Alcuni commenti all’Yi Jing di Marie Louise Von Franz e Carl Gustav Jung

Da: Marie Louise Von Franz, Projection and recollection in Jungian Psychology,
pag. 162-3:

“…Il 24° capitolo dell’Yi Jing, il libro cinese di Saggezza, porta il titolo ‘Ritorno’ (Il punto di svolta) e descrive benissimo questo atto di arrivare-alla-coscienza o di trasformazione. Descrive il momento del solstizio d’inverno: “La luce potente che era stata scacciata ritorna” in un movimento naturale, che sorge spontaneamente. “Tutto torna a se stesso nel momento giusto”. Il movimento ricomincia. “Il ritorno conduce all’auto-conoscenza”. Al suo inizio la luce deve venire rinforzata dal riposo. “Il ritorno della salute dopo una malattia, il ritorno della comprensione dopo un estraniamento: tutto deve venire trattato con gentilezza e con cura all’inizio.” Le singole linee dell’oracolo quindi descrivono il tipo di atteggiamento morale che una persona deve avere in quell’istante: “Il ritorno sempre richiede una decisione ed è un atto di padronanza di sé… Quando il tempo del ritorno è arrivato uno non dovrebbe trincerarsi dietro a scuse banali, ma dovrebbe guardarsi dentro esaminare se stesso. E se uno ha fatto qualcosa di sbagliato dovrebbe nobilmente risolversi a confessare la propria colpa.” Se uno perde questo istante nel tempo, la ‘sfortuna’ esterna lo coglierà. “La ‘sfortuna’ ha una causa interna in un atteggiamento sbagliato nei confronti del mondo”.
Qui, anche, abbiamo un aspetto duplice del ‘Ritorno’ come nella ben conosciuta questione del lavoro, o della grazia. Da un lato il Ritorno accade spontaneamente, in un particolare momento nel tempio (grazia); dall’altro lato uno può fallire nel prendere la giusta decisione morale e quindi cadere nella disarmonia con il Tao, il Senso, il Significato, e quindi nella ‘sfortuna’. Dopo un’accurata osservazione di se stessi (lavoro su di sé, fatica, sofferenza) durante questo processo di ritorno o di osservazione uno potrebbe venire a capo della seguente descrizione di questa situazione: se uno è preso in una proiezione che disturba il proprio adattamento, sia che si tratti di una attrazione piena di fascino o di odio o di ostinazione nell’attaccarsi a una teoria o idea, all’inizio uno è trasportato lungo una corrente di potenti affetti, come anche dal desiderio o da una richiesta interiore (di ‘divorare’ l’oggetto amato, di distruggere il nemico, di forzare un’idea sugli altri). Questo porta a un comportamento che è costantemente squilibrato con il mondo esterno, quindi conflitti e delusioni ne risultano.
Orgoglio e sfida conducono a maggiori preoccupazioni e spingono in avanti nella stessa direzione. Se l’affetto è diretto verso l’interno può portare a fantasie di suicidio.
Quando la sofferenza è durata abbastanza, così a lungo che l’ego e la sua forza sono crollati e uno comincia a sentirsi ‘piccolo e cattivo’, allora arriva il momento di grazia in cui la riflessione è possibile, quando c’è un rovesciamento del flusso dell’energia, che ora scorre via dall’oggetto o dall’idea verso di sé o meglio verso il Sé. Uno diventa calmo, tranquillo, o piuttosto ‘qualcosa in se stessi diventa tranquillo’. L’insight (presa di coscienza) nella proiezione stessa è a quel punto di solito una cosa molto semplice, non è più una questione di ‘sì, ma…’ anche se quando l’orgoglio è ferito si può ancora andare avanti a lamentarsi per un po’. La parte più dolorosa di questo processo è il riconoscere che attraverso il precedente atteggiamento o comportamento sbagliati uno ha perso molto tempo utile o anche, grazie alle sue convinzioni ‘sacre’, si è reso colpevole di gravi misfatti. …”

 

Da: Carl Gustav Jung. Seminario 1928-30, Analisi dei sogni, Bollati Boringhieri ed., 2006.

Pagina 145-6:

