimo antico, che non dimentichi San Francesco d’Assisi con il Cantico delle Creature e non ignori per esempio il Taoismo cinese come regola di sintonia dell’uomo con la natura e i ritmi cosmici o la medicina psicosomatica e la psicologia analitica come vie di conoscenza della natura in noi (cioè l’anima, il corpo e le loro connessioni emotive e fisiologiche).

L’aria, il vento sono metafore, simboli, di qualcosa che agisce nel mondo interiore e esterno ma è invisibile e potente come loro, lo spirito che soffia dove vuole.

Colpire i polmoni è colpire il luogo fisico e simbolico della riunione del corpo e dello spirito, del ferro nel sangue e dell’ossigeno: il luogo dove si scambiano, dove entra il puro e esce l’impuro (anidride carbonica).

Ma se noi distruggiamo la Natura, gli alberi e le foreste (Amazzonia, Australia ecc.). Se le consumiamo e immettiamo troppa anidride carbonica nell’atmosfera bruciando i combustili fossili (cioè foreste antichissime) noi respiriamo sempre peggio e lo smog distrugge poco a poco i nostri polmoni, li rende deboli, fragili come una pelle ulcerata e abrasa pronta a infettarsi.

L’apparato respiratorio e polmonare si chiama albero bronchiale non a caso. Ha la forma di un albero e le funzioni di un albero: lo scambio gassoso.

Il virus che ci attacca e buca i polmoni è come l’acqua che penetra in uno scafo rugginoso e affonda la nave.

Detto in altre parole: se il terreno (i polmoni) è ferito dallo smog grazie a una cultura del lavoro e dell’industrializzazione massiccia e unilaterale, se c’è scarsa attenzione alla dieta (cibi surgelati, cibi conservati, poveri di vitamine, ricchi di zuccheri) o all’igiene dei luoghi e delle acque (la Pianura Padana è la zona più inquinata d’Europa, con l’atmosfera carica di polveri sottili) non possiamo stupirci di un calo delle difese immunitarie o dell’aumento dei disturbi allergici, sintomo di un disordine immunitario.

Il virus è l’acqua che penetra nello scafo. Se lo scafo, il corpo, il polmone, è vecchio (anziani, persone stressate), se è debole e rugginoso (polmoni feriti dallo smog e da uno stile di vita malsano tipico delle grandi città del mondo), se è meno forte da un punto di vista immunitario (per cibi, aria, acqua inquinati e poco genuini, diabete, obesità, depressione che diminuisce le difese psichiche e fisiche) viene facilitato l’affondamento della nave quando arriva una tempesta (la famosa tempesta di citochine tipica del covid19), cioè quando arriva un virus più aggressivo del solito (virus cioè FORZA, cioè NATURA).

IL VIRUS E’ IL RITORNO DEL RIMOSSO, DI CIO’ CHE NON ABBIAMO VOLUTO VEDERE DA QUALCHE SECOLO A QUESTA PARTE, (CIOE’ DALL’EPOCA DELL’ILLUMINISMO), PERCHE’ ABBIAMO RIFIUTATO L’UNIONE ARMONICA FRA L’UOMO E IL COSMO, I LIMITI DEL NOSTRO SVILUPPO, I NOSTRI SOGNI, LA NOSTRA ANIMA, IL NOSTRO CORPO, LA NOSTRA MORTALITA’ E IL NOSTRO ALDILA’, IL REGNO DELL’INCONSCIO, IL MISTERO DELLA VITA SU CUI POGGIAMO E CHE CI ILLUDIAMO DI CONOSCERE E DOMINARE SCIENTIFICAMENTE.

OGNI GUARIGIONE PASSA PRIMA ATTRAVERSO UNA MALATTIA, LA PANDEMIA CI DOVREBBE QUINDI INSEGNARE LA GUARIGIONE, SIA MORALE, CHE PSICOLOGICA, CHE SPIRITUALE E ANCHE L’UMILTA’.

RICORDARSELO E APPLICARE QUESTA CONSAPEVOLEZZA E’ LA MEDICINA. QUESTO E’ IL REGALO CHE CI STANNO FACENDO I MOLTI CHE SI SACRIFICANO ADESSO NEL MONDO.

IL CORONA-VIRUS RAPPRESENTA IN NOI E FUORI DI NOI LO SPIGOLO CONTRO CUI CI SCONTRIAMO PER RISVEGLIARCI A NUOVA CONSAPEVOLEZZA, A UNA REALTA’ CHE ABBIAMO VOLUTO IGNORARE. SI VEDRA’ SE SAREMO IN GRADO DI ACCOGLIERLE E ACCETTARLE. NON E’ COSA SCONTATA.

LA RISPOSTA ALL’EPIDEMIA E’ STATA PIU’ INADEGUATA NELLE REGIONI MAGGIORMENTE COLPITE CHE SONO, GUARDA CASO, QUELLE IN CUI VIGE UN’OTTICA DI EFFICIENTISMO “INGEGNERISTICO” CHE PENSA DI AVERE PROGRAMMATO TUTTO E INVECE DIMOSTRA NEI FATTI QUANTO ABBIA DIMENTICATO IL VERIFICARSI DI UN EVENTO COME QUESTO AVENDOLO ESPULSO DAL PROPRIO ORIZZONTE.

ORIZZONTE TROPPO APPIATTITO SU VALORI ESTERIORI, INDIVIDUALISTICI, ECONOMICI E IN ANTAGONISMO ALLE LEGGI DELLA NATURA E ALLE REGOLE DELL’IGIENE AMBIENTALE.

SE L’UOMO DISTRUGGE LA NATURA, LA NATURA DISTRUGGE L’UOMO.