9 termidoro

Maurizio Albertini

9 termidoro

DRAMMA STORICO IN DUE ATTI

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Personaggi

Napoleone Bonaparte, nel 1794 appena nominato generale di artiglieria dell’armata rivoluzionaria francese dopo l’assedio di Tolone, all’epoca ha venticinque anni.

Augustin Robespierre, commissario del popolo (fratello di Maximilien Robespierre, capo del Comitato di Salute Pubblica a Parigi durante il Terrore, luglio1793- luglio 1794), all’epoca protettore del giovane Napoleone.

Filippo Buonarroti, commissario del popolo e governatore nella Oneglia giacobina del 1794.

Conte Giobatta Littardi, nobile ligure di Porto Maurizio, che allora faceva parte della Repubblica di Genova.

Contessa Teresa Franchelli, moglie di Giobatta.

La Prioressa della chiesa di Santa Caterina a Porto Maurizio.

Una figlia di Giobatta.

Francesco, un servitore del conte.

Adele, giovane ragazza.

ATTO I

SCENA 1

Due uomini in abiti borghesi da fine ‘700 sono seduti intorno a un tavolo e bevono del vino rosso. La scena si svolge nel giugno del 1794 a Oneglia (Liguria), invasa il giorno 8 aprile dall’esercito francese (in cui militava anche Napoleone Bonaparte, ufficiale nella 3° brigata di fanteria). I due sono Filippo Buonarroti e Augustin Robespierre. Dopo un po’ entra in scena il giovane Napoleone.

(MUSICA: MOZART: K429, Kantate: “Dir, Seele des Weltalls” )

N. Carissimi cittadini, caro Filippo, caro Augustin! Vi porto i miei saluti dalla Francia rivoluzionaria e vittoriosa!

FB. Napoleone!

Rob. Napoleone Buonaparte! Finalmente sei tornato a Oneglia. Come è andata la cavalcata da Nizza?

N. Molto bene grazie, il cavallo era giovane e veloce.

R. Cosa ci racconti? Che notizie ci porta il nostro eroe di Tolone?

N. Mi hanno detto di parlare con te, Augustin Robespierre, per aggiornarti su una missione segreta. Il 13 luglio dovrò andare da Faipault, il nostro console a Genova. Lì dovremo preparare il terreno per l’invasione della Liguria e organizzare la quinta colonna! Ho qui con me gli ordini del Comitato di Salute Pubblica, me li ha fatti avere con un corriere l’altro giorno da Parigi tuo fratello Maximilien.

FB. Ma cosa vuole adesso tuo fratello da noi, caro Augustin? Lui, che non amava le armi e la guerra come te, adesso che è costretto a farla sembra che ci provi un gran gusto! Gusto di sangue naturalmente, che gli fornisce la sua amata ghigliottina come se fosse una vivandiera generosa. Invece io, che sono meno crudele, propongo adesso un brindisi con del buon vino rosso delle cantine piemontesi per il nostro cittadino Napoleone Buonaparte, generale di artiglieria nominato sul campo d’onore di Tolone, che senza di lui non sarebbe mai caduta e sarebbe rimasta in mano ai monarchici e agli inglesi! Alziamo le coppe al generale, a Maximilien Robespierre e alla Francia rivoluzionaria! (brindano).

N e R. Vive la France, vive la révolution!

FB Viva! Del resto anche Oneglia non sarebbe caduta senza il tuo aiuto in aprile!

N. Grazie amici, grazie. Ottimo questo vino piemontese.

R. Allora Napoleone, se ho capito bene, una testa dovrà cadere da queste parti…

N. Sì una nobile testa naturalmente. D’altronde bisogna provocare il nemico nel territorio della Repubblica di Genova, in riviera e in città, e spingerlo a una reazione contro il governo giacobino di Oneglia. Reazione che noi sfrutteremo subito sia qui che a Genova, facendo intervenire il nostro esercito già pronto a Nizza agli ordini di Massena.

FB Quale testa Robespierre? Quale testa cadrà qui a Oneglia? Non siamo a Parigi e qui non c’è il Terrore, non ancora almeno. Dimmi piuttosto, cosa sta combinando a Parigi il Comitato di Salute Pubblica? Quante teste ha già fatto tagliare con il ‘rasoio nazionale’ nell’ultimo anno? Diecimila? Ne ha già staccate diecimila di teste tuo fratellino? Non è ancora stanco?

R. Io quando penso alla ghigliottina mi sento sempre un certo fastidio al collo (si tocca il collo).

N. Noi qui serviremo una testa ligure alla causa rivoluzionaria su un piatto d’argento! (pausa, beve) Ve lo ricordate l’urlo del re, di Luigi, prima che gli tagliassero il regale collo? E i tamburi che rullavano fortissimo per coprire il suo discorso e le sue grida da maiale al macello, ve li ricordate? E’ già passato un anno! Come è eccitante vedere una testa di re tagliata! E quanta gente c’era!

FB Purtroppo qui non c’è ancora la ghigliottina come a Parigi…

R …e nemmeno piatti d’argento, quelli ce li hanno solo i nobili, gli aristocratici, ce li ha il nostro personale Giovanni Battista locale, Giovanni Battista Littardi…

N. Giovanni Battista Littardi? Chi è Giovanni Battista Littardi?

R. Il conte Giobatta Littardi è un nobile di Porto Maurizio e anche l’uomo che il Comitato di Salute Pubblica ha deciso di eliminare in Italia per creare un casus belli. Una scintilla per dare fuoco alle polveri della Repubblica Ligure e permetterci di intervenire ‘in aiuto della popolazione oppressa dall’oligarchia aristocratica’. E’ quella la testa che deve cadere in città. Sarà comunque un ostacolo di meno sulla strada della nostra rivoluzione e del nostro esercito, che porterà la libertà qui sulla punta delle baionette.

FB. O su quella delle forchette caro Napoleone? La Francia ha fame. Il Triumvirato non sa più come sfamare i francesi e l’Italia è una dispensa piena di cibo per i nostri sanculotti affamati e straccioni.

N. Prosciutto, formaggio, alici marinate, salsicce, ravioli, vino piemontese e vino della vallata… Ecco la vera spinta rivoluzionaria! La peristalsi gastrica è la vera spinta! La libertà di saccheggiare i pollai e di svuotare le cantine dei preti! L’albero della libertà è l’albero della cuccagna!

R. Tutti al ristorante italiano! Basta prendere e mangiare, senza pagare nulla! Polli e pollastrelle, culi e prosciutti! Ah, ah, ah!

N. Adesso non mi sembri proprio come quell’asceta di tuo fratello, l’incorruttibile Robespierre! Lo sai che Maximilien ha partecipato una settimana fa alla festa dell’Essere supremo? Altro che banchetti e bagordi pantagruelici! Senti cosa dice il giornale che ho portato apposta per voi da Nizza (legge): ‘La giornata di ieri, 8 giugno 1794, ha visto la gioiosa partecipazione di tutto il popolo di Parigi e dei membri del Triumvirato alla festa dell’Essere Supremo. Robespierre, il presidente del Comitato di Salute Pubblica, ha affermato in questa solenne occasione: ” Il mondo morale, assai più di quello fisico, è pieno di contrasti e di enigmi. L’ateismo è immorale e aristocratico. L’idea dell’Essere supremo e dell’immortalità dell’anima è un richiamo costante alla giustizia. Essa è dunque sociale e repubblicana. Il mondo è cambiato e deve cambiare ancora. Tutto è cambiato nell’ordine fisico: tutto deve cambiare nell’ordine morale e politico. La prima parte della rivoluzione del mondo è già stata compiuta, ora deve compiersi l’altra metà. ”

R. Ecco una festa che non è piaciuta molto ai preti e ai loro aristocratici amici devoti come il conte Littardi che si sta dando molto da fare, si dice, per la costruzione di un ‘grandioso tempio’ a Porto Maurizio. Un duomo tutto nuovo e esageratamente grande.