“…Nell’Yi Jing c’è un esagramma, il numero 50, che si chiama Il ‘Crogiolo’. Secondo il professor Wilhelm, una pentola con tre gambe rappresenta, nello yoga, la tecnica di produrre l’uomo nuovo. Nella pentola c’è qualcosa di molto buono, il pasto del re, in cui c’è il grasso del fagiano. Ecco il pollo. Questa parte del sogno suggerisce che il centro del non-Io non esiste realmente in se stesso, ma dev’essere prodotto, con gran cura, dal paziente stesso.
Parte del testo del ‘Crogiolo’ recita: ‘Legno su Fuoco./L’immagine del Crogiolo./Così l’uomo superiore consolida il proprio fato/Rendendo corretta la propria posizione (…) Un ting con le gambe rovesciate’ (Tutto il contenuto è stato gettato via, quindi è di nuovo pronto per l’uso). ‘C’è cibo nel ting./I miei compagni sono invidiosi,/Ma non mi possono arrecare danno (…) Il manico del ting è alterato. Si è impediti nel proprio cammino di vita.Il grasso del fagiano non viene mangiato. /Quando cade la pioggia, il pentimento svanisce (…) Le gambe del ting sono spezzate. / Il pasto del principe è rovesciato (…) il ting ha manici gialli con anelli d’oro (…) Il ting ha anelli di giada’ (Il che significa grande fortuna). ‘Nulla che non sia propizio.’ L’idea della pentola deriva da una sorta di vaso sacrificale usato nel culto taoista degli antenati. E’ un simbolo dell’utero spirituale in cui si forma il nuovo essere. E’ la stessa cosa del krater dei primi cristiani, o della storta degli alchimisti, in cui si crea il nuovo essere. Nella pentola vengono gettati insieme frammenti di cose che normalmente non si mescolano, ma che nel fuoco si uniscono e producono l’oro, l’uomo nuovo. In questo modo la pentola ottiene manici d’oro e prfino di giada, il materiale più prezioso, il lapis lapidum, la pietra delle pietre.
Troviamo la stessa idea nell’alchimia medievale; il lapis lapidum è la pietra dei filosofi. L’idea che i fagiani vengano cotti nella pentola come pasto per il principe è usata perché l’intero procedimento di cottura si riferisce alla quinta linea dell’esagramma, il posto del signore del segno. La quinta linea è l’oro, il principe che deve essere creato, l’uomo nuovo. Ma prima bisogna catturare il fagiano, il fagiano deve essere abbattuto. Nell’yi Jing c’è molto simbolismo di caccia. Tutto ciò significa che il fascio di istinti dell’uomo, il suo caotico insieme di istinti, non è per nulla integrato. Gli istinti sono estremamente contraddittori, e l’uomo è lacerato da questa contraddizione. Sono come animali in uno zoo, che non si amano affatto, si mordono l’un l’altro e tentano di scappare. Quindi se si vuole fare qualcosa per quel fascio di istinti che si è, si deve dar la caccia agli istinti, metterli insieme e trasformarli. L’immagine suggerisce che si devono raccogliere cose rare provenienti da tutto il mondo, cuocerle insieme nella pentola, e allora può apparire qualcosa, forse l’oro. Questa è l’idea del sogno. Ci sono quattro animali che tentano di scappare, devono essere catturati e messi nella pentola. Al paziente sembra che uno di loro sia pronto da mangiare. Il pasto è pronto, per l’uomo perfetto. Gli istinti sono il cibo che deve essere tenuto sul fuoco e trasformato. Questa è la preparazione del cibo del principe. Dopo un processo del genere non si è più lacerati dalle coppie di opposti, ma si è in accordo con se stessi, l’antico desideratum. … Il disegno suggerisce che il sognatore deve andare dappertutto, secondo lo schema, andare ai quattro angoli del mondo, non soltanto una, ma due volte. Deve fare il grande viaggio dell’errore nel mondo dell’illusione, per sperimentare ogni cosa. Ogni cosa che gli accade è lui stesso. Questo viaggio è la caccia e, una volta compiuto, hanno luogo il processo di cottura e la creazione dell’essere che è uno. Parti importanti di noi ci aspettano nel mondo, e dobbiamo avere in sorte un particolare destino per poter sperimentare proprio quell’aspetto. Se lo sperimentiamo è in gabbia, e assaggiamo quel pollo. Il fato deve essere vissuto in questo senso, per poter sperimentare altri aspetti di noi stessi da integrare in seguito. …”

Pagina 271:

“… Spesso ci imbattiamo in un muro troppo alto, non lo possiamo scavalcare e rimaniamo lì a fissarlo. Il razionalismo dice: ‘Non c’è possibilità di scalcarlo, vattene via.’ Lo sviluppo naturale, tuttavia, ha condotto il paziente in una situazione quasi impossibile, per mostrargli che quella è la fine delle sue soluzioni razionali. Era destinato ad arrivare lì e forse anche a starci, a mettere radici, a crescere come un albero; a superare l’ostacolo col tempo, a crescere sopra il muro. Ci sono cose, nella nostra psicologia, che oggi non hanno risposta. Si può essere di fronte a un muro di pietra, ma si può star lì e crescere, e in sei settimane o un anno si crescerà più alti di lui, L’Yi Jing lo esprime in modo molto bello (Esagramma 34). Una situazione del genere, che sembra quasi senza speranza, è descritta così: ‘Una capra dà di cozzo contro una siepe e vi rimane impigliata con le corna’. Ma nella riga seguente si dice: ‘La siepe si apre; non ci si impiglia. La forza dipende dall’assale di un grande carro.’ Quindi, se si riesce a smettere di dar di cozzo contro la siepe, le corna non si impiglieranno più e si avrà quanto prima la forza di un carro a quattro ruote. In natura esiste un altro modo, quello dell’albero. E’ contrario al razionalismo e all’impazienza dell’animale uomo, concupiscenza che vuole balzare sulle cose come una tigre. L’albero sta fermo, cresce, mette radici, e alla fine supera l’ostacolo…..”

