Tatuaggi e agopuntura. Pubblicato in: Rivista Italiana di Agopuntura n° 113 anno XXVI agosto 2005

Un’interpretazione psicodinamica dell’uso degli aghi nel tatuaggio, nell’agopuntura e nel body piercing1

Maurizio Albertini2

Riassunto: In questo articolo vengono analizzati i significati e le motivazioni psicologiche di interventi sul corpo che utilizzano degli aghi come strumenti. Viene quindi messa a fuoco la psicodinamica comune a pratiche diverse fra loro come l’agopuntura, il tatuaggio, il body piercing e le semplici iniezioni.

Parole chiave: psicodinamica, agopuntura, tatuaggio

Abstract: In this article the meaning and psychological reasons of interventions that make use of needles upon the body and skin of a person are analyzed. The psychodynamics of acupuncture, tattooing, body piercing and trivial injections is brought into focus by the Author.

Key words: psychodynamics, acupuncture, tattooing

La diffusione di alcuni interventi e pratiche sul corpo in cui si usano aghi come strumenti, quali il tatuaggio, il body piercing, l’agopuntura o anche le classiche iniezioni, ci hanno fatto riflettere su questi comportamenti ampiamente descritti e analizzati sia da un punto di vista psicologico che sociale.

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Il senso profondo di ogni pratica che usa un ago su un essere umano si cela nel mondo delle immagini simboliche (di cui il tatuaggio è il veicolo artistico privilegiato sulla pelle usata come schermo o tela da pittura vivente).

Questa spinta pulsionale obbliga l’individuo alla trasformazione di sè, del proprio corpo, della propria identità, del proprio stato d’animo e umore attraverso un oggetto appuntito e penetrante che può o meno iniettare delle sostanze e veicolare delle immagini. In questo senso la puntura ha un significato iniziatico, è un sacramento, un vero rituale religioso pagano i cui sacerdoti sono i tatuatori e gli agopuntori.

L’ago simbolicamente rappresenta il dente del serpente, la spada dello spirito che introduce il Logos. Il tatuatore, l’agopuntore o chi posiziona dei piercing appaiono come sciamani, uomini-medicina, iniziatori ai misteri di morte e rinascita e vengono quindi identificati con questi strumenti, come il chirurgo viene identificato attraverso il suo bisturi, la sua spada.

Attraverso l’introduzione di un ago, simbolicamente il serpente che inietta il veleno e provoca la morte, viene penetrata una barriera, la pelle, involucro esterno che rappresenta anche quello della nostra coscienza.

Insieme alle emozioni che ne rappresentano l’aspetto umorale, le acque dell’inconscio, i suoi pesci simbolici si accendono sul corpo (oltre che nei sogni) e modificano l’Ego arroccato su sé stesso, stabilizzandolo, rendendolo più permeabile: la coscienza e l’inconscio dialogano fra loro e usano l’ago e l’uomo che lo maneggia come intermediari, pontefici fra il mondo diurno della coscienza e il mondo delle immagini profonde, psichiche.

I comportamenti tesi al “buco” (in tutte le sue manifestazioni) esprimono il desiderio di annullamento della vecchia coscienza, della vecchia identità di un individuo attraverso l’incontro con l’Altro, il Serpente che trasforma la coscienza.

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Si possono ricondurre questi comportamenti alla necessità per la coscienza dell’Io di subire periodicamente una trasformazione nel senso di morte e rinascita attraverso l’introduzione di un ago, agente puntiforme della metamorfosi. Collegati all’immagine dell’ago ci sono molti altri strumenti che hanno come funzione quella della penetrazione sottile: alcuni oggetti creati dall’uomo sono la freccia, la spada, la lancia, l’arpione, il tridente, mentre nel regno animale e vegetale questa funzione è rappresentata dal dente del serpente, dal pungiglione degli insetti, dal morso del ragno, dalle spine di varie piante sacre (rosa, agave, acacia ecc.). 3

Il simbolo che associa la spada come oggetto penetrante al Verbo è tipico della cultura occidentale (Cristo viene a portare la spada) La spada è associata alla lingua, alla parola; la lingua e la parola trafiggono esattamente come fa la spada.

In gergo i tossicodipendenti chiamano l’ago, la spada.

Nel tatuaggio come nell’agopuntura fondamentale è l’introduzione dell’ago, operazione rituale che mira a scardinare il vecchio modo di essere e comportarsi dell’individuo e tende a provocare un nuovo stato di coscienza più armonico, più ordinato. L’effetto placebo delle iniezioni prive di farmaci o sostanze attive è sotteso da questa stessa dinamica psichica.