N. Questa idea del ‘grandioso tempio’ non mi piace per niente! Io preferisco la nuova religione rivoluzionaria! La religione dell’Essere supremo. Una religione semplice, filosofica e patriottica, che esalta la libertà, la fratellanza, l’uguaglianza, una religione che restituisce dignità al cittadino1 e che inneggia alle virtù civiche. La testa di Giovanni Battista cadrà insieme al suo ‘grandioso tempio’, come è vero che io mi chiamo Napoleone…

FB Il governo giacobino di Oneglia sarà un esempio di virtù civiche per la sua giustizia, per l’istruzione a tutti, ricchi e poveri, per la libertà di pensiero, per l’abolizione dei privilegi dei nobili. Tutti se ne ricorderanno.

N. Forse Filippo, ma una nuova legge, un nuovo codice civile, questo sì che mi interessa, questo sì che mi piacerebbe fare. Ma torniamo al presente: perché non mandiamo una lettera al conte, così farà bene i suoi conti e preparerà un bel testamento per i suoi nove figli…?

R Nella lettera ricordiamogli che siamo noi che stiamo costruendo con la nostra rivoluzione il nuovo e grandioso tempio per gli uomini liberi.

N. Il conte potrebbe pensare a torto che il nostro tempio ha come altare la ghigliottina per il sacrificio di chi non vuole credere ancora nella repubblica. Scriviamo anche al caro conte che schiacceremo Roma e i suoi servi costruttori di chiese!

(Napoleone, Robespierre ancora seduti intorno al tavolo ciascuno con un bicchiere in mano, ascoltano Buonarroti che si è alzato in piedi.)

FB. Ecco la lettera la facciamo finire così: ‘… O gentile Signor Conte e aristocratici tutti, voi nascondete dietro i vostri sguardi vitrei un mondo in distruzione. Gridate, gridate, non lo sapremo mai abbastanza che voi siete stati castrati…’

(Improvvisamente anche Napoleone, Robespierre si alzano, prendono il tavolo e lo spostano qua e là per la scena finché non lo mettono in un angolo. Poi ci sale sopra Augustin Robespierre e gli altri due si siedono di fronte a lui, come se fosse un comizio.)

R. Cittadini, la nostra repubblica sta nascendo dalle ceneri di un mondo corrotto e decadente come la mitica fenice dopo il fuoco liberatore. Noi smaschereremo i nostri nemici e li mostreremo quali essi sono: dei fantocci senza vita e senza forza. E poi (mezzo ubriaco) vorrei concludere così: APRITE IL VOSTRO CERVELLO TANTO SPESSO QUANTO I VOSTRI CALZONI! (tenta maldestramente di aprirsi pantaloni ma rotola giù dal tavolo ubriaco).

N. (applaude) Bravo Robespierre, bravo, facciamogli sentire chi siamo a questi nobili liguri, ricordiamogli che adesso questo paese è finalmente diventato una parte della Francia. Bisogna ESAGERARE, ESAGERARE!

FB Napoleone, non ti preoccupare per questo. Qui anche i muri hanno orecchie!

N. Già ma a Porto Maurizio ANCHE LE ORECCHIE HANNO MURI! Muri che io sfonderò a cannonate come a Tolone! Non resterà pietra su pietra delle loro ridicole difese, io le sfonderò le loro difese fasulle! Io romperò i timpani al Signor Conte, alla Contessa e a tutti i suoi conticini! NOI NON GLI PORTIAMO IL PANE, NOI QUI SIAMO IL LIEVITO! Noi questi qua li faremo esplodere a cannonate!

(Entra una giovane donna con un grande cesto di vimini fra le braccia con biancheria da lavare. I tre uomini cominciano subito a farle dei complimenti.)

N. E chi è questa bella fanciulla! Sei venuta a trovare il generale?

FB. Amici, ma chi passa di fronte a noi, chi è questa piccola Venere che ci viene a fare visita?

R. Napoleone e Filippo, smettetela. Questa ragazza è la figlia della mia padrona di casa. Cercate di lasciarla in pace.

FB. Ma Robespierre, non fare come quell’asceta incorruttibile e musone di tuo fratello che sembra che non abbia mai visto una donna in vita sua, a parte madame Guillotine. Lasciaci conoscere un po’ la tua giovane amica, noi siamo dei rivoluzionari ma anche degli uomini.

N. Noi siamo un esercito di conquista! Facciamo l’amore e ANCHE la guerra!

FB. Come ti chiami bella? Avvicinati un po’.

R. Lasciatela in pace

Adele. Adele, mi chiamo Adele.

FB. Adele, che bel nome Adele

N. Adele, il n’est pas trop italien ce nom, n’est ce pas mes amis? Non è così italiano questo nome.

FB Anche tu non sei così italiano Napoleone.

N. Io sono Còrso, non sono italiano.

R E nemmeno francese!

(Napoleone arrabbiato sguaina la spada e comincia a minacciare Robespierre.)

N. Adesso mi hai proprio rotto i coglioni Augustin Robespierre.

R. Piano, piano Napoleone, calma. Qui nessuno ti vuole offendere, non hai bisogno di farci vedere quanto sei forte e valoroso, lo sappiamo già quanto sei bravo e eroico! Stai tranquillo adesso.

FB Ecco sì calmiamoci perché non mi sembra il caso di farci conoscere subito cos’ dalla nostra nuova amica Adele.

(Napoleone rimette la spada nel fodero e si prende da bere)

R. A volte penso che tu porterai molto dolore con la tua ambizione Napoleone, molto dolore a molti uomini. A volte mi sembri come un bambino capriccioso che vuole sempre comandare e avere tutto.

FB Finché non arriva qualcuno che lo ferma con una bella sberla (fa il gesto di picchiarlo su una spalla)

N. Prima di me altri hanno portato più dolore.

R. E altri lo faranno dopo di te, non ti preoccupare, ma questo non ti giustifica.

N. Adesso però sono proprio stanco di ascoltarvi. Adele non c’è uno specchio in questa casa? Sono tutto sporco di polvere e di fango, voglio vedere se ho la faccia sporca. (iroso) DOVE C’E’ UNO SPECCHIO QUI, ACCIDENTI?

Adele. Eccomi generale, eccolo qui. (gli porge uno specchio e lui comincia a specchiarsi)

(MUSICA: Josh Rouse, It looks like love, 2006, album: Subtitulo)

SCENA 2

Casa del Conte Giobatta Littardi che parla con la moglie Teresa, una figlia e la prioressa di S. Caterina. Dopo poco entra in scena un servitore con una lettera su un piatto d’argento, dopo avere consegnato la lettera lo alzerà per mostrarlo bene al pubblico. In realtà si tratta di uno specchio in cui si specchierà il conte dopo aver preso in mano la lettera e prima di leggerla. Il servo poi userà il vassoio-specchio per riflettere la luce contro il pubblico per un po’, dopo uscirà di scena.

(SUONO DI CAMPANE)

S. Signor Conte, qualcuno ha infilato questa lettera sotto il portone questa notte.

GB Dammela Francesco! (si avvicina velocemente e nervosamente la prende, si specchia a lungo e poi la apre e la legge)

T Chi ti scrive? Di chi è la lettera?

P Cosa scrivono?

GB Calma signore mie, calma! Fatemi finire di leggere per carità! Non abbiate tutta questa fretta!

T Io ho paura! Sono molto preoccupata per te. Corrono brutte voci a Porto Maurizio e anche a Oneglia. Non capisco proprio perché tu sia finito nel mirino dei giacobini, proprio tu che non hai mai fatto niente di male!