 

Da: Marie Louise Von Franz. Nike e le acque di Stige, in: Le stagioni della vita, RED ed. 1992.

pag. 108-110:

“… Secondo il mito, il problema consiste nel fatto che le acque di Stige non possono essere raccolte perché distruggono qualsiasi contenitore. In un’ottica psicologica, si tratta di un problema ‘creativo’. Nel testo cinese Yi Jing c’è un capitolo che getta ulteriore luce sull’argomento. Si tratta del capitolo relativo all’esagramma 7, ‘L’Esercito’, identificato con l’acqua sotterranea, come l’acqua di Stige. Veniamo qui a sapere che l’antica Cina aveva un esercito popolare e che proprio come la terra nasconde l’acqua freatica, così la popolazione contadina nascondeva un esercito al quale ricorrere in momenti di pericolo. In senso più ampio, l’immagine sta a significare che sotto il livello cosciente (terreno) si nasconde un potenziale di tensione che può diventare pericoloso qualora non sia controllato.
Come ebbe a sottolineare Jung, quando questo esagramma si riferisce a una situazione individuale, segnala la pericolosità del momento pre-creativo. Molti artisti e scienziati creativi conoscono bene lo stato di grande irritabilità o di umore depresso e persino distruttivo che spesso li assale prima dell’atto creativo. Come indicano i sogni, questo stato emotivo deriva dal fatto che, per così dire, troppa acqua si è accumulata sotto terra, troppo grande si è fatto il potenziale energetico, che, in mancanza di uno sbocco creativo, può degenerare in prepsicosi. Sul piano collettivo, dove accade altrettanto, la psicosi si manifesta sotto forma di guerra.
Anche le singole linee dell’esagramma 7 sono molto rivelatrici. La prima linea recita: ‘Un esercito deve mettersi in moto in buon ordine. Se questo non è buono, minaccia sciagura’. Si tratta dunque di non lasciarsi sopraffare dalla depressione che precede l’atto creativo, ma di conservare la coscienza lucida e proseguire serenamente le proprie attività. La seconda linea afferma: “Nel mezzo dell’esercito! Salute. Nessuna macchia. Il re conferisce triplice onorificienza’. Qui si intende il comandante e la sua funzione nell’esercito; egli sarebbe la coscienza individuale al servizio del re, cioè del Sé. La coscienza si accosta al conflitto in modo attivo, lucido, senza lasciarsi trascinare dagli eventi. Il sé, rappresentato dal re, può così aiutare l’io. Nella terza linea leggiamo: ‘L’esercito conduce per avventura cadaveri con sé nel carro’. Il commento parla di una sconfitta, subìta perché una persona non competente (un ragazzo) si è immischiato nella condotta della guerra. l’insuccesso è causato da infantilismo e da psicosi di massa. La quarta linea parla di una ritirata ordinata e non pone problemi. La quinta linea è invece più complicata e recita: ‘Nel campo vi è selvaggina. E’ propizio trattenere le parole. Senza macchia. Il più anziano conduce l’esercito. Il meno anziano conduce cadaveri. Allora la perseveranza reca sciagura’. Il commento parla di selvaggina che irrompe nel campo devastandolo, volendo così significare un’invasione da parte del nemico. Il più anziano è esperto nella strategia militare; il meno anziano, che conduce cadaveri, è invece un irresponsabile che combatte alla cieca. Spiegherò più oltre il significato dell’irruzione della selvaggina.
L’ultima linea parla di un uso giusto e di uno non giusto della vittoria e afferma che non si devono lasciar giungere al potere uomini comuni. Per noi è importante constatare come in Cina, ‘l’acqua che è sotto terra’ abbia un significato analogo a Stige, vale a dire la pericolosità e le grandi potenzialità insite nello stato pre-creativo, il quale può sfociare non solo in un rinnovamento, ma anche in stragi, guerra e morte.
(…) Nella quinta linea del settimo esagramma dell’Yi Jing, l’esercito’, da noi già citato, si legge: ‘Nel campo è selvaggina. E’ propizio trattenere le parole’. Qui si intende un animale selvatico che ha invaso i campi, animale che il commento riferisce al nemico e a anche a una selvaggia indisciplina presente nell’esercito, la quale deve essere eliminata.
Troviamo questo stesso concetto più esplicitamente espresso nell’esagramma 26 dell’Yi jing, il quale ha ha per immagine sotto il cielo ‘il creativo’ e sopra la montagna ‘la quiete’. E’ un segno questo che descrive il modo in cui le energie creatrici cominciano ad affermarsi nel collettivo. Leggiamo nella quarta linea: ‘La tavoletta di riparo di un torello. Gran salute.’ e nella quinta: ‘il dente di un cinghiale castrato. Salute.’ Il commento consiglia di ‘combattere la ferocia che sta per erompere prima che essa si manifesti’ oppure ‘di non combattere direttamente gli istinti primitivi dell’uomo, ma di eliminare le radici della selvatichezza’. Anche qui si tratta di evitare un’esplosione psichica distruttiva mediante il controllo creativo delle energie inconsce.”

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