La trasformazione è quella ricercata nei riti di iniziazione, pratiche attraverso le quali si giunge a una nuova fase della vita tramite un rito con cui ci si confronta con l’ immagine della morte.

L’archetipo della trasformazione attraverso la puntura è rappresentato nel mito di Asclepio, il Dio Serpente, il Dio che guarisce attraverso il suo morso, la puntura e la successiva inoculazione del veleno.

Il serpente morde e punge per uccidere ma è proprio attraverso questa morte simbolica che avviene la guarigione. La fase della guarigione e la perdita momentanea della coscienza è indispensabile alla metamorfosi, la trasformazione avviene attraverso la puntura che l’uomo teme pur subendone il fascino. Alcune manifestazioni concrete derivate da questa immagine arcaica del guaritore-serpente sono la siringa, il bisturi (strumenti classici del medico-chirurgo), ma anche l’ago e la macchina elettrica del tatuatore-sciamano. Nella medicina tradizionale cinese è diventata l’ago dell’ agopuntura.

Il mito del serpente guaritore si manifesta anche con l’immagine classica della trasformazione mortale attraverso la puntura del fuso come per esempio nella fiaba della Bella Addormentata nel bosco. La morte e la rinascita della coscienza attraverso una puntura che addormenta è archetipica. Il lato oscuro, personificato dalla fata (fatum significa destino, fata sono le antiche dee del destino, le dee del fuso) provoca l’iniziazione della Bella sedicenne alla nuove fase della vita, attraverso la puntura.

Nel mito la Bella Addormentata viene svegliata dal bacio del Principe. L’arrivo della personificazione dello spirito, del principe, del Verbo che proviene dal Principio, dalle origini e fonti profonde della personalità, è preceduto dall’ago mortale. In realtà il Principe stesso ha provocato tutto questo movimento e si è manifestato dapprima attraverso il fuso che punge (morte) e successivamente attraverso il risveglio della coscienza vergine ibernata con un bacio (rinascita).

L’introduzione dell’ago è l’introduzione del principio maschile (il serpente delle profondità, Ade-Dioniso) in quello femminile (la coscienza vergine, Core-Persefone). La puntura o il veleno introdotti bucando la pelle sono contemporaneamente mortiferi, pericolosi e salvifici come i farmaci. La loro potenza può essere deviata nel senso della mortificazione, della perdita della coscienza oppure procedere verso una completa trasformazione e guarigione.

La mancata consapevolezza di questo processo può portare, come nel caso della tossicodipendenza o di altre pratiche che possono degenerare nel sadomasochismo, a percepire la pulsione verso la trasformazione attraverso l’ago, a desiderare la rinascita e l’uscita dalla rabbia depressiva e distruttiva, senza riuscire a portarla a termine. Il processo allora si ferma a metà, rimane il suo aspetto nirvanico di perdita di coscienza e di regressione. Il cambiamento però resta bloccato per l’assenza di un rituale che ne sveli il senso.

Si può essere posseduti dal desiderio di venire punti o di pungersi come di tatuarsi senza ottenere un cambiamento di personalità possibile solo attraverso l’incontro consapevole con il serpente delle profondità.

A livello collettivo la moda e la diffusione di tutte le pratiche concernenti la cultura della pelle esprimono la potente pulsione alla trasformazione dell’Io in mancanza però di una visione che permetta a questa trasformazione di non essere semplicemente un acting out. Intendiamo come acting out una spinta ad agire molto potente ma di cui il soggetto non conosce il significato, una possessione da parte di forze psichiche inconsce che si manifestano attraverso immagini simboliche e comportamenti esterni generalmente dissonanti con l’Io del soggetto. Un tatuaggio o un body piercing possono essere un acting out.

Il fatto che attraverso gli aghi vengano introdotte o meno sostanze (farmaci, inchiostri, metalli, veleni, infezioni) non è importante ai fini del nostro discorso: la spinta del serpente, archetipo dello spirito che esige la morte e la rinascita dell’individuo si mostra con la penetrazione puntiforme, con l’introduzione di un fattore sottile e immateriale, trasformativo e vitale.

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L’introduzione dell’oscuro, della malattia, della ferita nell’organismo prima vergine e perciò fragile, senza difese, infantile….lo rende adulto, lo fa crescere, lo matura attraverso la morte (simbolica), gli fornisce una identità diversa da quella precedente.