GB A parte giocare a palla-pugno con il re di Napoli! O avere avuto l’incarico per la costruzione del duomo di Porto Maurizio, ‘il grandioso tempio’ voluto e profetizzato dal nostro san Leonardo di Porto Maurizio un secolo fa. Questi sono già due ottimi motivi di questi tempi per tagliare la testa a un nobile, in Francia naturalmente! Ricordate cosa hanno fatto al re e alla sua corte un anno fa! E ormai qui ci sono i francesi a comandare.

T I francesi comandano a Oneglia, non comandano ancora nella Repubblica di Genova! E poi perché tu potresti venire considerato una MINACCIA Giobatta caro?

GB Per Robespierre e i suoi amici giacobini di Oneglia, Filippo Buonarroti e Napoleone Buonaparte, io sono un simbolo, la nostra famiglia è un simbolo. Noi si appartiene alla classe aristocratica legata al Papa. Noi siamo una minaccia per loro e loro per noi. Noi siamo i loro nemici ideali, i loro nemici di classe, cerchiamo di ricordarcelo ogni tanto. Non facciamo gli ingenui.

F Ma papà, perché proprio tu saresti così pericoloso per loro?

GB Te l’ho già detto figlia mia , non sono io a essere pericoloso ma ciò che io rappresento.

T Giobatta apri questa benedetta lettera invece di tergiversare! (a sua figlia) Tuo padre ci spiegherà dopo le sue idee e i suoi sospetti, adesso vediamo cosa gli scrivono!

GB Va bene, va bene, adesso ve la leggo! (legge) “La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino…”

P Cominciamo bene!

T Per piacere prioressa! Mi faccia ascoltare invece di commentare subito! Giobatta vai avanti!

GB Ecco, se voi donne non mi interrompeste continuamente io forse avrei già finito!

T Giobatta! Ti prego, sono troppo in ansia e non ce la faccio veramente più a stare tranquilla o a mantenere un contegno almeno apparentemente dignitoso da quando questi criminali giacobini e straccioni sono arrivati dalla Francia in aprile!

P E siamo solo all’inizio! Avete visto cosa hanno fatto l’8 giugno a Oneglia? Hanno celebrato una festa in onore dell’Essere supremo e dell’immortalità dell’anima! L’ha organizzata quel miscredente di Filippo Buonarroti insieme al Robespierre, il fratello minore di quello che sta a Parigi! Una festa rivoluzionaria decisa da lui in persona!

F Una festa in cui si inneggia a sterminare l’oppressore e a governarsi da sé! Come se governarsi da sé fosse una cosa possibile senza Dio e senza la Divina Provvidenza!

P (sarcastica) Ma caro conte Littardi, loro hanno l’Essere Supremo!

GB Per piacere smettetela di chiacchierare e lasciatemi finire di leggere questa lettera..

T Anonima.

GB Sì, è una lettera anonima, ma tanto è come se avesse la firma. Mi scrivono solo per farmi paura ma io non ho paura.

T Vai avanti.

GB Sì, VADO AVANTI. Allora: ‘La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e la rivoluzione che l’ha partorita hanno decretato che tutti siamo uguali di fronte alla Legge e all’Essere supremo. Sono quindi aboliti tutti i privilegi del clero e dell’aristocrazia. Questa nuova dichiarazione dovrà venire sottoscritta dai nobili presenti nel territorio di Oneglia i quali, dopo averne preso visione, si adegueranno alle nuove idee rivoluzionarie rinunciando immediatamente ai loro privilegi e aderendo così spontaneamente al nuovo corso della storia.’

P- Ma questi sono dei folli! Sono dei miscredenti diabolici! Comunque qui noi siamo al sicuro! Porto Maurizio appartiene alla Repubblica di Genova e non al Piemonte invaso dai francesi, questa follia per fortuna non ci riguarda per adesso.

GB Loro non sono dei folli, fanno solo i loro interessi e sono molto affamati, ma forse hanno ancora paura di noi. Porto Maurizio è molto vicino a Oneglia, i lupi sono ai margini del pascolo anche se ancora dentro al bosco, invisibili. Ma si sentono gli ululati…

F Anch’io ho paura papà. Mi sembri troppo sicuro di te. In Francia stanno accadendo cose spaventose e la tempesta comincia a soffiare anche qui. Chi fermerà le loro idee? C’è il rischio che tutta l’Europa sia contagiata dal fuoco giacobino repubblicano!

GB (insicuro) Non devi avere paura, noi siamo nel giusto, non ci può accadere nulla di male.

T. Mi piacerebbe avere la fiducia che hai tu caro Giobatta mio, anche se non mi sembri molto convinto. A volte un filo d’erba che prende fuoco incendia tutta la pianura! Non mi sento così sicura come te e proprio non capisco come fai a sentirti così in pace. Non vorrei che tu stessi sottovalutando il pericolo e avessi troppa paura per accettare la bruttissima piega che stanno prendendo le cose.

P Il conte è un uomo di fede, contessa Littardi…

GB Il mio destino in terra è quello di essere il principale artefice del ‘grandioso tempio’ che si deve costruire qui a Porto Maurizio. Non può accadermi veramente nulla di male. Chi lo costruirebbe altrimenti questo duomo? E quando? E’ adesso che ce n’è più bisogno, adesso che siamo minacciati da forze che vogliono minarlo e distruggerlo. NON PRAEVALEBUNT, non vinceranno.

T. Giobatta, non tutti a Porto Maurizio sembrano entusiasti della costruzione di questo duomo così imponente, e questa volta non mi riferisco ai giacobini di Oneglia, al fratello minore di Robespierre o a Filippo Buonarroti, parlo di gente di qui. Molte chiese e confraternite si stanno lamentando perché potrebbero perdere i loro fedeli se sorgesse una nuova chiesa così grande. Per non parlare poi dei costi di costruzione che non tutti vogliono affrontare!

P. Per la chiesa di Santa Caterina avere meno fedeli significa avere meno elemosine caro Conte! E poi c’è anche la questione delle cave di pietra. E’ vero che le cave sono di sua proprietà?

GB Sì è vero, le cave appartengono alla mia famiglia, ma io ho deciso di fornire le pietre per la costruzione del tempio gratuitamente. Non ci guadagnerò niente come molti potrebbero malignamente pensare. Fornire le pietre è un voto che tanto tempo fa io ho fatto al Santo che ha voluto questo duomo qui a Porto, San Leonardo. Ho spesso chiesto la sua intercessione a lui nelle mie preghiere, questo duomo io glielo devo per le grazie che ho ricevuto da lui.

P. (ironica e incredula) Sì certo caro conte Littardi, non voglio entrare nel merito della sua decisione né scrutare nell’intimità del suo cuore, ma io non sono d’accordo sulla reale necessità in questo momento di una nuova chiesa così grande e così importante. Questa fabbrica potrebbe dare fastidio e si potrebbe considerarla un segno di superbia e di presunzione, non certo di devozione al santo o di umiltà! E, ripeto, non dimentichiamo che molti altri pastori potrebbero anche pensare che rischiano di perdere le loro pecorelle, con il formaggio… Un pastore ligure arrabbiato forse potrebbe essere molto più pericoloso di un lupo, anche se questo lupo fosse francese e giacobino. Non so se mi sono spiegata abbastanza.

GB Nulla può accadermi di male. Non qui, non a me, non alla mia famiglia, non adesso!

(SI SENTONO TRE VIOLENTI COLPI, COME SE QUALCUNO BUSSASSE A UN PORTONE)

(Musica: Mozart, K429, Kantate: “Dir, Seele des Weltalls” )

(Entrano in scena tre personaggi mascherati, sono gli stessi attori che recitano le parti di Napoleone, Filippo e Augustin. Uno è in camicia bianca, lacera e sporca, e viene trascinato dagli altri due in abito scuro verso UN ALBERO, UNA QUERCIA con le mani legate dietro la schiena. Il prigioniero grida:)

Prig. Non potete farlo! No, lasciatemi stare! Io non ho fatto niente! Non potete uccidermi!

I DUE ASSASSINI. Niente libertà ai nemici della libertà. ADESSO TI IMPICCHEREMO ALLA QUERCIA, AH, AH, AH.

(Tutti attraversano la scena e escono dalla parte opposta. A quel punto rientra il servo con lo specchio e va verso il Conte che si specchia e si rimette in ordine la camicia e la cravatta a sbuffo, i capelli (o la parrucca) ecc.)

GB. Francesco, ho fame. Oggi prepara prima il pranzo.

Servo. Subito Signor Conte. (esce col vassoio-specchio in mano)

SCENA 3

Napoleone insieme a Filippo Buonarroti e Augustin Robespierre. Si sta lavando In una bacinella e con una brocca d’acqua, è a petto nudo. Poi si asciuga e si riveste.

N. Ah, ne avevo proprio bisogno! Allora l’avete spedita questa lettera? (si asciuga e si riveste)

Rob. Sì, l’abbiamo fatta recapitare ieri sera tardi, ormai il conte dovrebbe averla letta.

N. Bene, bene. Più lo spaventiamo e più facile sarà farlo cadere in trappola.

FB Potrebbe mettersi in allarme e stare in guardia invece!

N. No, no. Voi non conoscete gli aristocratici.

FB. Tu sì invece!

R. E fallo parlare lo sbruffone còrso.

N. Ecco sì, fammi parlare, visto che qui di strategia militare mi sembra che nessuno di voi ci capisca o ne sappia niente.

R. Ecco il novello Giulio Cesare, che si crede già un imperatore!

N. Chi vivrà vedrà e chi morirà vedrà dall’inferno.

R. Vuoi andare avanti invece di pavoneggiarti come al solito?

N. Il Conte Giobatta Littardi si crede al sicuro dentro la sua fortezza, il Parasio di Porto Maurizio, che è quasi come un castello arroccato sul mare. E’ pronto a difendersi da chiunque possa arrivare dal mare o da terra. Ma ho preso l’imprendibile cittadella di Tolone perché solo io avevo capito quale era il suo punto debole.

FB E quale è il suo punto debole Napoleone.

N. E’ facile amici, molto, molto facile.

R. Facilitaci il compito.

FB. Non fare il difficile Bonaparte.

N. Per prendere un pesce ci vuole l’esca, per far cadere il conte ci vuole qualcosa che lo faccia uscire fuori di casa, allo scoperto. Ho già in mente cosa dovremo organizzare…

R. …Di notte?

FB …Fuori dal suo palazzo?

N. … E così verrà attirato dove vorremo noi.

R. E poi colpito con qualche colpo di pistola nel buio del Parasio?

N. Ho capito subito quale è il suo punto debole, il punto dove le difese cadranno. Lì dove avranno fine le sue tentazioni e i suoi bisogni di redenzione avrà inizio la nostra invasione. (grida forte) ADELE! ADELE! Adele vieni qui.

(entra Adele)

Adele. Eccomi, cosa volete signore?

N. Nessuno ti aveva mai detto prima che sei una ragazza molto bella Adele?

Ad. No Signore, nessuno me lo aveva mai detto, almeno fino a oggi.

N. Ecco io vorrei farti un regalo, un regalo alla tua bellezza. Ti piacerebbe avere un bel vestito nuovo?

Ad. Un vestito nuovo?

N. Sì certo, un bel vestito di seta con una gonna, pieno di merletti, una camicetta, un cappello…

Ad. Ma queste sono cose da signori, e io non sono una signora io sono una serva, non posso mettermi i vestiti da signora!

N. Uguaglianza, libertà, io ti darò queste cose e anche altre se le vorrai. Sei così carina, così attraente… Ti meriti l’abito e tante altre belle cose ancora. Ti meriti la mia attenzione, sei una ragazza veramente speciale.

Ad. Non so se posso… Non so se le vorrò tutte queste belle cose che lei mi promette signor ufficiale. E poi mia madre non vorrà certamente, anche se io le volessi.

R. Lascia stare tua madre, la convinceremo noi, stai tranquilla,

FB. Adele non vorrai mica dare un dispiacere al nostro giovane generale?

Ad. No certo, anzi sì!

FB. Sì o no?

R. Lo vuoi questo vestito?

Ad. Di seta colorata?

N. Sì.

Ad. Con un cappello con il nastro rosso?

N. Rosso, bianco e blu, i colori della nostra bandiera!

Ad. Sì, lo voglio, lo voglio, certo che lo voglio! E poi il generale è così giovane, così bello, come potrei rifiutare un suo regalo…

N. Brava Adele, ero sicuro che avresti accettato un mio regalo. Adesso puoi andare. Dopo sceglieremo insieme le stoffe più belle per il tuo vestito.

(Adele esce raggiante di felicità)

R. Napoleone, Adele si è già innamorata di te.

N. Come Tolone, Adele è caduta. Il suo punto debole era la vanità, la tipica vanità delle femmine.

R. Non capisco però dove vuoi arrivare. Perché ti dai così da fare con Adele?

N. Lo capirai a suo tempo. Diciamo che lei forse può diventare il mio cesto per raccogliere la testa di qualcuno.

FB. Come il cesto della rivoluzione, usato per farci cadere una nobile testa tagliata insieme alle altre, come vuole Robespierre. Questa testa la serviremo su un piatto d’argento al generale Massena e alle nostre truppe ammassate a Nizza.

(escono di scena Filippo e Robespierre)

Musica: Etta James, At last.

(Finito il pezzo, o mentre suona, rientra Adele con la cesta di vimini che aveva prima per la biancheria. Dentro ci sono il vestito, bianco, il cappello di paglia e le scarpe, che indosserà in scena. Posa tutto sul tavolo e Napoleone fruga insieme a lei fra le stoffe come per scegliere, la abbraccia, la accarezza ecc.)

N. Allora ti va bene questo qui? Ti piace?

Ad. Certo. Questo qui è bellissimo (solleva il vestito, lo indossa aiutata da Napoleone) Guardatemi generale, non è splendido?

N. Sei una ragazza meravigliosa Adele e questo è l’abito per te, un abito da regina! E io ti farò da cavalier servente!

Ad. Cosa è un cavalier servente?

N. Vuol dire che io ti accompagnerò ovunque tu andrai e io ti servirò e ti proteggerò. Ce ne andremo ogni tanto a spasso per Porto Maurizio, al Parasio, alle logge di Santa Chiara. Ti porterò a messa alla chiesa di san Pietro.

Ad. Ma io vado sempre alla chiesa di San Giovanni a Oneglia e al mattino presto! E’ lontanissima Porto Maurizio, mia madre non vorrà di sicuro che io vada là da sola figuriamoci poi con un ufficiale francese…

N. Tua madre si convincerà certamente…

(rientrano Filippo e Augustin, Napoleone prende un sacchetto pieno di monete d’argento che era sul tavolo e lo mostra a Adele)

… Queste monete sono per il tuo vestito e per tua madre, sono sicuro che per la camera bastino, anzi che siano cento volte il prezzo che ci ha chiesto… Augustin, Filippo, pensate che bastino? Pensate che la mamma di Adele farà tutte queste storie per qualche semplice passeggiata in carrozza fino a Porto Maurizio finché io sarò qui?

FB No, certamente no, anzi l’ho già convinta. Le ho parlato prima di te e sembrava anche piuttosto contenta della tua idea.

R. Ha detto che gli sembri un tipo a posto, uno con le carte in regola!

FB. E anche se ti fai chiamare Napoleone mi ha detto che sembri una persona di cui potersi fidare! Roba da matti!

N. Voi due state ricominciando a farmele girare! Per fortuna che qui c’è Adele, altrimenti ….

Ad. Altrimenti?