Nel linguaggio comune si dice che una persona è adulta e vaccinata per dimostrare la raggiunta maturità di giudizio.

La ferita aperta e poi cicatrizzata (deflorazione, circoncisione, vaccinazione ecc.), l’inoculazione del veleno trasformano l’individuo.

Le vaccinazioni sembrano necessarie prima di ogni evento critico maturativo e sociale (prima infanzia cioé inizio della vita dell’individuo nel gruppo sociale, inizio della scuola, servizio militare, assunzione lavorativa …): esse appaiono come un rito iniziatico moderno, persa ormai la consapevolezza della sua valenza spirituale. Un rito di introduzione al mondo degli adulti (l’adulto è vaccinato, difeso dai pericoli delle contaminazioni altrui perché ha introdotto già la malattia e la morte).

Attraverso una penetrazione con un ago e l’inoculazione della malattia mortale in piccole dosi si viene iniziati. Qualche rara reazione allergica anafilattica ai vaccini ci ricorda ancora il rischio di morte che si corre nel praticarli. Il rifiuto di trasfusioni o di inoculazione da parte di certi gruppi di persone o di sette religiose serve a preservarne la purezza, ad isolarli dal gruppo in cui vivono.

Il rifiuto fornisce un’identità per contrapposizione al gruppo dominante.

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Il substrato che accomuna le diverse pratiche di bucare il corpo è da ricollegarsi essenzialmente anche alla pratica del sacrificio.

In molti casi il bucare è un atto concretistico e segnala la pressione del lato oscuro della personalità sulla coscienza diurna (la vergine punta dallo spillo dalla cui ferita esce il sangue che sporca il vestito : deflorazione psichica, introduzione del nuovo, del Logos, dello Spirito, del maschile, dell’eros/thanatos, di Ade/Dioniso ecc.). E’ talvolta un acting out, una azione al posto della riflessione simbolica sotto la spinta di una grossa pulsione inconscia, pulsione che si rende manifesta nell’immagine tatuata. L’immagine psichica preme sulla coscienza, la quale si difende e scarica sul corpo la forte carica libidica (vissuta come aggressiva) delle istanze psichiche inconscie. Quanto più l’Io è rigido o fragile, cioè non assorbe elasticamente l’urto dell’inconscio, dell’altro da sé, tanto più può reagire specularmente con altrettanta aggressività: autoaggressione nel bucarsi, eteroaggressione nel bucare un altra persona oppure fastidio per il tatuaggio o le persone tatuate, perforate, che mostrano all’altro la sua stessa voglia inconscia di sacrificio aggressivo, di morte ecc.

L’io ossessivo o paranoide, che detesta lo sporco o ha paura si difenderà potentemente dal tatuaggio e dalle altre pratiche di perforazione, è un Io rigido, ristretto, ipermaschile che non può ridursi a femminile, non accoglie l’inconscio, non si rende cioè penetrabile (per la presenza di forti angosce omosessuali passive, di angosce masochistiche inconsce ecc. di istanze superegoiche sadiche proiettate ecc.), l’io borderline, l’io dotato di scarsa capacità di simbolizzazione è sopraffatto da queste istanze, non è in grado di arginarle e le agisce su di sé o sull’altro (auto o eterolesionismo), diventa la vittima di queste istanze sadiche, ne è trascinato.

Non bisogna dimenticare la valenza spirituale di queste immagini: è lo Spirito che penetra, non è solamente la propria violenza o quella del superIo sadico o la rabbia furibonda contro la madre o contro il mondo. E’ la violenza dello spirito che penetra, della morte come modificazione sacra (sacrificio significa fare il sacro), dell’introduzione del sacro nella routine grigia dell’esistenza troppo ossessiva e troppo razionale.

In guerra o nelle fasi prebelliche si è notato un aumento della pratica dei tatuaggi. L’inconscio che preme alle soglie della coscienza e la paura della morte generano fra l’altro il tentativo controfobico di controllo attraverso una piccola ferita-immagine che li rappresenti. Ade, il Dio invisibile si rende così visibile, lo spirito soffia, accarezza l’anima e si rende percepibile attraverso un’immagine simbolica, come nei sogni.

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Il tatuaggio, modificazione indelebile della personalità che in alcuni casi esprime un rinforzo dell’ego e in altri l’affermazione di una identità di gruppo, rappresenta un allontanarsi dalle precedenti regole di vita. E’ spesso una presa di posizione rispetto al mondo.