N. Niente, niente Adele. Non far caso a noi uomini. Ogni tanto ci facciamo prendere dalla collera e dall’entusiasmo e perdiamo le staffe, salvo poi, a volte, pentirci amaramente di quello che abbiamo detto, ma solo con noi stessi e in privato ovviamente. Io non mi sono mai pentito di nulla finora davanti a qualcuno. Adesso però bisogna che ti spieghi un po’ cosa faremo noi due insieme nel prossimo mese.

Ad. E che cosa faremo noi due insieme nel prossimo mese? Devo essere d’accordo o posso dire la mia?

R. Adele cara, devi sapere che con il nostro Napoleone Buonaparte non si può che essere sempre d’accordo su tutto!

Ad. Cosa volete da me?

N. Io voglio soltanto che tu e io passeggiamo insieme la sera a Porto Maurizio, naturalmente con il consenso di tua madre.

Ad. E perché non possiamo passeggiare a Oneglia?

N. Perché voglio che tu ti faccia vedere e conoscere da qualcuno che abita a Porto Maurizio e che esce dalla messa sempre alla stessa ora e sempre dalla stessa chiesa.

Ad. Non ditemi di più signore, non voglio saperne di più. Io vi accompagnerò e non vi farò più alcuna domanda ma sappiate che vi seguirò solo perché vi amo, altrimenti non potrei farlo. Io non calcolo. A me non interessano i vostri piani strategici e i vostri strani comportamenti, ritengo che siano affar vostro e non voglio entrarci per niente. Se volete che io vi segua e passeggi con voi io lo farò anche in capo al mondo, figuriamoci fino a Porto Maurizio.

N. Allora se ragioni così tutto è deciso e pronto. Il vostro cuore, Adele, aiuterà molto la nostra grande rivoluzione.

Ad. Oggi il mio cuore non ha rivoluzionato che me stessa per causa vostra, Signore, che purtroppo temo che di cuore siate totalmente privo. Io so già da adesso che con voi dovrò imparare a soffrire e a sopportare la mia sofferenza, ma molte altre temo che mi seguiranno in futuro… Un ultima cosa Signore io però desidero dirvi prima di andarmene, anzi … prima che siate voi a andarvene via da me: io spero che chi ammirerà un giorno la vostra grandezza, che io già prevedo per voi perché il mio cuore è infallibile, si accorga anche come me della vostra piccineria e la perdoni, come io sono costretta a fare, per poter sopportare l’amore che vi porto.

(musica: Nada, Amore disperato, Album Nada Trio, 2000)

ATTO II

SCENA 1

La scena si svolge all’aperto, a Porto Maurizio, nelle logge di S. Chiara e di fronte alla chiesa di San Pietro, la sera intorno alle 19. E’ il 24 di luglio del 1794. Napoleone accompagna Adele, i due aspettano di fronte alla chiesa durante l’uscita dalla messa. Tutti si interrogano su chi sia questa bella ragazza che ormai da un mese sosta lì per qualche tempo finché un ufficiale francese sconosciuto la porta via con sé. Mentre Adele è lì in piedi con Napoleone arrivano la contessa Teresa Littardi, la prioressa di Santa Caterina e la figlia.

Teresa. Ache oggi questa bella ragazza è rimasta lì da sola davanti alla chiesa di San Pietro aspettando il ritorno dell’ufficiale francese! Ormai è già passato un mese da quando questa storia è cominciata.

Pr. Che scandalo! Che indecenza! Lui la lascia lì a aspettare e poi torna a riprendersela, che vergogna!

Figlia di Giobatta. Com’è romantico invece! Lei che lo aspetta ogni giorno!

T. Zitta figlia mia! Non guardare! Queste cose lasciale fare ai francesi! Tu non guardare! E soprattutto non imparare!

F. Ma mamma! Cosa c’è di male? Cosa fa di male questa ragazza!

T. Zitta! Non fare più domande! Torna subito a casa, subito! (La figlia esce) Ma chi sarà mai questa qui? Io non l’ho mai vista al Parasio. Questa donna crea solo scandalo!

Pr. Non è di Porto Maurizio, neanche io non l’ho mai vista prima. Secondo me deve essere di Oneglia.

T. Certo che si fa notare!

Pr. Fin troppo si fa notare, hanno tutti gli occhi solo per lei.

T. Non sfugge agli sguardi nessuno. Chissà poi perchè lo aspetta proprio qui?

(Entra in scena Giovanni Battista Littardi)

Pr. Guardate contessa, vostro marito sta arrivando.

T. Lo vedo, lo vedo che sta arrivando, vedo anche la direzione del suo sguardo e non è la nostra.

Pr. Si è fermato!

T. (sempre più irritata) Lo vedo, lo vedo bene che si è fermato!

(Napoleone porta via Adele, i due escono insieme)

GB. Strane cose succedono in città!

T. Giobatta, cosa stai dicendo?

GB. Niente Teresa, (tira fuori un fazzoletto e si asciuga il sudore dalla faccia), è che fa molto caldo oggi, deve essere lo scirocco, il vento toglie il fiato.

T. Per forza che fa molto caldo oggi, siamo alla fine di luglio! Da quando in qua mi rispondi parlando del tempo che fa?

GB. Comunque lo scirocco è sempre meglio del libeccio forte che viene da ponente.

Pr. Non mi sembra che oggi ci sia vento forte da ponente.

GB. Parlavo del vento rivoluzionario francese, del tempo che cambia, del vento politico che cambia. Ma chissà, forse mi sto sbagliando, non è detto che i morti di fame francesi riescano a darci fastidio più di tanto!

T. Sei irritante caro marito mio.

GB. Dov’è andata mia figlia? Perché è scappata così di corsa?

T. L’ho mandata a casa io.

GB E perché l’hai mandata a casa? Non dovevamo andare tutti insieme a fare una passeggiata dopo la messa?

T. L’ho mandata a casa e basta.

GB. Ma cos’hai oggi? Perché ripeti le cose due volte? Pensi forse che io sia diventato sordo improvvisamente?

Pr. Ora basta con le scaramucce fra coniugi! Facciamola finita con questi fraintesi.

GB Più che un frainteso io non capisco niente, è un niente-inteso!

Pr. Non ricominciamo da capo. La signora contessa prima con me ha espresso una sua opinione, una sua intuizione.

GB. Quale opinione, quale intuizione?

Pr Ha giustamente disapprovato il comportamento di quella ragazza che aspetta l’ufficiale francese! Che cosa scandalosa, che cosa incredibile che sia sempre lì a esibirsi a tutti! E a aspettare chi poi! Per questo la signora contessa ha mandato a casa sua figlia.

GB. Certo è tutto molto strano…

T E’ una cosa scandalosa e inaudita. Una cosa indegna!

Pr Proprio così. Un mese di comportamenti scandalosi.

GB Non sempre le cose sono come sembrano, care le mie donne.

T Ma quasi sempre sì, caro marito mio. Questa donna sembra proprio quello che è, e non farmi aggiungere altro. Io non ti sopporto quando cominci a mascherare l’indecenza del popolo con il belletto della benevolenza signorile.

GB Tu mi accusi di paternalismo e di voler sempre perdonare cristianamente ogni comportamento della gente, ma non è così, io non penso questo. Credo invece che la stranezza consista nel fatto che sia tutto così palese, tutto così ovvio, così incredibilmente francese! Teresa tu non tolleri la profondità, non vuoi vedere al di là del tuo naso e delle apparenze. Questa esibizione secondo me è una faccenda politica e forse questa ragazza ha bisogno del nostro aiuto per liberarsi di quell’ufficiale.

T. vorresti forse redimerla? Vorresti salvarla dalla sua triste condizione?

GB Si vede proprio che mi conosci bene. E’ vero, questa storia del francese mi dà molto fastidio. Io penso che la ragazza sia stata irretita e così mi chiedevo se non potesse esserci un modo per darle una mano. Dovrei cercare di parlarle, vorrei capire se ha una famiglia, una madre, un padre oppure se è rimasta da sola, facile preda di un ufficiale malintenzionato.

Pr Caro Conte Littardi, non esageriamo per carità, secondo lei c’entra veramente la politica con quella bella ragazza così esuberante?

GB A dire il vero non sarei in grado di dare una spiegazione, la mia è più che altro un’intuizione, un’evidenza che mi si è presentata all’improvviso alla mente senza un perché.

T Ecco l’hai detto, senza un perché, quindi ti sei solo fatto incantare dalle apparenze e tutto il resto che dici sono i tuoi soliti bisogni esagerati di salvezza e redenzione. A te piace sempre confoderci con le tue idee balorde facendoci passare per delle donne ingenue e incapaci.

Pr Il conte Littardi è un uomo di intuito, un vero uomo… di intuito.

GB va bene, ho capito, con voi è meglio interrompere subito la discussione altrimenti finiremo per litigare, e io di litigare adesso con voi non ne ho proprio voglia perché fa troppo caldo e perché siete due contro uno.

Pr Conte Littardi, non si offenda per così poco, sua moglie ha la gelosia di tutte le mogli, è naturale. D’altronde una scena così non si è mai vista qui a Porto Maurizio, una scena che si ripete monotona da trenta lunghi giorni d’estate.

(Adele rientra e con lei entra in scena anche Napoleone, il conte mentre parla va verso il centro della scena, poi guarda Adele)

GB Sì è vero, ma è anche vero che siamo nel luglio del 1794 e in Francia le teste dei nobili e dei nemici della rivoluzione cadono per il Terrore. Prioressa io sono un nobile e adesso Porto Maurizio è diventata molto, troppo, vicina alla Francia, quindi ecco perché certe scene si cominciano a vedere anche qui.

T Anche a me i giacobini fanno paura…

Pr Ma forse lei ha troppa paura signor conte, Parigi e la ghigliottina sono ancora molto lontane da Porto Maurizio. Forse lei sta esagerando con le sue idee di persecuzione francese e di bisogno di soccorrere le vittime di questa stessa persecuzione.

T. (mentre il conte si sposta) Giovanni Battista… perché ti stai allontanando? Perché vai via? Dove vuoi andare?

(le due donne si ritirano o si mettono di lato, in scena resta solo il conte.)

N. Vuoi ballare per me Adele?

A. Certo, lo farò. Ma solo per te lo farò.

(Adele lo abbraccia e si baciano, poi monta su una pedana o su qualcosa di rialzato, un tavolo per esempio, e si mette a ballare un ballo moderno sensuale di fronte a Napoleone. Il conte un po’ di lato osservando il ballo e Napoleone resta impietrito e affascinato: Salomé che balla per Erode e Giovanni Battista)

MUSICA: per esempio SHAKIRA, SHE WOLF

(Adele balla a lungo per Napoleone, il conte resta in piedi di fronte a lei finché i due non escono di scena. Il conte li segue e si perde nel buio delle stradine del Parasio finché non resta isolato.)

GB. Dove è andata? Dove è scappata? Ho bisogno di parlarle signorina! C’è troppo buio. Dove è andata? Non la vedo più.

(A quel punto, dopo che il conte è corso per un po’ in scena cercando Adele, dal buio escono due sicari vestiti di nero, Filippo e Augustin, che gli sparano ferendolo a morte e poi fuggono lasciandolo steso per terra. E’ sera tardi)

FB. (mentre spara grida) LIBERTE’!

R. (idem) EGALITE’, FRATERNITE’!

SCENA 2

(Napoleone Buonaparte e Filippo Buonarroti sono seduti intorno a un tavolo come nella prima scena, brindano)

Buonarroti. Fuoco! Il conte è morto, giustizia è fatta.

Napoleone. Vive la Révolution, vive la France, vive la République!

B. Massimiliano Robespierre sarà entusiasta adesso che suo fratello Augustin gli ha spianato la strada per l’invasione di Genova!

N. Il conte, il conte NON TORNA! AH, AH, AH!

B. Chissà se Augustin è già arrivato a Parigi. Volevo avere un po’ di notizie recenti sulla situazione del governo e del comitato di salute pubblica. Gli avevo chiesto di scrivermi subito appena arrivato.

(entra Adele sconvolta, porge una lettera a Buonarroti)

N. Cosa c’è Adele, Cosa ti succede? Perché hai quella faccia sconvolta?

A. Qui c’è una lettera che un messo a cavallo ha appena portato direttamente dalla Francia, è di Augustin Robespierre.

B. E poi? Non puoi essere così agitata solo per questo.

A. Il conte, il conte Littardi non è ancora morto!

R. Come sarebbe a dire che il conte non è morto Adele? Chi te l’ha detto? Come lo hai saputo e da chi?

A. (grida) E che cosa importa da chi l’ho saputo o chi me l’ha detto? Perché voi uomini fate sempre queste domande così stupide e inutili! Il conte non è morto, agonizza ma non è ancora morto, anzi è anche lucido ogni tanto e parla! Si è confessato e ha già preso l’estrema unzione dal prete, ma è ancora vivo.

B. Se resta vivo come giustifichiamo il nostro intervento armato? Nessuno si rivolterà, nessuno reagirà e tutto finirà in fumo.

N. Già, quest’agonia non ci voleva proprio. (pausa) Filippo, e se invadessimo la Repubblica di Genova comunque? Le truppe sono già pronte a Nizza. Che aspettiamo? Perché ci deve servire una scusa per muoverci? Facciamo come se fosse già morto!

B E poi ci inventiamo una ribellione contro il governo giacobino di Oneglia da parte della Repubblica di Genova che giustifichi l’arrivo dell’esercito francese per difenderlo dalla minaccia aristocratica.

N. Robespierre non sarà per niente contento se il piano fallisce.

B. No, non sarà proprio contento, altro che entusiasta! Napoleone forse anche tu dovresti partire per Parigi subito, qui non sei più al sicuro. Abbiamo bisogno di nuove istruzioni. E’ chiaro che a questo punto noi siamo bruciati e non possiamo più rimanere.

N. Purtroppo questa volta devo essere d’accordo con te ma mi dispiace. Io preferirei far partire l’invasione dell’Italia comunque, conte vivo o conte morto.

B Napoleone ragioni da militare, non da politico, dobbiamo ritirarci adesso finché siamo in tempo.

N. Apri la lettera, sentiamo cosa ci scrive Augustin da Parigi.

B. Sì certo, allora, ehm: ” Parigi, 8 termidoro dell’anno II della Repubblica. Carissimi cittadini Buonaparte e Buonarroti, la situazione qui a Parigi sta precipitando. Salvatevi finché siete ancora in tempo. Fuggite subito, nascondetevi come ora sto cercando di fare io stesso. Mio fratello è stato appena arrestato questa mattina all’alba insieme a Saint Just e agli altri membri del comitato di salute pubblica. Gli hanno sparato alla mandibola durante l’arresto e io temo che sia già morto anche se domani, 9 termidoro, lo ghigliotineranno comunque di fronte al popolo per mostrare a tutti la sua testa. Il Terrore è finito, la nostra rivoluzione è finita! Spero che questa lettera vi arrivi entro domani sera come mi hanno promesso per permettervi di fuggire in tempo. Adieu. Liberté, égalité, fraternité. Augustin Robespierre.”

N. Allora è finita! A quest’ora Robespierre è già morto e noi siamo nei guai, e in che guai!

B. Io resto qui, in Francia mi tagliano la testa di sicuro appena ci entro.

N. Io torno a Nizza, lì dovrei riuscire a trovare qualcuno che mi nasconderà. Certo non mi vedranno a Parigi per un bel pezzo. Questa agonia del conte non ci voleva proprio, ha ritardato tutti i nostri piani. Forse anche Maximilien sarebbe ancora vivo se fossimo riusciti a far partire subito l’invasione dell’Italia.