In qualche modo delimita l’identità di un individuo e fa da spartiacque con il mondo dei non tatuati. E’ un segno che emargina sia in senso negativo che positivo, è il marchio dei criminali, dei selvaggi ma anche dei personaggi celebri,, è un segno di insubordinazione alle regole e di autoaffermazione necessaria a sostenere l’io. Se usato come un marchio è il segno di imposizione autoritaria di regole, di dominio sul corpo altrui e di perdita della identità individuale (come nel caso dei tatuaggi nei campi di concentramento nazisti).

Attraverso l’immagine del tatuaggio può emergere la vera personalità. In termini simbolici può essere una liberazione, un’apertura dell’Io a forze psichiche inconsce, una forma di comunicazione narcisistica che esprime il bisogno di essere visti, di essere presenti. Il tatuaggio e le altre pratiche corporee che usano aghi permettono all’uomo primitivo e selvaggio che è in ognuno di noi di riemergere attraverso immagini che simbolizzano il Sé profondo.

Il tatuaggio è anche metafora della morte, della guerra, segno tangibile della lacerazione della carne, rito di passaggio, sacrificio (nel senso di fare il sacro, presso le popolazioni primitive): tatuandosi si diventa qualcosa di diverso da ciò che si era in precedenza. E’ una forma di cultura, la prima forse, è distacco dalla natura, dal corpo “naturale”, non tatuato. Separa dall’indeterminazione della natura, introduce lo Spirito attraverso l’immagine e la puntura, ricollega all’uomo originario, al Sé profondo e sancisce il passaggio da una fase della vita a un’altra. Il tatuaggio infine è apotropaico, difende da forze occulte negative: “il sangue è sgorgato, la disgrazia è stata allontanata”, diventa una piccola ferita protettiva che difende come una vaccinazione da ferite più gravi simulando una morte simbolica.

Il tatuaggio esprime sostanzialmente un bisogno di identifcarsi in un’immagine simbolica. E’ veramente il logos che si fa carne, la scrittura o il disegno che si materializzano nel corpo vivente (in cinese tatuaggio, l’ideogramma per tatuaggio, significa scrittura-corpo).

Una nuova identità, una diversa identità oppure una identità tout-court è il perno intorno al quale ruota il futuro tatuato.

Bisogna considerare il momento del tatuaggio come una prova inziatica, un ingresso in una società, in un gruppo o tribù diversi da quelli in cui si viveva prima, quando il corpo era vergine, la pelle immacolata.

Il tatuaggio è simbolicamente il morso del serpente, l’incisione dello sciamano (uomo-serpente, uomo-medicina), che inocula qualcosa di oscuro e mortale. Questo veleno oscuro e mortale è in relazione alle immagini simboliche dell’anima, dello spirito o dell’ego (farfalle, draghi alati o motociclette per intenderci meglio).

Il livello simbolico delle immagini o delle scritte tatuate sul corpo ci fornisce un dato sul livello di profondità di trasformazione dell’io.

Ma ciò che conta è l’atto in sé, non solo l’immagine.

Il tatuaggio è una morte iniziatica che trasforma e rinnova l’io, gli fornisce (temporaneamente o stabilmente a seconda dei casi) una nuova identità oppure rinforza quella esistente che sta franando sotto la spinta delle pulsioni inconsce e dell’ambiente.

Il tatuaggio rende diversi, è individuativo, mostra agli altri ed a se stessi il proprio nucleo più profondo, normalmente nascosto.

Il tatuaggio rende diverso l’individuo rispetto a prima dell’esecuzione e diverso dall’ambiente circostante. Introduce in nuovo ambiente oppure ribadisce l’appartenenza ad un certo ambiente, a volte marginale rispetto alla società.

Il tatuaggio introduce l’energia simbolica dell’inconscio, mette in relazione con i lati oscuri della personalità, permette all’io di entrare in contatto con la natura, con l’anima e la morte. E’ in questo senso anche un atto sessuale, la vergine incontra il Dio Oscuro, la coscienza incontra l’inconscio, la sessualità e la morte, il cambiamento irreversibile che la fa crescere e la rinnova (Persefone viene rapita da Ade).

L’immagine simbolica, esattamente come un sogno quando modifica l’assetto della coscienza, trasforma l’individuo a sua insaputa.

Questo collegamento con i lati oscuri rende l’individuo tatuato sospetto e potenzialmente appartenente a quelle categorie umane che sono il negativo, l’ombra della società: delinquenti, tossici, selvaggi, naziskin ecc.