B. Meglio tirare a campare a Nizza che tirare le cuoia a Parigi. Vero Napoleone?Comunque io non credo che questo attentato o la guerra sarebbero bastati questa volta a sviare l’opinione pubblica e quella dei nostri nemici. In ogni caso adesso che Robespierre è morto, e forse anche Augustin temo, è meglio sparire in attesa che si calmino le acque.

(si sentono suonare molte campane a lungo)

N. E adesso perché suonano così le campane?

B. Adele va’ subito fuori e domanda un po’ in giro cosa può essere successo. Non è possibile che la notizia della morte di Robespierre sia già arrivata fino a Oneglia!…

(Adele esce)

B. … Cosa vuol dire tutto questo Napoleone?

N. Ne so quanto te ma non mi piace. Mi sembrerebbe incredibile che la notizia che abbiamo appena letto possa già essere arrivata in Italia. Augustin ha usato un corriere segreto velocissimo per farcela avere!

B Di sicuro c’è solo che è una coincidenza molto strana.

(Adele rientra)

B. Allora? Cosa è successo, cos’hai scoperto?

A. Il conte Giovanni Battista Littardi è morto un’ora fa.

N. Tre giorni dopo l’attentato e lo stesso giorno di Robespierre, il 9 termidoro del 2° anno della Repubblica.

A. Il conte Littardi è morto il giorno 27 luglio dell’anno di Nostro Signore 1794.

B. Sono morti insieme. I due nemici sono morti insieme nello stesso giorno. E come se non bastasse hanno condiviso anche questo: sono morti tutti e due di morte violenta, giustiziati entrambi dai loro nemici.

(ancora campane, poi musica: Negrita, Il libro in una mano, la bomba nell’altra, album Helldorado.)

SCENA 3

Casa di Giobatta Littardi, nella camera da letto giace il corpo senza vita del conte circondato dalla moglie dalla figlia, dalla prioressa e dal servitore. La moglie è inginocchiata e prega piangendo accanto al letto, la figlia cerca di consolarla, la prioressa prega anche lei in piedi, il servitore tace.

(Musica: dal Requiem di Mozart, aria: ‘confutatis, maledictis, flammis acribus addictis’)

T. Perché è successo, COSA E’ SUCCESSO? Non è vero, ditemi che non è vero! Giobatta è vero che tu non sei morto? Su parlami, rispondimi! Io non credo che tu sia morto anche se lo avevi predetto! Tu avevi predetto la tua morte, tu volevi andartene, volevi lasciarmi qui da sola, tu lo sapevi come sarebbe andata a finire! E io adesso cosa farò? E’ come se tu mi avessi ordinato: chiuditi in convento!

Figlia. Mamma torna in te stessa, non farti invadere dalla pena, papà è morto ma tu sembri non accorgertene ancora. Papà è stato ucciso, gli hanno sparato dei sicari vestiti di nero che poi sono fuggiti con la complicità della notte e della paura. Nessuno sa chi siano, nessuno li ha inseguiti, sembrano mai esistiti ma hanno lasciato un pesante ricordo della loro presenza dietro a loro.

T. Non cercare di consolarmi! Potrò mai dimenticarlo? Mai più sarò sua moglie. Come farò? Tutto all’improvviso il giorno si fa notte, senza l’intermezzo della sera, di una vecchiaia passata insieme. No, niente di tutto questo sarà, rimarrà solo il ricordo di un albero spezzato da un fulmine durante un temporale d’estate.

Pr. Signora contessa preghi insieme a noi, non continui a disperarsi così. Dio ha voluto chiamare a sé il signor conte Giobatta Littardi, sia fatta la sua volontà. Noi non possiamo conoscere i disegni della Provvidenza. Dio toglie e Dio dà.

T. Questo non mi consola Prioressa, non ancora almeno, e lei è disumana quando mi parla così.

Pr. Dio non è umano e noi non siamo in grado di capire i suoi disegni.

T. Dio si è fatto uomo. Secondo quello che mi hanno insegnato è anche umano. Se il Conte Giobatta Littardi, mio marito, è morto in questa maniera così assurda, è giusto e io voglio che Dio stesso o qualcuno inviato da lui mi faccia capire il senso di tutto questo. Io lo so che la morte arriva per tutti prima o poi, lo so che si deve attraversare la vita di questo mondo per poi tornare nell’eternità, ma io non voglio, capite, non voglio accettare la sua morte. E’ intollerabile, è ingiusta, è odiosa.

F. Mamma ti prego calmati.

T. Smettila di impedirmi di provare dolore, io voglio soffrire, io non voglio restare anestetizzata, senza emozioni, calma e tranquilla come una pietra. Ma di che pasta sei fatta figlia mia? Tu non provi dolore per la morte di tuo padre? Ma dove sei andata? O forse tu soffri molto più di me ma ormai hai dimenticato come si fa a piangere?

F. Io ho ancora volontà e emozioni madre, ma non riesco a parlare, tutto è cenere dentro di me, tutto è deserto, senza acqua, senza lacrime. Le ho consumate tutte. Piango da tre giorni e al contrario di te non mi sono mai fatta molte illusioni. Tu ti accorgi solo ora della sua morte perché ormai papà non respira più ma io mi ero accorta che la sua anima non era più qui da almeno un mese, da quando quella donna con l’ufficiale francese hanno cominciato a sedurlo per farlo entrare nel regno dei morti. Sono loro che lo hanno accompagnato nell’aldilà, sono loro i suoi traghettatori.

Pr. Ma cosa sta dicendo contessina? Pensa veramente che suo padre non fosse più su questa terra da tempo e che il corpo abbia solo seguito la sua anima?

F. Penso che a tutti accada così, che le cose si preparino lentamente anche se poi tutto avviene in un attimo e ci sorprende. Ma sorprende solo chi non osserva i piccoli segni e messaggi nascosti che la vita semina qua e là solo per chi è capace di coglierli. L’anima derealizza il corpo.

Pr. Sua figlia ci sta dando delle stupide e insensibili cara Signora Contessa.

T. Non mi stupisce. Quando mai siamo andate d’accordo io e lei? Mai. Chi mai l’ha capita mia figlia? Io no di certo. Ma anche suo padre, che pure l’amava tantissimo, aveva rinunciato a comprenderla. Troppo mistica, diceva il povero Giobatta di lei, troppo mistica, troppo arcana, troppo intuitiva.

F. Già, i soliti rimproveri nobilmente paternalistici e larvatamente minacciosi di papà. Come se l’intuizione, il misticismo o la profondità di pensiero fossero delle colpe e non delle virtù! D’altronde, lui che era cosi tanto ragionevole e intelligente, così dedito al calcolo e alla ragion di Stato, guarda a cosa gli è servito tutto questo suo pensare e pesare i pro e i contro di ogni cosa. La sua mente è stata sufficientemente piatta e superficiale da renderlo orizzontale molti anni prima del suo tempo naturale. Ma i suoi cari amici aristocratici questa sua mente che ammiravano tanto in lui la chiamavano buon senso, larghezza di vedute, acutezza, ragionevolezza. Ma per me, se proprio vuoi che ti dica finalmente come la penso, questo famoso senso comune non pensi che ci potrebbe portare dritti dritti alle fosse comuni cara madre mia?

T. Adesso stai proprio esagerando figlia mia, non farmi arrabbiare anche oggi, non mi sembra proprio che ci debbano essere discussioni in un giorno come questo. Nemmeno il corpo di tuo padre morto ammazzato riesce a moderare la tua impertinenza? Non riesci proprio a stare zitta in un momento come QUESTO?

F. E tu non riesci a parlare ogni tanto, invece di emettere sempre suoni banali e senza senso? Sei una donna senza spirito, senza cuore e adesso pure senza marito il che, in fondo, è sempre la stessa cosa. Te lo meriti: ‘la luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa’. Il Vangelo di Giovanni ti si adatta alla perfezione, sembra che l’abbiano scritta apposta per te questa frase mamma.

Pr. Contessina, abbia un po’ di ritegno! Lei sta parlando con sua madre di fronte al corpo senza di vita del Conte Littardi, suo padre. Lei dovrebbe avere maggiore rispetto dei suoi genitori.

F. Prioressa, visto che lei vuole interrompermi e farmi tacere io continuo a parlare invece: alla rivoluzione francese ci ha condotto questa cosiddetta aristocratica larghezza di vedute! Non pensate che mio padre buonanima abbia generato poco a poco il mostro che lo ha ucciso? Non potrebbe essere che lui si sia ucciso da solo? Con la sua cecità e inconsapevolezza degli arcani, come li chiamava lui con disprezzo e paura, ha armato la mano del suo assassino. L’assassino, Maximilien Robespierre, forse che non potrebbe essere stato uno come lui, altrettanto insensibile, logico e ‘ragionevole’, altrettanto misogino, ascetico e spaventato dalle tenebre femminili? Mio padre era spaventato da me, sua figlia. Ma io in fondo cercavo solo di mostrargli un altro modo di riflettere e questa cosa per lui era ancora più intollerabile della morte, perché significava la morte inesorabile della sua carissima logica. E così ha avuto ciò che cercava e desiderava di più, la morte appunto, ma da parte di un uomo e non di una donna, e in maniera concreta e biologica e non simbolica come quella che io gli proponevo.

Pr. Lei sta bestemmiando contessina!

F. No, io non sto bestemmiando, io sto solo cercando invano di mostrarvi un altro modo di vedere la faccenda. Ma con voi è fiato sprecato, è veramente come gettare le perle ai porci.

T. Figlia, adesso la misura è colma! Taci!

F. I due sono morti, mio padre, il conte Giovanni Battista Littardi e Maximilien Robespierre. Sono morti lo stesso giorno e in maniera analoga. Uno ha voluto la morte dell’altro e se ne sono andati insieme. Non potremmo immaginare che fossero le due facce della stessa medaglia, per me due volti della stessa ipocrisia e della stessa persona, uno l’ombra dell’altro? Se mi posso permettere di dirlo loro forse rappresentavano un potere decrepito e che dura ormai da troppi secoli. E se non passasse molto tempo prima che questo potere della logica e dello spirito venga completamente spazzato via dalla storia e dall’anima,? Magari fra due secoli chissà, o tre, magari dopo sconvolgimenti spaventosi e guerre inimmaginabili, questo potere potrebbe finire.

T. Figlia, veramente pensi quello che dici?

Pr. Contessina non starà esagerando troppo? In Francia potrebbe essere già tutto finito ormai con la morte di Maximilien Robespierre avvenuta ieri? La monarchia potrebbe venire rimessa sul trono e tutto potrebbe tornare come prima del 1789.

F. Io non credo proprio che tutto questo movimento sia già finito e che le cose possano già tornare come erano prima, io penso invece che siamo solo all’inizio di una nuova epoca che dovrà ancora completamente venire alla luce, ma potrebbero volerci dei secoli, non degli anni. L’ordine di mio padre e di Robespierre ha cominciato solo ora a morire secondo me ma finalmente tornerà la donna vestita di sole con il bambino fra le braccia a inaugurare una nuova era.

(Musica: Alexandre Gretchaninov (1864-1956), Credo, oppure Dobri Christov (1875-1941), Chant des chérubins, dal disco ‘La grande lithurgie orthodoxe slave’, Harmonia Mundi, 2005, HMA 1951638. Tracce 2 e 11. In alternativa: Pergolesi, da Stabat Mater, coro: ‘Fac ut ardeat cor meum’)

SCENA 4

(Napoleone e Adele da soli, all’aperto, di sera)

A. Allora è proprio finita?

N. Me ne devo andare Adele, non posso più restare qui, è troppo pericoloso.

A. Quindi tu parti, te ne torni in Francia. Non ci rivedremo più io e te?

N. Non lo so Adele, io non volevo partire, non subito almeno. Avevo in mente altri progetti, sarei dovuto restare molto a lungo in Italia. Comunque per come si sono messe adesso le cose io non so proprio quando potrò tornare e se mai potrò tornare. Vorrei poterlo sapere con tutto il cuore e invece… non lo so.

A. Quindi non tornerai? Oppure un giorno tornerai in Italia, da me? Non puoi dirmi qualcosa? Non credo che tu non sappia proprio niente! Non ti credo!

N. Tu lo vuoi? Tu vuoi che torni vero?

A. Io sento che ritornerai e che ritornerai presto anche. Tu hai troppa voglia di farci la guerra, di saccheggiarci, di conquistarci, tu hai troppa fame di fama e di onori. L’Italia, io, saremo il tuo prossimo campo di battaglia. Questa volta ti è andata male ma ormai hai sfondato la porta occidentale e non ci sono più difese né ostacoli alle nuove idee di libertà che tu porti ovunque come un’epidemia. Tutti le aspettano queste idee, chi con grande timore e chi con gioia.

N. E tu che aspetti il mio ritorno hai più paura o più felicità?

A Secondo te Napoleone?

N. Secondo me entrambe, tu vuoi che io mi impadronisca di te ma sei anche così spaventata! Io sono il lupo francese, un soldato senza scrupoli. Hai visto cosa ho fatto al conte Littardi?

A. Tu tornerai. So che presto sarai di nuovo qui e allora io verrò via con te. Tu mi porterai con te attraverso l’Italia e l’Europa, noi due cavalcheremo insieme dappertutto, come il vento.

N. Tu hai visto lontano Adele, come una civetta capace di scrutare nel buio tu hai già visto nel mio futuro e dato che lo hai già percepito, tutto questo accadrà. Quel cavallo bianco che oggi è stato fermato presto tornerà a galoppare senza freni, ovunque.

A. Tutto andrà bene ma solo a una condizione Napoleone.

N Quale condizione?

A. Tu non mi dovrai mai abbandonare, né ora né mai. Io prevedo ora tutte le tue vittorie e posso guidarti attraverso l’invisibile ma se un giorno smetterai di ascoltarmi e vorrai fare di testa tua allora sarai come Teseo senza Arianna: un cieco in un labirinto pieno di leoni pronti a sbranarti, non avrai più scampo. Un’isola sarà il tuo destino se vorrai stare solo con te stesso, senza di me, la tua civetta, la tua sapienza.

N Chiedi molto Adele, forse troppo, a un uomo come me!

A. Io ti darò la vittoria sul campo di battaglia, su ogni campo di battaglia in cui ti troverai, se mi ascolterai e mi terrai sempre vicino a te. Ti sembra ancora che io chieda troppo? Non vuoi forse trionfare sempre sui tuoi nemici? Io chiedo troppo ma offro molto in cambio!

N. Hai ragione ma è difficile, molto difficile dare ascolto a una donna con gli occhi così grandi e che vedono quello che nessuno è capace di vedere.

A. Senza di me ti perderai e verrai sconfitto, solo io so scrutare nel buio, non tu. Continuare a consultare le cartomanti da salotto come so che sei abituato a fare diventerà un passatempo inutile se ti fiderai di me da ora in poi. Ma dovrai amarmi, se ti riuscirà!

N Se mi riuscirà… (si baciano)

A. Ma comunque dovrà passare ancora un po’ di tempo prima che tu sia di nuovo qui con me. Adesso lasciami, vai via, da oggi e per sempre io pregherò per te… (Adele si allontana da Napoleone, che esce di scena, e balla come nella scena 1, musica: Aretha Franklin, I say a little prayer).

FINE

1‘Sui rapporti delle idee religiose e morali con i principi repubblicani e sulle feste nazionali’ : discorso di Massimiliano Robespierre del 7 giugno 1794 alla Convenzione.

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