Ma queste categorie sono anche affascinanti, nel senso che introducono un dato inquietante di diversità e di instabilità nella vita e nelle regole sociali, un’aura di sesso e di morte, di trasgressione e gioco pericoloso: il fascino del lato oscuro della personalità, la conoscenza delle tenebre e nelle tenebre. Il fascino del serpente, il fascino della droga e dei paradisi artificiali. Il fascino della rottura della quotidianità. Il fascino del criminale e dei Mari del Sud.

Il tatuaggio evoca tutto questo mondo. Evoca corpo, evoca l’altrove, il diverso, l’altro mondo, l’esotico, la Polinesia, le cicatrici tatuate dei Masai o dei Nuba, l’Oriente misterioso, il Giappone e l’Indocina, i draghi e il mondo delle favole, antiche divinità e sirene, cavallucci marini e cuori infranti ….

Il tatuaggio cerca il contatto con la pelle, è un’immagine sulla pelle che viene usata come un foglio di carta, come lo schermo del cinema. E’ nero su bianco, è l’incontro del nero e del bianco, delle energie fondamentali maschili e femminili. Per questo è così erotico e vuole essere toccato. E’ narcisistico (provate ad immaginare un corpo vecchio e grinzoso tatuato, è impossibile: l’immagine mentale del corpo tatuato ha quasi sempre una pelle liscia e giovane …), il tatuaggio richiama l’attenzione, lo sguardo (Narciso che si specchia pericolosamente nell’acqua e nell’immagine di sé), esprime il narcisismo dell’io, a volte è l’espressione di un io pericolosamente narcisista, al limite fra nomalità e follia, ai confini, borderline, come una capricciosa stella del cinema che si compiace di sè e del suo corpo.

La necessità del tatuaggio in certi soggetti è in relazione a un impulso inconscio di rinnovamento e al tentativo di operare un controllo su di esso

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Le mamme portano le figlie a farsi bucare le orecchie per mettere gli orecchini. Questo atto iniziatico ammesso tradizionalmente nelle donne (fine della verginità, ricettività-apertura iniziatiche), è ancora trasgressivo per gli uomini.

“…Per poter lavorare nel secondo stabilimento di Foggia della B….. non si possono usare bracciali né orecchini, per motivi di sicurezza, ma neppure avere tatuaggi. Il sindacato ‘non riesce a comprendere in che modo i parametri di sicurezza ed igiene possano essere inficiati dalla presenza di un semplice tatuaggio o da un particolare taglio di capelli’ …” (quotidiano La Repubblica, 8 ottobre 1997, pag. 28)

L’allarme suscitato da queste antichissime pratiche corporeee, mai scomparse del tutto e che tornano ciclicamente di moda, è sempre molto grande.

Nell’articolo citato “il sindacato non riesce a comprendere in che modo i parametri di sicurezza possano essere inficiati dalla presenza di un semplice tatuaggio” .

Il problema è che il tatuaggio non è mai “semplice”, ma costituisce un messaggio profondo, potente e trasgressivo che può scatenare reazioni emotive di rigetto altrettanto forti nei confronti del portatore, tali da generare l’esclusione dell’individuo tatuato dal gruppo.

Perché questo rigetto del tatuaggio? Oppure, perché questa profonda necessità di bucare la pelle ed eventualmente introdurvi una sostanza od un pigmento indelebile?

Quale significato si cela dietro questa pratica di lesione e modificazione permanente del proprio corpo e perché questa stessa modificazione è così vietata, trasgressiva e temuta dalla coscienza collettiva che la assimila a qualcosa di negativo, colpevole, sporco, minaccioso, marginale ecc.? 4

Popolazioni che d’abitudine sono prive di tatuaggio, come in Occidente, tendono ad isolare, discriminare o escludere chi ne è portatore (associandolo alla delinquenza, alla sporcizia, alla sfiducia, alla paura di contaminazioni del cibo ecc) e viceversa, tribù in cui il tatuaggio è praticato come usanza, non riconoscono come membri del gruppo chi ne è privo, o chi ha segni tribali diversi dai propri. Il tatuaggio perciò identifica l’individuo, lo rende unico, lo inizia ad una identità diversa da quella data alla nascita: questa nuova identità che separa dalla identità con la natura e con la madre, può essere sia una identità di gruppo (nel caso dei gruppi tribali in cui è in uso tatuarsi o scarificare la pelle, cioè crersi cicatrici visibili, o legata a gruppi ristretti all’interno della nostra società: tradizionalmente un tempo ma molto meno oggi: marinai, soldati, delinquenti, ma anche nobili, re ed affiliati a società segrete). oppure un’identità più individuale, soggettiva, meno legata a gruppi specifici e più a una spinta interna, a un oscuro bisogno interiore di modificarsi in qualche modo.

La cultura cristiana che vieta il tatuaggio, cioè la perforazione della cute, con il sanguinamento ed il dolore che ne conseguono, spingeva le coscienze probabilmente nel senso della simbolizzazione dell’atto sacrificale, più che verso la sua azione concreta. Non bisogna dimenticare che la figura del Cristo Crocefisso è quella di un uomo bucato con dei chiodi, una lancia e una corona di spine, che soffre, sanguina e muore sacrificato.

Conclusioni

Oltre la manifestazione delle immagini simboliche, oltre la loro origine e principio che sfugge alla nostra percezione, si cela a nostro avviso il segreto di ogni pratica che usi un ago o un oggetto appuntito su un essere umano. Quasi fosse il simulacro di una spada, simbolo e agente trasformatore della coscienza individuale, veicolo di energie spirituali profonde molto potenti agisce l’archetipo del serpente guaritore.

L’introduzione di un elemento spirituale infinitesimale (un ‘seme’, un ‘punto’…) provocherebbe una modificazione irreversibile a cascata in un sistema fino alla sua totale trasformazione, anche a livello macroscopico. Un uomo, un ago, un’immagine sono “granelli di senape” per i loro sistemi globali di riferimento. Un uomo modifica l’umanità (intesa come totalità degli uomini), un ago la rete energetica psicofisica e neurologica (attraverso i meridiani e le modificazioni della coscienza indotte), un’immagine (esterna, interna, onirica) la psiche individuale.

La paura e il fascino della punture e dei tatuaggi sono anche suscitate da questa totale trasformazione che è morte simbolica per la coscienza.

Bibliografia essenziale

Castellani, Alessandra; Ribelli per la pelle. Costa & Nolan, Genova 1995

Delio, Michelle; Tattoo. The exotic art of skin decoration. Virgin Publishing, London 1994

De Souzenelle, Annick; Il simbolismo del corpo umano, Servitium ed.,

Gorle (BG), 2001

Fercioni Gnecchi, Luisa; Tatuaggi. La scrittura del corpo. Mursia, Milano 1994

Folgori, Piero; I tatuaggi fra cultura e moda. Tesi di laurea, Accademia delle

Belle arti di Roma, 1999

Jung, Carl Gustav; Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Opera Omnia vol. 9

tomo I ; Simboli della trasformazione, vol. 5. Boringhieri, Torino 1980

Jung, Carl Gustav, The Mysteries, Bollingen Series, XXX-2, Pantheon Books,

New York, 1955

Kàroly Kerényi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Garzanti, 1985

de la Rocheterie, Jacques, Il corpo nei sogni, Bompiani, Milano, 2001

1Pubblicato in: Rivista Italiana di Agopuntura n° 113 anno XXVI agosto 2005

2Medico chirurgo, specialista in psichiatria, psicoterapeuta, membro della Società Italiana di Agopuntura.

3 Importante nelle fiabe e nel mito è il simbolismo del morso del serpente, del’ape o dell’insetto che pungono, della spina di pianta o di pesce che avvelena (zombificazione attraverso la tetrodontotossina del pesce palla),

del dardo avvelenato, della freccia solare-raggio di Apollo o Artemide o Eros. Il dio medico greco Asclepio

è un serpente ecc .

4 Il Concilio Ecumenico di Nicea del 787 presieduto dal Papa Adriano I vietò il tatuaggio. Il veto cristiano venne confermato nei secoli successivi da bolle papali. La riscoperta del tatuaggio in Europa è avvenuta attraverso i prigionieri tatuati portati da Cristoforo Colombo, Cortes, Pizarro, Dampier, Cook ecc. Dopo un intervallo di circa mille anni dal Concilio di Nicea il tatuaggio riprende come pratica usuale, dapprima nelle élites nobili e poi più diffusamente. I primi scritti sull’agopuntura sono stati importati in Europa circa dal XVIII secolo in poi dai gesuiti provenienti dalla Cina. A parte qualche pioniere l’agopuntura viene praticata in Francia dal 1930 in poi, in Italia e negli Stati Uniti dalla fine degli anni ’60. Le prime vaccinazioni risalgono alla fine del XVIII, inizi del XIX secolo (Jenner). L’Europa cristiana ridiventa permeabile a tutte queste pratiche circa nella stessa epoca.

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